Quando si parla di sanità calabrese, ormai non si capisce più chi curi chi. Da un lato l’Asp di Cosenza, che tra un commissario e un “riconoscimento tariffario” sembra più concentrata a fare conti che a salvare vite.
Dall’altro, Giancarlo Greco, il “vurpùne” della iGreco Corporation (iGreco Ospedali Riuniti), che dopo anni e anni di banchetti col pubblico si presenta oggi con l’aureola da benefattore dei malati di prostata.
Giancarlo parla da Presidente (sticazzi!) di “Unimpresa Sanità”. Che non è un’azienda sanitaria vera e propria, ma una sezione o branca di un’associazione di categoria, cioè un’organizzazione che rappresenta gli interessi di imprese e strutture private che operano nel settore sanitario (cliniche, laboratori, centri diagnostici, RSA, ecc.). Praticamente si fa i cazzi suoi!
In pratica:
> non cura nessuno,
> rappresenta chi cura (o dice di curare),
> e spesso fa pressione sulle istituzioni per ottenere tariffe migliori, convenzioni più vantaggiose e regole meno restrittive.
Nel caso specifico, Unimpresa Sanità è la “costola sanitaria” di Unimpresa, un’associazione nazionale di imprenditori.
Il suo presidente, Giancarlo Greco, è anche un noto imprenditore del gruppo iGreco – Ospedali Riuniti, cioè una delle più grandi realtà sanitarie private in Calabria.
Tradotto in parole povere:
Unimpresa Sanità è la voce dei privati della sanità che cercano di “dialogare” (leggi: fare lobbying – speculare) con la Regione e l’Asp.
Quando Greco denuncia l’Asp, quindi, non lo fa da “volontario della salute pubblica”, ma da imprenditore che difende il proprio business — anche se lo fa dietro la maschera della tutela dei pazienti.
Il tema è serio — la “biopsia Fusion“, esame salvavita per diagnosticare il cancro alla prostata — ma la commedia è tragicomica. L’Asp riconosce “una cifra provocatoria”, dice il Greco, per ogni prestazione e la clinica Sacro Cuore sospende il servizio in convenzione.
Tradotto: o paghi di tasca tua fino a 1.500 euro, o ti arrangi.
Nel frattempo, in altre province, la stessa prestazione si fa tranquillamente col sistema sanitario. A Cosenza no. A Cosenza o paghi, o muori in lista d’attesa.
E così, mentre Giancarlo Greco “u vurpùne” denuncia la “vergogna istituzionale”, nessuno ricorda che la sua holding sanitaria, negli anni, s’è nutrita (e continua a nutrirsi) abbondantemente della stessa torta pubblica che oggi dice di voler difendere.
Non solo. Proprio il Giancarlo Greco è il tipo che specula anche sull’osso spolpato… e poco gliene frega se a rimetterci è solo il paziente. Lacrime di coccodrillo, ma in giacca dottorale.

Conclude Greco, indignato: “Chiediamo alla Regione di intervenire e fare chiarezza!”.
Eh già, chiarezza. Quella che manca da anni nei conti e nelle convenzioni di mezzo sistema sanitario calabrese. Perché qui — tra Asp, Regione e “imprese sanitarie” — non si capisce più chi è il paziente e chi è il parassita.