Cosenza, il lavoro non è finito: Potestio, Occhiuto e le accuse dei pentiti

Mario Occhiuto e Carmine Potestio

di Saverio Di Giorno

Continuiamo ad analizzare il perché del silenzio vittima e complice della società civile di Cosenza e Rende (con rarissime eccezioni) a Gratteri. Dove per società civile si intendono associazionismo, sindacati, intellettuali, circoli borghesi e Chiesa. Nessuna analisi, nessun dibattito. E la risposta finora trovata è che le persone sanno che il lavoro non è completo. Non possono tirare ancora un sospiro di sollievo perché sul territorio ci sono ancora i controllori, i luogotenenti e i potentati che non hanno perso il loro potere ricattatorio fatto di finanziamenti, assunzioni, sostegni, prebende e così via.

Se nella prima parte era toccato al senatur Magorno ora tocca ad Occhiuto. Delle gesta dei fratelli Iacchite’ sta pubblicando nuovamente tutti gli articoli che ripercorrono la soap opera di famiglia (https://www.iacchite.blog/cosenza-e-rende-il-messaggio-della-societa-civile-alla-massomafia-siamo-con-voi-ma-il-lavoro-non-e-finito-ecco-il-documento/).

Lo scopo di questo ulteriore approfondimento non è chiedersi perché nessuno abbia proceduto ad indagare connivenze ed evidenze. Cioè non ci chiediamo perché non ci siano o non ci siano state ulteriori indagini. Questo lo sappiamo bene. Ma partire da quello che ha già Gratteri, le stesse carte che gli hanno permesso di arrivare alle 202 misure: perché non sono bastate per andare oltre?

La storia della famiglia Occhiuto partita dalla attività di frutta e verdura e poi approdata alle televisioni private inizia già dai primi passi con una truffa alla sanità. Quella truffa aveva portato Mario Occhiuto in galera. Di qui poi tutta un’altra serie di affari che hanno portato Mario prima a decine di fallimenti e poi alla poltrona di sindaco di Cosenza ma anche ad un’accusa pesante, addirittura di associazione a delinquere transnazionale per la quale è sotto processo a Roma insieme a Clini e infine suo fratello Roberto alla Regione. Ma di questo come si diceva c’è un’enciclopedia dove gli appassionati di horror e splatter possono godere. Qui vediamo invece cosa manca al lavoro della Dda. Dove poteva arrivare e per qualche motivo non è arrivato. Almeno per ora.

Compare intimo delle avventure di Occhiuto nonché uomo-chiave dei suoi intrallazzi è Carmine Potestio. Non solo ex capo di gabinetto ma socio in affari con i fratelli Occhiuto. E tra le varie società che li hanno visti insieme in passato ci sono quelle che hanno a che fare con la sanità. Anmi (Associazione nazionale mutilati e invalidi) è una sigla in mano a Potestio, per esempio, che gli è servita per aprire centri diagnostici (la nuova frontiera della sanità massomafiosa privata) con un’affluenza enorme da quando è divenuto impossibile fare una TAC negli ospedali di Cosenza e di Corigliano-Rossano e così vanno tutti nei centri cosentini e corossanesi di Carmine. Che nel frattempo ha aperto filiali anche a San Giovanni in Fiore e a Piano Lago/Rogliano. Una tecnica vecchia della sanità calabrese. Ma a questo punto proprio parlando di sanità, società, raggiri e indagini torna in mente una vecchia intercettazione (in mano a Gratteri almeno dal 2018) che avevamo pubblicato https://www.iacchite.blog/cosenza-come-si-smontano-le-inchieste-morrone-magorno-e-il-cazzaro-aiello-al-gattopardo-hai-rotto-le-scatole-tu-e-occhiuto/

Aiello dice di aver detto (scusate la frase contorta) a Spagnuolo: “hai cacato la minchia tu e Occhiuto (…) la colpa è tua che non stai facendo nulla e Gratteri lo va dicendo”. Che va dicendo Gratteri? E soprattutto se sono anni che lo sta dicendo perché non procede? Tuttavia, non è difficile intuire di cosa si lamentava Gratteri. Non è difficile capire che l’economia cosentina per lungo tempo è andata avanti attraverso un giro di affidamenti diretti, lavori ad hoc e fiumi di incarichi e denari che passano per ditte amiche, a dir poco in odor di mafia. La tecnica dei cosiddetti “appalti spezzatino” che non hanno inventato a Cosenza (Reggio Calabria è stata gestita allo stesso modo), ma che a Cosenza hanno usato e usano ancora all’esasperazione.

Spagnuolo su tutto questo ha chiuso un occhio, l’altro, i cassetti e le porte favorendo la solita “assoluzione per tutti” e tenendo addirittura fuori Potestio. Idem per Piazza Fera su cui invece una mano a chiudere tutto l’ha data Cozzolino, sguinzagliato dal suo “capo” per dare fastidio alla Manzini. Ok, si dirà. La competenza è di Spagnuolo e non ci si può fare niente finché Salerno non si muove. E Salerno per Spagnuolo non si muove.

Forse, però, spulciando le carte dell’inchiesta, qualche appiglio per aggirare Spagnuolo c’è. Ad esempio, quando Patitucci dice ironicamente che Cicero che vuole fare l’imprenditore. Ecco, in questo caso se a Catanzaro ricostruissero i flussi di affidamenti che passano per alcuni imprenditori (per anni l’allora pm Pierpaolo Bruni ha indagato anche su questo), e i legami di questi con i boss il cerchio si chiuderebbe e l’aggravante mafiosa diventerebbe competenza di Gratteri. Ma non è l’unico appiglio.

Veniamo al secondo punto. Anche stavolta partiamo da quanto scrive la stessa Dda. A pagina 18 del suo enorme dispositivo fa l’elenco dei collaboratori che hanno contribuito all’operazione Reset, circa una trentina, e tra questi i Foggetti (Adolfo ed Ernesto). Ora se questi sono attendibili a descrivere (pagina 23) la spartizione di droga nel Cosentino perché non sono più attendibili quando Adolfo anni fa nel 2016 descriveva Potestio come una “persona che introduce vari imprenditori nei lavori pubblici banditi dal comune di Cosenza” secondo quanto si legge nei rapporti della finanza poi confluiti in vari faldoni, tra cui quelli di “Sistema Rende”? Per qualcosa sì e per qualcuno no? Per il filone appalti Potestio è stato tenuto fuori dal porto delle nebbie ma a quanto pare di materiale ce n’è. Tra l’altro nelle carte del processo “Nuova Famiglia” si legge chiaramente che Foggetti è collaboratore credibile…

Ricapitolando e per una migliore comprensione dei fatti. Gratteri si interessa a Briguori, ma dai vari contatti con Briguori resta fuori Magorno. Gratteri dà retta a Foggetti quando parla di droga, ma non quando parla di Potestio e nonostante si lamenti (a detta di Aiello) che Spagnuolo non faccia nulla. A Cosenza e Rende tutti – ma proprio tutti – sono convinti che il lavoro non è finito. E a questa sfilza di domande se ne dovrà aggiungere un’altra su un importante imprenditore. Anche questo che riesce sempre infilarsi nelle maglie delle reti da pesca della Dda. Ma ne scriveremo la prossima volta.