Cosenza e Rende. Il messaggio della società civile alla massomafia: “Siamo con voi”. Ma il lavoro non è finito: ecco il documento

di Saverio Di Giorno

Il silenzio di borghesia, intellettuali e società civile dopo gli arresti è un messaggio: non vi abbiamo tradito noi, nessuna ritorsione, noi siamo ancora qua. Il fatto è che Gratteri non sa scrivere le conclusioni. Non dei libri, dei blitz. I suoi sono sempre racconti con il finale aperto. Vale anche per l’operazione “Reset” di Cosenza. Non che ci si aspetti una seconda parte: se avesse voluto o potuto o saputo avrebbe finito con questa. Ma il silenzio della società civile dopo l’operazione in parte si può spiegare proprio con questo finale aperto. E una prima possibile conclusione proviamo a scriverla con un documento arrivato in redazione.

Il prof. Costabile e l’imprenditore testimone di giustizia Masciari di recente hanno scritto una lettera aperta domandandosi del perché dello scandaloso silenzio della società civile dopo gli arresti. Siccome gli intellettuali che dovrebbero animare il dibattito pubblico, esporsi, prendere posizioni mancano o sono accomodati tra salotti e premi tocca a chi racconta provare a rispondere all’appello. Un silenzio talmente muto che persino il vociare di una Bossio qualsiasi ha fatto più rumore. Che la politica locale camuffi la sua voglia di impunità con del finto garantismo è cosa nota. Non c’è da sorprendersi. Ma se lo fanno anche gli altri? Società civile, intellettuali, Chiesa, associazionismo, sindacati… cosa significa?

Non basta il garantismo e nemmeno il fatto che tutti aspettano ormai Gratteri al varco della Cassazione per capire se regge visto i precedenti. Questa volta però c’è un dato sociale: l’hinterland era ed è ancora in parte stretto al cappio dell’usura, il 70% dell’economia del territorio passa per il racket. Insomma, tanto sarebbe bastato per spingere a tirare un sospiro di sollievo e occupare gli spazi liberati. Invece no. No, perché la gente che sta tutto il giorno sulla strada sa benissimo che Gratteri è intervenuto sulla manovalanza e pochi esponenti di punta, ma i decisori finali, gli uomini con il cappuccio che creano prestanomi e trovano scappatoie sono ancora là. Purtroppo, è così. Manna era il sindaco-avvocato più consumato d’Italia, messo all’angolo dal suo stesso mondo, indagato già da Salerno, interdetto e probabilmente svenduto da qualche pentito e gli altri imprenditori del giro lo seguono a ruota.

Anni fa durante gli arresti nel Napoletano dopo le faide di camorra la gente scendeva in piazza ad applaudire i boss sotto arresto. Qualche ingenuo cronista ha pensato: ecco il popolo bue vittima e complice. No, la gente stava mandando un messaggio: guardate che non siamo noi che vi abbiamo tradito, quando uscite o a chi resta fuori non ordinate vendette. Qui non abbiamo i kalashnikov di clan impazziti, ma il messaggio è lo stesso: noi non c’entriamo niente, non vi vendicate. Perché ci si può vendicare anche senza sparatorie. Basta tagliare fondi, impedire assunzioni, cambiare vincitori di appalti e così via. Ecco perché tutto quel mondo, dall’alta alla piccola borghesia, resta in silenzio. Perché sanno che non è finita, che non se li è portati via la volante, stanno ancora là. Le prove di ciò? Siamo abituati a riprendere e ricordare atti, ma questa volta basta una lettera.

Questa lettera arrivata in redazione pochi giorni dopo il blitz conferma episodi che la redazione aveva ricostruito già in altre sedi. In particolare, lo scrivente è testimone di incontri avvenuti tra l’imprenditore Briguori interessato da questa indagine e il solito Magorno. Episodi denunciati. Gratteri però continua imperterrito a presenziare sulla terrazza del Festival del Peperoncino a Diamante. Non è neanche tanto strano dato che i due nomi (Briguori e Magorno) comparivano anche nell’ affaire iGreco (http://www.iacchite.blog/catanzaro-finanziamento-illecito-al-pd-e-riciclaggio-del-gruppo-igreco-protagonisti-e-retroscena/). Anche in quel caso Gratteri non andò fino in fondo anzi abbiamo già chiesto tempo fa dov’è finita un’indagine della DDA del 2018 su questi soggetti. Magorno, iGreco, ma si potrebbe continuare anche con Pubbliemme oggi Diemmecom ovvero Domenico Maduli cioè LaC. Anche questa volta il gruppo editoriale entra in un’indagine (non è la prima!) o nelle parole di alcuni collaboratori, ma non si va fino in fondo. Questa però è un’altra storia…

Delle due l’una: o questi signori chiariscono pubblicamente le loro posizioni, le accuse e le domande rivoltegli e rendono conto oppure dovrebbe farlo l’autorità. Come si scrive da tempo se si lasciano dubbi o zone d’ombra su personaggi che hanno il potere di incidere sulla vita delle persone e di una comunità, queste persone e queste comunità non si sentiranno mai sicure di agire. Né tantomeno di rompere il silenzio. Cari Costabile e Masciari, questa potrebbe essere una risposta alla vostra domanda. Magari è sbagliata, ma siamo in mancanza di risposte migliori e questo è un problema.