Il questore di Cosenza Giovanna Petrocca, per gli amici Anna Rita, prossima alla pensione ma ancora per qualche mese (ahinoi) in servizio negli uffici di via Frugiuele, sta fronteggiando un altro dei tanti casini che si susseguono all’interno di quello che dovrebbe essere il massimo presidio di sicurezza di ogni città e invece è quello che è; una sorta di amara barzelletta ambulante. E così, dopo la figuraccia “epica” della richiesta di sorveglianza speciale per due attivisti cosentini clamorosamente rispedita in faccia alla ormai leggendaria “girulera” diventata mancata “sorvegliante”, ecco che arriva il caso del poliziotto in servizio al reparto Prevenzione Crimine (ccuri cazzi dicimu a Cusenza…) di Cosenza Nord che a Foggia prende a calci in faccia un povero ragazzo che s’era buttato a terra per farsi arrestare e non opponeva la minima resistenza. Una vergogna diventata ben presto nazionale grazie al video amatoriale girato nell’immediatezza dei fatti e che ancora oggi dilaga sul web.
Massimo Ziccarelli, così si chiama questo mezzo uomo, è stato convocato in questura insieme ai colleghi che svolgevano servizio con lui a Foggia e gli è stato comunicato (e meno male!) che per il momento se ne deve stare in ufficio a non fare… una ralla per evitare che vada in giro per l’Italia a menare la gente. Dicono che la signora Petrocca abbia proposto contro di lui la sospensione dal servizio e in seconda battuta il trasferimento (possibilmente alla più grande distanza da Cosenza). La burocrazia però recita che questo soggetto pericoloso deve essere sanzionato direttamente dal Ministero dell’Interno e dunque si resta in attesa. La speranza di questo buffone inconsapevole ovviamente è che le acque si calmino e che la gente dimentichi il vergognoso pestaggio di cui s’è reso protagonista.
Per quanto ci riguarda, abbiamo scritto più volte quello che pensiamo del “sistema questura di Cosenza” e questa è una ulteriore conferma del clima di degrado che si respira in tutte le strutture nelle quali c’è il “marchio” della polizia cosentina. Un clima che riflette perfettamente quello che si respira nel Tribunale cosentino, non a caso meglio noto come porto delle nebbie. La credibilità delle cosiddette istituzioni cosentine è prossima allo zero. Come si fa ad avere fiducia nello stato se è rappresentato da questi pagliacci?