Da Piero Romeo a Gigi Marulla e Salvatore Iaccino. In centinaia ci siamo ritrovati ancora una volta, per la terza volta, dentro il nostro stadio, a piangere la scomparsa di figure iconiche e indimenticabili della passione rossoblù. Forse è vero che si tratta di riti tribali ma è altrettanto vero che non ci poteva essere un altro luogo per ricordare al meglio persone come Piero, Gigi e Salvatore che hanno lasciato la loro traccia indelebile soprattutto in questo stadio.
Le analogie tra Piero il “capo” degli ultrà e Salvatore oggi più che mai “bandiera” del tifo rossoblù sono poi dettate proprio dai giorni: Piero è morto il 22 febbraio del 2011 e ieri era ancora il 22 febbraio quando ci siamo ritrovati insieme per piangere Salvatore. Analogie che non sono passate inosservate tra chi ha celebrato la figura di Salvatore ieri pomeriggio dentro il nostro stadio. Dopo la celebrazione del funerale nel Duomo, gli ultrà rossoblù si sono ritrovati davanti alla porta carraia dello stadio ad attendere l’arrivo dell’auto con la bara di Salvatore. Il rito è stato pari pari uguale a quello celebrato per Piero Romeo e per Gigi Marulla. La bara è stata portata in corteo lungo tutti i 110 metri x 70 del “San Vito” ma ha sostato per più tempo, com’era inevitabile, sotto la Curva Sud Bergamini per la “fumogenata” e il ricordo dei suoi compagni più stretti, quelli di Cosenza Vecchia, che hanno portato a spalla la bara e hanno ricordato le imprese di Salvatore nei suoi anni di militanza ultrà.
In tanti si sono rivisti dopo decenni, in tanti hanno pianto ma anche sorriso ricordando l’amico, il compagno, l’ultrà, il poeta ma soprattutto il fratello scomparso al culmine di una vicenda umana che non è stata facile da metabolizzare per nessuno. Tra il Duomo e lo stadio tante facce note e meno note ma un unico denominatore comune rappresentato dall’amore incondizionato per un “ragazzo” che ha lasciato il segno nel suo percorso di vita. Il ricordo di Salvatore ci accompagnerà ancora per tanti anni sui gradoni dello stadio attraverso i cori, le bandiere e gli stendardi, esattamente come succede per Piero Romeo e per Gigi Marulla, tutti e tre strappati troppo presto alla loro passione più bella: il Cosenza Calcio e i colori rossoblù.