Della vecchia guardia, del nucleo storico dei calciatori del Cosenza di Guarascio è rimasto solo lui, Angelo Corsi, il Capitano per acclamazione, non solo dei compagni e dello staff ma di tutti i tifosi. Sono quattro anni e mezzo che gioca con la maglia rossoblù. E sono già quasi 150 (146 per la precisione, considerando anche le sette partite dei playoff) le sue presenze: una cifra che lo inserisce di diritto tra i nostri “fedelissimi” di tutti i tempi e che sabato sera potrebbe incoronarlo al pari di altri “monumenti” del Cosenza Calcio, che avevano la fascia di capitano attaccata addosso nelle altre quattro promozioni dalla Serie C alla Serie B.
Angioletto, come ormai lo chiamano tutti, è arrivato a Cosenza nell’inverno 2013-14, richiesto espressamente da mister Roberto Cappellacci e “spinto” con forza da due ragazzi che avevano giocato insieme a lui ad Aprilia e che tuttora sono i suoi migliori amici: Elio Calderini e Marco Criaco, altri due “veterani” del Cosenza di Guarascio, che tanto hanno dato alla causa rossoblù. Corsi si è legato subito a Cosenza, per le motivazioni che spiegherà lui stesso più avanti se avrete la pazienza di leggere. Angelo rappresenta l’ideale continuità con quei calciatori come Gigi Simoni, Alberto Urban, Denis Bergamini o Gigi De Rosa, che pur non essendo cosentini, si sono dati anima e corpo per la causa rossoblù e oggi che il traguardo tanto agognato si avvicina, è impossibile non dedicargli un piccolo pensiero.
E allora: chi l’ha detto che i calciatori non si legano alle piazze dove giocano? Se non fosse per l’inflessione ciociara, ascoltando Angelo Corsi si potrebbe pensare di trovarsi di fronte ad un vero cosentino doc. Il “tuttofare” rossoblù (ha giocato anche in porta per qualche minuto) sa bene quali corde toccare per far comprendere ai cosentini quanto tenga al Cosenza e alla città e non sono parole che ha pronunciato adesso bensì quando, due anni fa, dopo aver giocato già due campionati con la maglia rossoblù, aveva deciso di prolungare di altri due anni il suo contratto.
“Sono strafelice di essere qui – diceva e dice ancora Corsi – l’avevo detto qualche tempo fa, quando le cose non andavano proprio per il meglio, che avrei voluto firmare a vita… Io sono così, se sposo una causa vado fino in fondo. Nella buona e nella cattiva sorte. E’ che Cosenza mi assomiglia molto, non sono tipo da Milano. Io sono spartano e mi rispecchio in questa gente e nella città. Poi ho capito quali sono le potenzialità della piazza, pensiamo solo al Centenario. Se potessi porterei Cosenza in Champions, ma se sapremo giocarci le nostre carte ogni domenica avremo 10mila persone allo stadio. Da quando sono arrivato ho vissuto una crescita costante, naturale. Le partenze a razzo finiscono con il botto… In passato ad Aprilia ho vissuto più di una stagione, ma allora facemmo un passo indietro, il Cosenza invece vuole progredire…”. E così sia, Angiolè…