Nessuno sperava che l’assemblea dei tifosi del Cosenza di ieri sera al cinema San Nicola “partorisse” il miracolo della cessione della società ma neanche che si risolvesse – come purtroppo si è risolta – in un indecente teatro dell’assurdo come l’ha sintetizzata il professore Besaldo da Amantea.
Il famigerato Gargamella, al secolo Guarascio Eugenio, si è presentato con la sua consueta arroganza, persino in calzini rossi per fare scena (!), e ha fatto definitivamente capire alla gente che lui la società non la vende. Forse, anzi più di forse… non la può vendere perché se solo si azzardasse a fare la fatidica due diligence della società non troverebbe dall’altra parte la Lega B o la Lega Pro che lo iscrivono comunque ai campionati anche se i suoi bilanci sono totalmente falsi, ma troverebbe qualcuno che lo denuncia per autoriciclaggio. Si tratta di un concetto che ribadiamo da anni ma che, forse anche giustamente, la tifoseria non recepisce perché la passione e la speranza sono sempre le ultime a morire e di conseguenza ognuno spera che… il miracolo comunque avvenga.
Tuttavia, ieri sera Alfredo Citrigno, nella sua qualità di potenziale acquirente, ha detto con chiarezza che le carte del Cosenza non le ha mai viste: e come potrebbe rilevare una società, che peraltro fa parte di una holding ed è legata a doppio filo ad altre tre aziende? Non è neanche difficile spiegare che solo un imprenditore irresponsabile potrebbe “regalare” milioni a un faccendiere peraltro impelagato in vicende giudiziarie molto gravi per avere la miseria del fitto di un ramo d’azienda ma tant’è.
Guarascio non ne vuole sapere di vendere e non può vendere perché i suoi bilanci sono falsi e nascondono prove disarmanti di autoriciclaggio. Non ha fissato un prezzo, si è trincerato più volte dietro ridicoli patti di riservatezza che non esistono, ha ciarlato di proposte d’acquisto che andrebbero al di là di quelle di Citrigno e della cordata umbra rappresentata dall’avvocato Pietro Gigliotti, che ha un legame d’amicizia col sindaco della città e ha preso ancora una volta tempo. Niente da fare, non molla: facciamocene una ragione.
C’è da dire però che se Guarascio si trova ancora dove si trova e può permettersi di monopolizzare un’assemblea con i suoi calzini rossi (a Cosenza si dice che se li mettono… i ruffiani e qualche motivo ci sarà) c’è un solo responsabile visibile, che fa anche tenerezza per la sua inconsistenza e per il fatto che sta là solo perché gli hanno messo un pennacchio. Ed è il sindaco facente funzioni della città, al secolo Caruso Franz. Davanti all’ira e all’esasperazione della folla è riuscito solo a dire che “rivisiterà la convenzione dello stadio” con il consiglio comunale. Pazzesco! In altre città hanno levato lo stadio ai presidenti come Guarascio, qui invece ancora tentenniamo e ci pensiamo. E la figura grottesca del sindaco “impotente” è la sintesi perfetta del delirio non tanto del calcio cosentino ma di una città che è decisamente allo sbando. Senza presente e senza futuro. Tutti capiscono che il destino di Guarascio e di Caruso è legato a doppio filo alla scadenza dell’appalto del quale siamo tutti prigionieri e del mandato di sindaco dell’incappucciato. Se Dio vuole, nell’anno del Signore 2027 ci libereremo di entrambi. Perché quando scadrà il maledetto appalto della raccolta dei rifiuti, anche Gargamella non avrà più interessi che lo legano a Cosenza. Sempre a futura memoria.










