Era il 19 dicembre del 2017 quando, attorno alle 23, dopo un primo tentativo alle 21 andato male, “ignoti” davano fuoco all’auto dell’assessore De Cicco, una Bmw X5, parcheggiata sotto casa.
Un vero e proprio atto intimidatorio ai danni di un amministratore pubblico che all’oggi non ha ancora un colpevole. Del resto, lo diciamo sempre, scoprire l’autore di questo tipo di reati è difficile in assenza di immagini o testimonianze. E a quanto pare neanche le dichiarazioni rese dall’assessore De Cicco agli investigatori sono servite per imboccare la pista giusta.
De Cicco ha raccontato agli investigatori di non aver nemici e di essere benvoluto da tutti. E un gesto così non se lo sa spiegare. La sua è una vita lineare, tutta casa e lavoro. E i suoi problemi sono uguali a quelli di tutti. Qualche screzio “personale per questioni familiari” ci sta, come per tutti, ma non così grave da arrivare a questo punto. E allora chi ha incendiato l’auto all’assessore? E soprattutto di che natura è l’intimidazione?
De Cicco “indirizza” gli investigatori su una pista che si aggira nei confini di un suo “vissuto personale”, che potrebbe vederlo coinvolto suo malgrado in una “vendetta trasversale”, e oltre questa motivazione non riesce ad andare. Salvo poi lanciare, dalle colonne di FB, spesso usate dall’assessore, gravi e pesanti sospetti su di un ex consigliere comunale, accusandolo di essere lui il mandante dell’incendio della sua auto.
Quindi secondo De Cicco, che in un primo momento indica come pista “una possibile vendetta trasversale”, la matrice dell’attentato, in un secondo momento, diventa politica. Si tratterebbe di rivalità politiche tra esponenti di schieramenti civici operanti tutti a via Popilia.
Ma a quanto pare, e da quello che emerge da dietro le “quinte”, la rivalità politica e la “vendetta trasversale” non c’entrano nulla. In questa storia c’entra di sicuro il suo ruolo di assessore al Comune di Cosenza. E questo rende l’atto intimidatorio “diverso”. Perché ad essere minacciato non è più il cittadino De Cicco ma le istituzioni che lui rappresenta.E qual è il motivo? Il motivo è da ricercarsi nell’attività amministrativa dell’assessore, anche alla luce degli ingenti finanziamenti “dell’Agenda Urbana” destinati a via Popilia. Non è peregrino pensare che nella “ristrutturazione” di via Popilia (ultimo Lotto) l’assessore abbia toccato qualche “area pubblica”, oggi occupata abusivamente con annessa “attività economica”, destinandola ad altro uso. E questo a qualcuno ha dato fastidio. E l’incendio dell’auto potrebbe essere il messaggio all’assessore: De Cì un tuccà chiru spaziu ca sinnò su guai. Nè mò e nè dopu.
Dunque potrebbe trattarsi di un vero e proprio atto intimidatorio di natura mafiosa. E spetta all’assessore, oggi, sciogliere questi dubbi.