Cosenza, ispezione al Tribunale. Melicchio (M5s): “Qualcuno rema contro”

Come si sa la nostra redazione è la più sorvegliata d’Italia: telecamere nascoste, telefono sotto controllo, pedinamenti, intercettazioni. Non esistono a Cosenza persone più controllate di noi. Sanno tutto della nostra vita, ahimé! E tutto questo apparato, sguinzagliato dalla procura di Cosenza che non ha altro da fare se non impegnare ingenti risorse per monitorare Iacchite’, ha un solo scopo: beccarci in fallo.

La speranza di Spagnuolo è quella di filmarci, che so, mentre prendiamo una bustarella, oppure mentre incontriamo qualche soggetto borderline, o trovare il momento opportuno e la situazione adatta per inventarsi qualche reato da contestarci. Sono anni che ci pedina senza mai scoprire niente. Perché non c’è niente da scoprire: siamo persone normali con qualche vizio, tipo fumare gli spinelli, il massimo del reato che ci capita di commettere.
Detto questo, ho deciso di cantarmi una conversazione tra me e il deputato Melicchio avvenuta al telefono della redazione: il più intercettato d’Italia. Tutto ciò che ci siamo detti è finito nei nastri della procura e nel nostro registratore. Quindi ciò che sto per dire è facilmente riscontrabile, basta chiedere alla procura la registrazione se qualcuno non dovesse fidarsi di me.

L’argomento era l’interrogazione parlamentare presentata a luglio scorso dalla deputazione cosentina dei 5 Stelle al ministro Bonafede in cui si chiede una ispezione al tribunale di Cosenza dove la corruzione, come tutti sappiamo, regna sovrana.
Ho chiesto a Melicchio se l’interrogazione da loro posta al ministro avesse avuto una qualche risposta. E lui, un po’ imbarazzato, mi ha risposto che per certe cose necessitano i tempi tecnici e che è prassi normale per un ministro rispondere ad una interrogazione anche dopo un anno. Al che gli ho consigliato di fare come Paragone, che non ha problemi a richiamare il suo governo quando sonnecchia sui problemi, e di incalzare il ministro per avere una risposta.

Ed è quello che stiamo facendo, ha risposto Melicchio, aggiungendo che mai e poi mai avrebbero mollato. Allora gli ho chiesto di fissare un limite temporale a questo, entro il quale chiedere pubblicamente al ministro notizie dell’interrogazione. Da quel momento in poi il Melicchio sicuro e determinato, incalzato dalla mia richiesta, si trasforma in un Melicchio titubante, indeciso, non sa che dire. E in un momento di sincerità si lascia andare e mi dice: forse non hai capito che mandare l’ispezione a Cosenza non è cosa semplice e c’è chi rema contro. E poi ti ricordo che Spagnuolo non è l’ultimo arrivato: è stato l’antagonista di Gratteri per la guida della Dda di Catanzaro. Ha molti amici.

Gli chiedo: e chi è che rema contro? E Melicchio dall’altra parte del telefono con suoni gutturali e incespicando sulle parole mi fa capire che non c’è bisogno di pronunciare il nome perché ci siamo capiti. Insisto e dico: è Morra? E Lui risponde: ci siamo capiti. E aggiunge: ti dico questo per farti capire le difficoltà che stiamo incontrando, se a queste vi ci aggiungete pure voi…

Scrivendo questo non penso di aver tradito la fiducia di Melicchio con il quale ci eravamo dati una scadenza che è stata abbondantemente superata. E poi non sono certo cose segrete che vanno nascoste ai cittadini. Anzi, il loro silenzio è sinonimo di tradimento delle aspettative dei cittadini ai quali avevano promesso legalità e giustizia anche a Cosenza, e invece ci ritroviamo sempre a dover combattere le stesse logiche: tutto si discute sottobanco, e tutto si risolve sempre a tarallucci e vino, perché la priorità di Morra è quella di tutelare prima se stesso, poi di tenere fede al patto di non belligeranza stipulato con Spagnuolo/Occhiuto, e se rimane qualcosa non la spreca certo per fare gli interessi dei cittadini. E i fatti sono sotto gli occhi di tutti.

Morale della favola: anche l’interrogazione parlamentare chiesta dai 5 stelle al tribunale di Cosenza è stata appattata perché fa parte dell’accordo tra Morra e Spagnuolo: lui tiene lontano gli ispettori dal tribunale di Cosenza e loro ben nascoste le carte che riguardano i guai del figlio. E il povero Melicchio che conosce bene il finale di questa storia, ora non sa come uscirne. Un consiglio: prova a dire la verità pubblicamente se ci riesci e vedrai che non solo arriveranno gli ispettori, ma forse anche un po’ di Giustizia che a Cosenza manca da tanto tempo.

GdD