Cosenza. La chiesa corrotta e un frate scomodo da far sparire

LA CHIESA MASSONE DI COSENZA: ISTITUTI-LAGER, PRETI VIZIOSI, MORTI FANTASMA… E UN FRATE SCOMODO DA FAR SPARIRE

📌Altro che tempio dello Spirito. A Cosenza, per anni, la chiesa è stata il palcoscenico grottesco di uno spettacolo a metà tra “Il nome della Rosa” e “Suburra”. Protagonisti? Vescovi “della vergogna”, un istituto trasformato in lager, milioni di euro spariti, morti sospette, cadaveri mai trovati e una figura troppo onesta per restare in piedi: Padre Fedele Bisceglia, colpevole non di reati, ma di verità.

🔴 Il cerchio oscuro: Agostino, Nunnari, Luberto & Co.

📌La narrazione è già nota: l’Istituto Papa Giovanni XXIII di Serra d’Aiello era un inferno camuffato da struttura sanitaria.

Un manicomio-lager. Leggiamo negli articoli dell’epoca: “condizioni igienico-sanitarie da incubo, finestre rattoppate con cartoni, pazienti lasciati a terra nei loro stessi escrementi, cene tra zecche e scabbia: insomma… un vero e proprio “dormitorio dell’orrore” .

📌Poi, la tragedia delle “morti fantasma”: pazienti scomparsi nel nulla: Bruno, Domenico Pino (immobilizzato, rubato nel cuore della notte), altri ancora… Bare anonime, cartelle cliniche fotocopia e uno scenario da film horror calabrese. Pazienti abbandonati a sé stessi e maltrattati, conti truccati, milioni di fondi regionali evaporati, mentre don Alfredo Luberto, prete col pallino del lusso, accumulava ricchezze e Harley Davidson.

Don Luberto, amministratore dell’istituto e poi… ladro professionista: arrestato nel 2007, condannato in via definitiva per associazione per delinquere, truffa, falsificazione, appropriazioni indebite. L’istituto viene subito chiuso e i pazienti rimasti, trasferiti in altre strutture, ma… ci rimettono non solo i pazienti, ci rimettono i dipendenti (senza stipendio), ci rimettono l’etica. La Curia venne citata in giudizio da “Comabio” per 120 milioni di euro di debiti residui .

📌Nel frattempo, i due arcivescovi Agostino e Nunnari fanno da garanti spirituali e amministrativi. Uno firma deleghe come se fossero ricette mediche senza leggerle, l’altro avvia indagini interne che puzzano più di auto-assoluzione che di pentimento.

Padre Fedele lo gridava da tempo: loro sono complici, loro sapevano…

📌Eppure, in tutto questo sfacelo ecclesiale, nessuno si dimette, nessuno si scusa, nessuno ammette. Ma un uomo, invece, viene pubblicamente linciato. Uno solo. Solo perché denunciava colpe e soprusi di una chiesa e di un vescovo (Agostino), alla quale era diventato difficile appartenere… se non rendendosi complice.

🔴 Padre Fedele, il suo entourage è l’Oasi Francescana: le vittime sacrificali perfette

📌Un frate scomodo, troppo amato dal popolo e troppo critico con i palazzi. Padre Fedele Bisceglia ed il suo entourage dell’Oasi Francescana (struttura socio-assistenziale, eccellenza di Cosenza, contrariamente al lager di Serra d’Aiello, gestito dalla Curia cosentina), diventano il bersaglio perfetto. Accusati nel 2006 di stupro da una suora (accusa poi dimostratasi completamente infondata con la suora dichiarata pure inattendibile), viene immediatamente sospeso, esiliato, linciato mediaticamente, senza uno straccio di presunzione di innocenza.

📌La Curia, proprio nella persona dell’allora vescovo Salvatore Nunnari, in combutta con la Casa Generalizia dei Frati Cappuccini e di un sostituto procuratore compiacente, Claudio Curreli, li scaricano in 24 ore. Nessuna indagine interna, nessun beneficio del dubbio.

A Padre Fedele ed al segretario dell’Oasi tolgono tutto… persino la possibilità sacrosanta di difendersi.

📌La chiesa cosentina che aveva tollerato per anni ladri in talare, morti sospette, cadaveri mai trovati, lager sotto la sua giurisdizione e milioni di euro svaniti, trova finalmente il colpevole ideale: un frate povero e indipendente che da anni ne gridava le verità scomode.

📌Solo anni dopo, arriva la verità giudiziaria: tutti innocenti. Completamente. Assolti. Ma mai riabilitati. Specie per la chiesa.

🔴 Il silenzio dei successori: vescovi con l’aureola spenta

📌Ed è qui che il silenzio diventa assordante. I due successori di Agostino e Nunnari e Mons. Nolè (deceduto) non hanno mai avuto il coraggio né la dignità di fare ciò che ogni pastore dovrebbe fare: chiedere scusa. Scusa per il trattamento ignobile, scusa per la solitudine inflitta, scusa per aver creduto a una bufala piuttosto che a un uomo di Dio.

📌Eh, si… perché chiedere scusa significherebbe ammettere verità scomode. Significherebbe autocondannarsi! E mica su fissa…

📌Nessuna presa di posizione quindi, nessuna restituzione del sacerdozio. Solo qualche teatrino ambiguo: una messa “promessa” dall’ultimo vescovo, arrivato peraltro a Cosenza da manco un anno, a Padre Fedele, ben sapendo che non avrebbe potuto mai celebrarla. Di fatto una carezza col pugnale nascosto dietro la schiena.

🔴 La chiesa cosentina, una cattedrale di menzogne

📌In questa diocesi, la vera eresia è la verità. I peccati che contano non sono quelli contro Dio, ma quelli contro l’apparato. Se rubi milioni, puoi aspirare al perdono. Se dici la verità, sei un pericolo pubblico.

📌La chiesa cosentina ha avuto anni bui, ma ciò che fa più male non sono i crimini, ma le coperture, le ipocrisie e l’oblio sistematico delle vittime vere.

📌E Padre Fedele resta lì, come una ferita aperta nella coscienza di una diocesi che ha dimenticato il Vangelo, ma ricorda benissimo i codici del potere.

Mentre l’omertà della diocesi, anche a distanza di anni, si conferma come il vero colpevole di tutti questi misfatti.

📌In questa saga, i veri santi sono le vittime – quelle vite scomparse e quelle risate amare che riecheggeranno per sempre nelle coscienze, non solo dei colpevoli, ma anche di chi sapeva ed ha taciuto, mentre la chiesa cosentina, col suo silenzio, continua a sprofondare in un buco ben più profondo dell’inferno stesso.