Cosenza. La doppia morale di Massimo Ciglio e dei suoi sodali

Una delle maggiori critiche che certa pseudo intellighenzia cittadina (definizione che si sono auto assegnati) ci ha sempre mosso, è stata quella relativa ad un uso poco ortodosso, nei nostri articoli, della famigerata “cifra stilistica”. La tanto rinomata élite intellettuale di questa città, di cui Massimo Ciglio fa parte, ha sempre mantenuto le distanze dal nostro giornale perché scandalizzati dall’uso “sconsiderato” di aggettivi dispregiativi “e affini” indirizzati a politici collusi, massoni deviati, mafiosi, e corrotti vari, abituati come sono a deliziare le loro orecchie solo ed esclusivamente al suono del “Dolce stil novo”. Del resto lo abbiamo sempre sostenuto: come definire chi affama e saccheggia questa terra da oltre mezzo secolo? Uno strozzino è uno strozzino, un mafioso è un mafioso, un corrotto è un corrotto, uno squallido è uno squallido. Ad ognuno il suo. E checchè se ne dica ci siamo sempre presi le nostre responsabilità.

Sono anni che ci gonfiano la guallera con questa storia dei nomignoli e delle definizioni sprezzanti da noi usate per descrivere personaggi borderline il cui unico scopo è quello di “fottere Dio, lo Stato e i cittadini”, guardandosi bene però a non andare mai oltre questa critica. Già, perché la critica che ci muovono i cuordileone è palesemente strumentale a nascondere la loro pavidità: per evitare di commentare nel merito il contenuto dell’articolo dove magari si spiega, ad esempio, come Marcello Mazzetta (con tanto di foto) ha corrotto un giudice per far uscire un mafioso condannato per omicidio, preferiscono, in maniera fittizia, ripiegare sulla “prosa sconcia” dell’articolo, sottraendosi quindi ad un “doveroso giudizio” su  Marcello Mazzetta, che il loro appartenere alla società civile (dei miei stivali) gli imporrebbe. E questo perché sanno bene che non è salutare mettersi contro certi personaggi, e per evitare ciò, senza però perdere l’immagine di militanti politici rivoluzionari (dei miei coglioni), e non potendoci oscurare, l’unica cosa che gli rimane da fare è quella di snobbarci. Far finta che non esistiamo. E giustificare la “mancata lettura” di certi articoli che esigono un giudizio di merito, etichettandoli come “trash”. Nascondono la loro pavidità dietro la borghese puzza sotto il naso che si portano dietro da sempre, giustificandola con una superiorità culturale, di cui nessuno si è mai accorto, che più che ricordare le avanguardie politiche del passato, a cui dicono di ispirarsi, ricorda molto il pensiero razzista e classista di Goebbels.

Bene, ora scopriamo che molti sodali del Ciglio, gli stessi che si scandalizzano dei nostri aggettivi dispregiativi, in merito ai cartelli esposti durante la protesta contro la riapertura al traffico veicolare di via Roma – dove si dileggia il sindaco Franz con frasi del tipo “sei una merda”, “brutto pelato”, sindaco fai schifo, pelato di merda, e cosette così –  pur di difendere la posizione del preside denunciato dal sindaco alle autorità scolastiche, dicono: “ma che vuoi che sia qualche parolaccia o qualche nomignolo? Non sono certo i cartelli offensivi (scritti da adulti e, vigliaccamente, fatti passare come scritti dai bambini, diciamo noi) il problema della città. Dobbiamo entrare nel merito della questione e non fermarci alle sole parole, magari scritte a caldo, c’è bisogno di confronto e discussione, non di denunce e minacce”.  Ecco, ora la “cifra stilistica” non conta più, quello che conta è il contenuto della protesta. Esattamente l’opposto di quello che ci hanno sempre rimproverato di nascosto. E questo perché nella tagliola del potere massomafioso che utilizza le denunce e i ricatti come metodo per mettere a tacere nemici e contestatori vari, questa volta c’è finito uno dei maggiori esponenti del dolcestilnovismo radical chic de noantri, Massimo Ciglio, e una giustificazione alla volgarità di quei cartelli, va trovata. Che dire, non siamo per niente meravigliati di questo modo di fare che ben conosciamo, perché conosciamo bene la doppia morale a cui si sono sempre ispirati: pavidi con i forti, e sottomessi con i potenti. E questo, ovviamente, non si deve sapere. Maunci…