Cosenza, la farsa del Consorzio Valle Crati: tutti i complici di Granata e Occhiuto

Il presidente interdetto
Ieri abbiamo dato notizia del “piano scellerato” del faccendiere Granata e del cazzaro Occhiuto per rientrare in possesso del Consorzio Valle Crati nonostante i guai giudiziari del primo (interdizione dai pubblici uffici per corruzione elettorale e voto di scambio) e la certissima decadenza dalla carica di presidente.
(http://www.iacchite.com/cosenza-piano-granata-occhiuto-riprendersi-consorzio-valle-crati/).
Il piano prevede, con la complicità del sindaco di Montalto e del prefetto Tomao, la convocazione di una riunione dell’assemblea sotto Ferragosto per dare notizia urbi et orbi dell’annullamento dell’interdizione a Granata e riprendere in mano le sorti del Valle Crati, spalmando un debito di 5 milioni di euro non pagato dal Comune di Cosenza a tutti gli altri Comuni del Consorzio. La situazione è grave perché sono davvero pochi i sindaci onesti che contrastano questi farabutti. Per non parlare del Tribunale di Cosenza, che ha sì sanzionato l’interdizione a Granata (anche perché non poteva fare diversamente), ma dove “lavora” la moglie di Granata, tale Lucia Angela Marletta, che ovviamente sta facendo di tutto per “riabilitare” il traffichino del marito.
Se ci fosse ancora qualche sindaco onesto, è chiaro che dovrebbe battersi per certificare la decadenza di Granata, a prescindere se il Padre Eterno gli ritiri l’interdittiva o meno e per evitare a tutti i costi che il “nuovo” presidente del Consorzio non possa essere il sindaco di Cosenza o un suo delegato, visto il palese conflitto di interessi per il megadebito che vorrebbe far accollare ai Comuni del Valle Crati.
Ormai tutti, ma proprio tutti, hanno capito i reali obiettivi della malapolitica e dei privati coinvolti in questo piano scellerato, che cercano a tutti i costi di sfruttare la norma regionale prevista per la costituita autorità idrica circa la revoca delle convenzioni e della remunerazione dei mancati utili. Un affare che per il Valle Crati potrebbe portare una ventina di milioni in dote, che Occhiuto, Granata, la ditta Geko e tutti i papponi legati al carro si dividerebbero da ladroni quali sono.
Il principale complice di Granata in questa vicenda, oltre ad Occhiuto, è il delegato del sindaco di Montalto, tale avvocato Luigi Ripoli, il quale voleva pagare Fisia Impianti (l’azienda verso la quale è debitore il Comune di Cosenza) con un altro debito (tipo i derivati delle banche!). Ma anche il sindaco di Montalto, Pietro Caracciolo non scherza e si è messo completamente a disposizione dei truffatori, delegando un fiduciario in seno all’assemblea consortile, che diventa vicepresidente, ma di cui fa finta di non sapere cosa combina.
Pietro Caracciolo
Quanto al sindaco di Rende Marcello Manna, è chiaro che dovrebbe tutelare gli interessi dell’ente e dei cittadini di Rende ma è altrettanto evidente che invece volge lo sguardo altrove perché ha paura che i suoi (molto) precari equilibri politici possano oltremodo incrinarsi e quindi lascia fare il suo amico Occhiuto.
Antonio Palermo
Anche il sindaco di Mendicino Antonio Palermo, che passa per una persona onesta, non si sta distinguendo certo per rigore morale. Delega un certo Gervasi, il quale delibera insieme ad altri stolti che anche Mendicino paghi i debiti del Comune di Cosenza per non guastarsela col “boss” Occhiuto.
Tra i principali protagonisti di questa squallida storia ci sono anche i dirigenti del Comune di Cosenza, che evitando di pagare un debito di 5 milioni ed accollandolo al Consorzio, hanno prodotto un indebito arricchimento dell’ente.
E che dire dei dipendenti del Consorzio, che hanno bandito gare per pubblici servizi senza averne piena autorizzane contrattuale?
Il prefetto Tomao, detto anche “parrucchino”, sodale di Occhiuto da illo tempore, sta giocando, come al solito, al gioco della banda, convocando di continuo i sindaci perché sottoscrivano in fretta la convenzione, prima che l’autorità idrica regionale entri in funzione.
Ovviamente, i magistrati cosentini dormono sonni tranquilli e chiudono tutti e due gli occhi quando i Comuni continuano a sversare i loro liquami nel fiume Crati senza aver depurato una beneamata mazza.
Siamo insomma allo squallore più totale e ad un livello di corruzione così alto tanto da consigliare ad un’azienda come Calabra Maceri di stare lontana mille miglia dal cantiere rendese.
Ai sindaci complici di Occhiuto ma soprattutto a quelli che ancora non hanno capito nulla, diciamo con tutta la forza che abbiamo che i loro Comuni saranno presto gravati anche di altre masse debitorie se non interverranno al più presto per smascherare questa gentaglia.
Intanto, la first lady ovvero la moglie giudice di Granata, ha dato anche una bella pennellata di “gossip” a tutta questa sporca vicenda e sono in molti a riferire che circa un anno fa si sia presentata negli uffici del Consorzio facendo una scenata di gelosia a tutti gli effetti al marito e al direttore generale di questo caravanserraglio, la signora Filomena Pandolfi, tra i quali c’è stato (e forse c’è ancora!) del tenero. Una scenata con tanto di urla, invettive ed anatemi che ha avuto molto di tragicomico.
A tale proposito, giova rilevare che la Pandolfi è stata assunta con un concorso a scadenza lampo e con requisiti cuciti su misura e per quanto ci risulti si trova ancora lì, nonostante le urla del magistrato “ferito”. Ce ne sarebbe abbastanza per cacciare tutti a pedate nel sedere ma in realtà come la nostra questa gente fa quello che vuole e l’unica speranza per bloccare questi traffici è smascherarli su Iacchite’.
In queste ore Granata, invece di replicare come ha fatto fino all’ultima volta, mantiene rigorosamente la consegna del silenzio per non rovinare il “piano” e attende che i suoi complici si muovano. Ma avrà già capito che, nonostante incomba Ferragosto, ha molti occhi puntati addosso e di questi tempi non è certo un punto a suo favore.