Cosenza, la grande truffa dei Nuclei di Cure Primarie: la punta di un iceberg alla deriva

Il direttore generale Mauro e la vicenda dei Nuclei di Cure Primarie: la punta di un iceberg alla deriva sorretto da… mezz’uomini, ominicchi, pigliainculo e quaquaraquà

Leonardo Sciascia, nel suo celebre romanzo “Il giorno della civetta”, che citiamo spesso nei nostri articoli, descrive l’incontro tra il capitano dei carabinieri Bellodi e il capocosca Don Mariano Arena; nel colloquio, il mafioso Don Mariano, affermando di avere …una certa pratica del mondo e…dell’umanità, dice che è possibile dividere quest’ultima in cinque categorie: gli uomini, i mezz’uomini, gli ominicchi, i pigliainculo e i quaquaraquà.

Nella lercia vicenda dei Nuclei di Cure Primarie (NCP) sono coinvolti numerosi attori e personaggi che proveremo a classificare nelle categorie descritte dallo scrittore di Racalmuto.

Primi fra tutti, al soldo del politico di turno, vi sono i Medici di Base, serbatoio di voti di povera gente, che, senza aver prodotto alcun beneficio in termini di salute a favore dei cittadini, si son fatti già liquidare € 622.263,281 (delib. N. 1423 del 21/09/16 e N. 202 del 20/02/17), millantando la diminuzione degli accessi al pronto soccorso: sono certamente da annoverare fra i “pigliainculo”, cioè fra i “paraculi”, in quanto hanno incassato somme non dovute e sarà molto difficile (impossibile!) per il manager (?) Mauro attivare una efficace procedura di recupero del danaro, atteso che il contenuto delle suddette delibere è identico alla delibera N. 1467 che è stato costretto a ritirare appena prima che la somma venisse liquidata.

Personaggi di primo piano nell’intera vicenda sono certamente il Direttore del Distretto di Paola, Giuliana Bernaudo, e il Direttore del Distretto Media Valle Crati, Achille Straticò. Entrambi si sono opposti, scrivendo a destra e a manca, alla liquidazione prevista dalla delibera n.1467 con la quale il dg Mauro aveva determinato il pagamento di € 397.726,37 (delibera ritirata dallo stesso Mauro).

Bernaudo e Straticò sono indiscutibilmente da inserire nella categoria dei “mezzi uomini” (anche se la Bernaudo è… una donna) per il semplice fatto che nulla hanno scritto o detto quando furono liquidate le prime due delibere, nonostante si trattasse di attività di competenza squisitamente distrettuale, ma, verificato che, al contrario dell’ultima delibera, i loro nomi non venivano citati nel provvedimento, hanno colpevolmente taciuto, sfuggendo ad una loro precisa responsabilità.

Ancora, personaggi di spicco e complici di Mauro nell’adozione delle delibere incriminate, sono il Direttore Sanitario, Dott. Giudiceandrea, e il Direttore Amministrativo, Dott. Bruno. Entrambi sono da classificare alla categoria degli “ominicchi” in quanto firmano tutto ciò che Mauro sottopone loro. Nella vicenda, sia Giudiceandrea che Bruno, hanno specifiche, indiscutibili e inappellabili responsabilità, giusto per le funzioni dei rispettivi ruoli: come sia mai possibile che il Direttore Sanitario non abbia contezza delle attività cliniche che vengono (anzi non vengono!) svolte sul territorio e come sia mai possibile che il Direttore Amministrativo autorizzi pagamenti senza …che ci siano i soldi… che manchino risorse specifiche in bilancio…e in particolare non ci sia la riconducibilità a poste di bilancio che ne possano giustificare la spesa, è veramente un mistero.

Nella medesima categoria degli “ominicchi”, sono da inserire il Responsabile dell’Anticorruzione, Dott. Francesco Laviola, e i componenti il Collegio Sindacale (Revisori dei Conti); il primo, persona inadeguata al ruolo che lo stesso Mauro gli ha conferito, ha timore della sua stessa ombra (figuriamoci di quella di Mauro) e non ha mai dimostrato di avere carattere, mentre i secondi non hanno mai dimostrato di avere le giuste competenze: tutti avrebbero dovuto mettere in discussione le delibere incriminate.

Inoltre, un ruolo di primissimo piano nell’intera storia è stato certamente svolto dalla “politica” (quella corrotta, sporca e spietata), in particolare da Madame Fifì, al secolo Enza Bruno Bossio e dal marito Nicola Adamo (entrambi sponsor di Mauro), i quali, ricevendo le istanze dei medici di base e pensando ai voti che quest’ultimi riusciranno presumibilmente (?) a convogliare verso di loro al momento opportuno, hanno ordinato a Mauro di adottare la delibera di pagamento: per loro non c’è classificazione possibile, in quanto, qualora l’intera vicenda andasse a finire (speriamo!) nelle maglie della Corte dei Conti, non saranno certamente loro a pagarne le conseguenze. Per loro l’unico appellativo possibile è quello che hanno da decenni: corrotti fino al midollo.

Infine, fra i “quaquaraquà”, hanno pienamente titolo ad essere inseriti il consigliere regionale Giudiceandrea, il quale si è fatto promotore di una fantomatica e mai attivata “commissione d’inchiesta” sull’ASP di Cosenza, il consigliere regionale Guccione, il quale si è fatto promotore di un fantomatico e mai attivato “accesso agli atti” sulla medesima ASP, ed in ultimo lui il direttore generale Raffaele Mauro, che è l’emblema dei “quaquaraquà”. Ma stiano tranquilli tutti e tre: nonostante abbiano tutti i requisiti (e anche qualche cosa di più) per far parte dei quaquaraquà non potranno mai arrivare al livello dell’attuale sindaco di Rende e rimarranno pertanto rispettivamente “il comunista col culo degli altri”, “Carletto il maialetto” e, noblesse oblige, “Faccia di Plastica”.

Per terminare, dall’analisi svolta, sebbene triste e al contempo spietata per la veridicità degli accadimenti descritti, emerge un dato ancora più triste, e cioè che nel romanzo “Il giorno della civetta”, fra le varie categorie descritte da Don Mariano c’erano anche gli “uomini”, ma nell’intera vicenda dei Nuclei di Cure Primarie non siamo riusciti ad individuarne neanche uno.