Cosenza, la storia si ripete

Seguitemi:

era il 3 gennaio del 2016 e il TG1 delle 20 trasmetteva un servizio curato dal giornalista Alessio Zucchini su appalti e luminarie a Cosenza. Zucchini, nel servizio, annunciava l’inchiesta della procura, portata avanti dagli uomini della Finanza, per verificare la correttezza delle procedure di assegnazione dei lavori sempre alla stessa ditta, la MedLabor di Cosenza. Importo totale 800.000 euro in tre anni.

Nei mesi precedenti a questo servizio, si era già accesa, con la diffusione dei verbali di Foggetti, la questione pentiti. Foggetti, nei suoi verbali, chiama in correità sindaci, consiglieri comunali e regionali, su un giro di voto di scambio: Manna, Occhiuto, Paolini, Principe, Greco, ed altre figure politiche locali.

luminarie Tant’è che il 20 ottobre del 2015, il consigliere regionale Orlandino Greco, del gruppo “Oliverio Presidente”, viene raggiunto da un avviso di garanzia insieme al consigliere provinciale di Cosenza, Aldo Figliuzzi. I due sono indagati dalla DDA di Catanzaro, con invito a comparire in procura emesso dal pm Pierpaolo Bruni, per voto di scambio, corruzione e corruzione elettorale, con l’aggravante del metodo mafioso.

Il clima che si respira in quei mesi in città è quello di un imminente blitz della DDA di Catanzaro contro corrotti e politici mafiosi. Il ragionamento che circola in città è logico: se hanno avvisato Greco, avviseranno anche tutti gli altri chiamati in causa dallo stesso pentito. Ma evidentemente i pentiti non sono uguali per tutti.

Orlandino Greco
Orlandino Greco

Dopo il servizio del TG1 sulle luminarie, e visto il clima pesante in città, l’opposizione si ringalluzzisce. Ed inizia una campagna di comunicazione pesante sull’operato dell’amministrazione Occhiuto. In sostanza, l’opposizione al sindaco fa suo tutto quello che nei mesi scorsi era apparso sul nostro giornale, dalle cantate dei pentiti a tutti gli atti di corruzione amministrativa da noi denunciati. In primis il PD. A cui si accodano i Paolini, i Cipparroni, i Morrone, ed altri consiglieri che saranno trombati alle ultime amministrative.

Al punto che riescono a mettere insieme 17 firme per sfiduciare Occhiuto, nel nome della legalità e della trasparenza, dopo aver appreso tutto quello che succedeva negli uffici del Comune. Come se avessero preso coscienza della dilagante corruzione in Comune dalla sera alla mattina. E fino a quel momento, loro che vivono di politica da sempre, non si erano accorti di niente, gli ingenui.

Sono talmente tutti inorriditi delle malefatte di Occhiuto, che fino a qualche mese prima ignoravano potesse essere capace di tanto, che persino personaggi come Luca Morrone, presidente dell’allora consiglio comunale, decide di saltare il fosso e di schierarsi dalla parte della Legge e della Legalità. Lui che si sa ci tiene tanto alla legalità, all’onestà, alla trasparenza. Un campione. Per quattro anni e mezzo non si è accorto di niente, perché anche lui è ingenuo, ma non appena qualcuno gli ha aperto gli occhi si è subito schierato dalla parte dei cittadini derubati.

E sull’onda che da un momento all’altro la DDA interverrà su Cosenza, arrestando tutti, l’otto febbraio 2016, 17 consiglieri sfiduciano Occhiuto. Una nuova coalizione elettorale sembra delinearsi all’orizzonte.

magorno-bossio-prestaI firmatari della sfiducia hanno avuto rassicurazioni dal PD che il blitz da parte della DDA a Cosenza si farà. E per indurli a firmare, a garanzia pongono il testo di una interrogazione parlamentare al Ministro degli Interni, firmata dalla deputazione piddina cosentina (Aiello, Madame Fifì, don Magorno, Covello).

Giorno 10 febbraio 2016, due giorni dopo la sfiducia, l’atto viene formalizzato in parlamento. L’interrogazione arriva al Ministro. Ed è una missiva dai toni duri, perentori, e pregante di sicurezza nelle affermazioni.

Dicono i quattro: “Al Comune di Cosenza l’illegalità è stata, di fatto, eletta a norma. Sono molteplici e numerosi gli indizi che connotano un contesto torbido e di intrecci politico-affaristici che caratterizzano l’azione amministrativa di Palazzo dei Bruzi”.

E forniscono anche particolari per avallare la tesi:  “la pratica usuale dell’affidamento diretto pare configurarsi come un vero e proprio artificio per aggirare l’obbligo della procedura concorsuale e favorire poche imprese fornitrici divenute beneficiarie dell’assegnazione di ingenti quote di risorse finanziarie pubbliche; in particolare, pare che alcune di queste imprese registrino tra i soci proprietari persone notoriamente vicine al sindaco, parenti di qualche suo stretto collaboratore e di soggetti legati alla criminalità”.

ocvVanno oltre, e citano addirittura un procedimento penale aperto dalla procura di Cosenza: “lo scenario ed il contesto di una preoccupante e pericolosa deriva di arbitrio è confermata anche dalle evidenze accertate dalla procura della Repubblica di Cosenza che nell’ambito del procedimento penale n.2442/2012 per il reato di falso, addebitato ad un consulente del comune, ha affermato, in maniera non dubitativa, che “le indagini espletate hanno evidenziato rilevanti violazioni dei principi di buona amministrazione e di trasparenza dell’azione amministrativa”.

Parole di fuoco che non lasciano spazio a dubbi: quanto prima la procura di Cosenza farà una retata in Comune. E a seguire la DDA metterà fine alla cupola politica/massonica/mafiosa che governa la città. Dalla sfiducia passano pochi giorni ed è subito campagna elettorale.

Il PD come sempre si incarta su primarie sì primarie no. E fu primarie no. Molti accordi saltarono, per via anche della figura imposta di Presta. Ma la sicurezza del PD che una forte azione giudiziaria su Cosenza avrebbe reso la corsa alla poltrona di Palazzo dei Bruzi al loro candidato una passeggiata, rende accettabile anche il frazionamento della coalizione.

principe-e-oliverioA rafforzare l’aria di galera che si respira sempre più per i politici corrotti a Cosenza, e dintorni, scatta il 23 marzo 2016 l’operazione condotta dalla DDA di Catanzaro: Sistema Rende. Vengono arrestati, oltre a qualche malandrino locale, Sandro Principe, esponente del PD, ex sindaco di Rende ed ex sottosegretario al Lavoro; l’ex consigliere regionale Rosario Mirabelli, l’ex consigliere provinciale di Cosenza Pietro Ruffolo, l’ex sindaco di Rende Umberto Bernaudo. Tutti accusati di corruzione elettorale aggravata e concorso esterno in associazione mafiosa. Dopo Castrolibero, ora Rende, la prossima non può che essere Cosenza, tutti pensano. Anche perché questa operazione si basa principalmente sulle dichiarazioni dei pentiti, gli stessi che accusano anche Manna, Paolini ed Occhiuto, gli unici due pezzotti ancora a non essere stati toccati.

La campagna elettorale a Cosenza di fatto è già nel vivo, e si annuncia al vetriolo, senza risparmiarci clamorosi colpi di scena, a cominciare dall’abbandono di Presta. Il PD, che ha sostituito Presta con Guccione, non risparmia stoccate ad Occhiuto, e sventola una sua incandidabilità per i suoi veri e famosi debiti. Mentre sul fronte giudiziario succede qualcosa proprio quando nessuno ci sperava più ad una azione giudiziaria su Cosenza, prima del voto.

La Manzini emette avvisi di garanzia nei confronti di dirigenti comunali ed imprenditori. Era già da un po’ che circolava la voce di un possibile rinvio dell’operazione della DDA su Cosenza a dopo il voto.

I pezzotti politici romani e i magistrati che stavano gestendo l’operazione “Cosenza”, non riescono a trovare l’equilibrio politico tra i vari intrallazzini, e tutto viene rimandato, in attesa di nuovi assetti politici. Per non dire apertamente non riusciamo a metterci d’accordo tra marpioni, fanno circolare la voce che il rinvio è dovuto all’acquisizione da parte della DDA di nuovi ed importanti pentiti. Che seppur vera, in quel frangente viene usata come scusa per non far trasparire le resistenze da parte della procura antimafia a procedere nei confronti di Occhiuto. E la scusa calza bene: serve tempo per raccogliere e verificare le loro deposizioni. L’operazione della DDA a Cosenza è rimandata a data da stabilire. Ed i pezzotti del PD a questa grave mancanza cercano di mettere una pezza chiedendo ed ottenendo dalla procura di Cosenza un intervento “sostitutivo” all’operazione della DDA, giusto per far perdere Occhiuto. Che poi era la  promessa fatta a Guccione.

poteA meno di venti giorni dal voto del 5 giugno 2016, nel mirino della procura finiscono il capo di gabinetto di Occhiuto, Carmine Potestio, ma anche il dirigente Domenico Cucunato, l’ingegnere Carlo Pecoraro, gli imprenditori Francesco Amendola e Antonio Amato e il responsabile della ditta MedLabor Antonio Scarpelli.

Ma neanche questo elemento giudiziario sortisce l’effetto sperato: un disinnamoramento dei cosentini della figura di Occhiuto. E il responso delle urne parla chiaro: Occhiuto viene riconfermato sindaco.

Ancora una volta, ai cosentini non è bastato lo sventolare all’aria i debiti di Occhiuto rifilati al Comune. Non è bastata la pubblicazione, carte ara manu, degli imbrogli sulle determine, e sulle ditte amiche. Che evidentemente non hanno ritenuto sufficiente per togliergli la fiducia. Forse perchè non hanno gradito questo mettere in piazza i problemi “personali” del sindaco. Oppure perché a furbaria piace ai cosentini. Che spesso da noi è sinonimo di spertizza. Più sai usare la furberia per fregare il prossimo, più sei stimato dai cosentini. L’analisi di questo voto amministrativo, per me, è più di tipo antropologico che politico.

Dalla sua rielezione ad oggi Palazzo dei Bruzi, come tutti sapete, è stato oggetto di un via vai della Guardia di Finanza. Decine di perquisizioni e centinaia di atti acquisiti. Tutti riguardanti affidamenti diretti e cottimi fiduciari a ditte amiche e a ditte mafiose.

E siamo arrivati ai giorni nostri. Siamo ormai alla fine di novembre e come succedeva esattamente un anno fa la Finanza si ripresenta in Comune a chiedere le carte delle luminarie. E giù i titoloni: blitz della Finanza in Comune. La procura sequestra di là e di qua.

Tutto esattamente come un anno fa. Ora manca  il servizio del TG1 sulle luminarie e la sfiducia al sindaco affinchè la storia si ripeta tale e quale a quella che vi ho appena raccontato. E siamo nei tempi.

Per il servizio alla Rai non c’è problema, per la sfiducia al sindaco già qualcosa si delinea, vedi i magnifici sei. E se da qui all’otto febbraio riusciranno a trovare di nuovo le firme sufficienti a sfiduciare Occhiuto, non ci sarà più dubbio che tutti stiamo vivendo una sorta di déjà vu collettivo. Ma quello che più mi preme dire al termine di questo racconto è: non vi sentite anche voi come me, in tutto questo, presi per il culo?

GdD