Cosenza. L’altra storia del Mab e dei 600 reperti offerti alla città (di Francesca Canino)

L’altra storia del Mab e dei 600 reperti offerti alla città

di Francesca Canino

La città dei Bruzi sotto i riflettori per non aver considerato, finora, la proposta di accogliere un “regalo” di Roberto Bilotti, nipote di Carlo. Quest’ultimo, negli anni passati, ha “donato” a Cosenza diverse opere che costituiscono il museo all’aperto denominato Mab, in cambio dell’intestazione di piazza Fera (quando ancora era in vita) e di altri slarghi.

Ora, il novello “mecenate” Roberto Bilotti vorrebbe donare a Cosenza 600 reperti, testimoni “delle culture del Mediterraneo”, che, a detta del donante, avrebbero 5000 anni di storia e sarebbero stati in parte ereditati, in parte acquistati all’asta. Una vecchia storia che risale a diversi anni fa, quando il “mecenate” provò per la prima volta a rifilare i suoi reperti al Museo dei Brettii e degli Enotri di Cosenza. Non se ne fece nulla, non solo per mancanza di spazio, ma soprattutto perché le opere sono fuori contesto. Il Museo di Cosenza, infatti, custodisce i ritrovamenti che provengono dal territorio in cui è situato.

Oggi, in relazione ai 600 reperti che si vogliono “regalare” alla città, pare manchi una richiesta ufficiale del donante all’amministrazione comunale bruzia. Il dono è, così, ancora nella disponibilità del suo proprietario, che non ha gradito il comportamento dei beneficiari delle regalie, al punto da scomodare la stampa nazionale e poi quella locale per comunicare “il gran rifiuto” ricevuto.

Può sembrare esagerata l’insistenza del Bilotti affinché la città accetti il suo regalo, ma si sa, è proprio nello spirito dei mecenati-benefattori donare, essere generosi, tutelare e promuovere l’attività artistica, così come ha fatto in passato anche il suo stretto parente con le donazioni del Mab.

Ma si trattò davvero di donazioni?

A parole sì, sulla carta la situazione è diversa. Infatti, un buon numero delle statue del Mab giunse a Cosenza dopo che la città barattò l’intitolazione della sua piazza più grande al proprietario delle stesse, ovvero Carlo Bilotti. Le statue, inoltre, sono state donate alla città in seguito alla sottoscrizione di un contratto di donazione modale, gravata, cioè, da un onere a carico del donatario. I donanti, così, mantengono alcune prerogative, basta ricordare la sparizione, anni fa, di un elemento del Mab ad opera di un membro della suddetta famiglia di mecenati che lo portò via, temporaneamente, a insaputa di tutti. E che dire, poi, del mistero che circonda la Cariatide, visto che non si sa bene a quale serie appartenga il multiplo esposto dal 2015 su Corso Mazzini, realizzato nella fonderia Paolo Olmeda, ma privo di numero di serie? Sulla gratuità delle donazioni si dovrebbe fare chiarezza. Infatti, a proposito di un altro elemento del Mab, ovvero la “Spirale 82” di Giò Pomodoro, si deve ricordare non solo che giunse in città piena di scalfitture in tantissime sue parti, ma che il Comune dovette anche pagare per ottenerla.

Infatti, il 2 marzo 2018, con una determina dirigenziale del settore 12, Programmazione risorse finanziarie-bilancio-patrimonio, avente ad oggetto “il Rimborso spese sostenute per la scultura “Spirale ’82” di Giò Pomodoro da accreditare in favore di Bruto Dario Pomodoro”, si approvava lo schema di contratto per la donazione, in favore del Comune di Cosenza, della scultura suddetta, impegnando la cifra di € 50.000,00 nel capitolo 4000 “del corrente Bilancio per il rimborso di eventuali spese vive e documentate inerenti l’opera d’arte in oggetto; Il dott. Bruto Dario Pomodoro con nota N. Prot. 751 del 01/03/2017, ha chiesto il rimborso delle spese sostenute inerenti l’opera”. La determina è chiara, il Comune pagò migliaia di euro per una “donazione”. Peraltro pure “modale”. L’insistenza con cui ora si vogliono donare i 600 reperti, visti i precedenti, genera non pochi dubbi. Sarà davvero tutto gratis? Roberto Bilotti ha dichiarato che la Soprintendenza ha certificato le suddette opere di “eccezionale interesse”.

Anche il Mab è stato dichiarato di interesse storico e artistico a seguito di una “relazione storico-artistica” compiuta da Mario Pagano, ex soprintendente ai Beni archeologici e paesaggistici di Catanzaro, Cosenza e Crotone, arrestato tempo fa per ricettazione di opere d’arte. Si tratta dello stesso Pagano che il giorno successivo al devastante incendio scoppiato nell’agosto del 2017 a corso Telesio, in cui persero la vita tre persone e un cagnolino, inviò una lettera ai giornali per informarli che i testi antichi (tra cui una copia del “Rerum Natura Iuxta Propria Principia” del filosofo cosentino Bernardino Telesio) appartenuti a Roberto Bilotti andati in fumo in quelle drammatiche ore erano sconosciuti alla Soprintendenza archivistica della Calabria e alle personalità del mondo culturale e politico cittadino. Non erano, dunque, testi originali, come il Bilotti si affrettò a rendere noto mentre le fiamme in corso Telesio ancora non erano state domate.

Mab, le stranezze dell’assicurazione mancante

Si è discusso spesso sul reale valore del Mab, Museo all’aperto Bilotti, donato alla città. I dubbi su tale donazione non sono pochi, infatti, ci si chiede ormai da anni se di donazione vera e propria si tratta.

Ricordiamo un fatto accaduto oltre sei anni fa, che ha visto protagonista Enzo Bilotti, padre di Roberto Bilotti, il quale in un pomeriggio invernale pensò di portarsi via il Ferro rosso di Consagra da corso Mazzini ove era stato situato. Val la pena ribadire che gli spostamenti di dette opere possono attuarsi solo previa autorizzazione della Soprintendenza, ma Bilotti senior non si curò di questo particolare e la portò via, all’insaputa di tutti. La città apprese subito di questa “sparizione” e pensò a un furto. Ore dopo, Enzo Bilotti rilasciò alcune dichiarazioni ai giornalisti, dicendo che la sparizione era da attribuire a lui, azione resasi necessaria perché il comune di Cosenza, a suo dire, non tutelava le opere. In tanti si posero alcuni interrogativi del tipo: “Le opere del Mab appartengono ai cosentini? E apparterranno ad essi per sempre? Quanto è costato e quanto costa il Mab? Oltre all’intitolazione di piazze tra le più importanti della città, cosa è stato dato ai Bilotti? E che valore hanno le statue? Sono copie o multipli?”. Le risposte non giunsero, il Mab si arricchì di altre statue, alcune furono danneggiate e poi restaurate.

Nei mesi scorsi, il Consiglio comunale bruzio ha approvato il Regolamento Mab, in cui non v’è traccia di assicurazione. Val la pena ricordare che le opere del Mab sono state prive di assicurazione per molti anni, durante i quali hanno subito anche un paio di danneggiamenti. Dopo i danni, furono assicurate dalla compagnia assicurativa “Groupama di Elisa Vommaro”, nel periodo in cui ci si preparava alle elezioni amministrative del 2016 ed Elisa Vommaro risultava candidata nelle liste di Occhiuto. Un anno dopo, a polizza scaduta, si doveva rinnovare la polizza assicurativa per il Mab e il 2 marzo 2017 fu pubblicata una determina che riportava testualmente che ‹‹negli atti di donazione modale che la famiglia Bilotti ha sottoscritto con il Comune di Cosenza per il potenziamento delle statue del Museo è espressamente previsto che il Comune provveda alla sicurezza delle opere “attraverso la stipula di una polizza assicurativa con Compagnia di suo gradimento ma comunque di primaria importanza e per un adeguato importo contro i rischi di danneggiamento, di atti di vandalismo e comunque di ogni e qualsiasi atto che pregiudichi la manutenzione, la conservazione, la sicurezza e l’integrità delle sculture”, pena la risoluzione della donazione stessa da parte della famiglia Bilotti››.

Ma come mai non si è avuta risoluzione alcuna della donazione negli anni in cui le statue risultavano non assicurate? Eppure, la famiglia Bilotti era a conoscenza che le statue del Mab non erano state coperte da alcuna assicurazione, ma nessuno disse nulla, salvo far sparire un’opera, come abbiamo scritto prima, per molto meno.

Per le opere d’arte esposte all’aperto, soggette pertanto ai danni causati dalle intemperie (come è accaduto alla Colonna di Sosno, già andata in frantumi una volta dopo essere stata restaurata in seguito a un urto subito da un camioncino di Ecologia oggi), dai vandali di corso Mazzini, dal fuoco che tutto brucia, anche i libri pregiati, e di chissà cos’altro, è necessaria una assicurazione che copra i danneggiamenti derivanti da quanto appena detto. Invece no, il Mab è stato per anni senza assicurazione. Ma torniamo alla seconda assicurazione, quella stipulata ad aprile 2017: la determina affidò di nuovo alla Groupama di Vommaro Elisa la polizza incendio con una spesa annuale pari a € 12.816, mentre la polizza furto, danni e atti vandalici alla Compagnia MunichRE, per il tramite della SYNKRONOS ITALIA SRL, che comportò una spesa annuale di € 19.496, per un totale di € 32.312. Cifra modestissima che non convince. Ma quanto vale il Mab?