Cosenza, l’Arte oggettiva del Maestro Sciacca: una cagata pazzesca

Si sa che l’Arte è soggettiva. O meglio: l’esperienza estetica è soggettiva. L’Arte soggettiva altro non è che la proiezione dei pensieri, dei sogni, della fantasia del pittore (o artista) sulla tela: quando l’artista crea non si preoccupa della persona che vedrà il tuo quadro, non gli interessa capire quali emozioni proverà di fronte ad una sua opera, l’unica cosa che gli interessa e riversare la sua soggettività sulla tela. E in questa rappresentazione estetica spesso “le cose” hanno forme e dimensioni diverse da quelle reali.

L’Arte contemporanea, sotto questo aspetto, può definirsi Arte soggettiva. Molte opere, per fare un esempio, di Picasso, possono essere definite “Arte soggettiva”. Così come sostiene il maestro Osho. Nelle sue opere Picasso riversa (o vomita) le sue paure, le sue angosce, le sue inquietudini, sulla tela, con l’intendo di liberarsene (come il vomito dopo una sbornia, dopo ti senti meglio), uno stato d’animo che appartiene solo all’artista, e a nessun altro, difficile da interpretare. Ecco perché di fronte a questo genere di opere ognuno reagisce emotivamente secondo il proprio vissuto e le proprie esperienze, in un vano tentativo di immedesimazione con l’artista. Da qui la semplificazione: ciò che può emozionare alcuni, non è detto che possa emozionare altri.

Ma esiste anche l’Arte oggettiva, ovvero: ogni forma di espressione (architettura, pittura, musica, teatro) che non abbia la mente come principio creatore e che susciti nell’osservatore la reazione voluta. Un’arte insomma che non appartenga al vissuto e all’esperienza dell’artista ma che sia “oggettiva” per l’appunto, che si rifaccia a regole e a conoscenze valide per tutti. Come l’opera apparsa sui muri dell’aula del consiglio comunale di Cosenza curata dal Maestro Antonio Sciacca. Un’opera oggettiva, perché chiara nella rappresentazione, in questo caso trattasi di personaggi storici di Cosenza e dei luoghi più importanti della città. Non c’è molto da interpretare qui.

Ma chi è il Maestro Antonio Sciacca?

Il Maestro Sciacca nasce a Catania il 13 maggio 1957, dove consegue i titoli accademici. Sciacca, celebrato come Maestro da critici di fama come Achille Bonito Oliva e Vittorio Sgarbi, ha insegnato all’Accademia di Belle Arti di Catania, e attualmente è docente di Pittura all’Accademia d’Arte e Restauro Nike di Catania.

Sciacca frequenta Cosenza dal lontano 2012 ed ha già avuto modo di far conoscere la sua arte ai cosentini con una mostra che si è tenuta del lontano 23 novembre del 2013 presso il Museo dei Brettii e degli Enotri, dal titolo: Cosenza un tesoro di città.

Una mostra che ha fatto discutere molto, non per la bellezza delle opere esposte, ma per un motivo che così racconto Camillo Giuliani su Calabria Ora nel lontano 2013: “…ci sono due uomini che si ritrovano nella città dei bruzi per ben ventiquattro volte uno affianco all’altro, intenti a immortalare i medesimi spettacoli che si offrono ai loro occhi, ma non si presentano e non si incontrano mai; uno ha con sé una Reflex, l’altro cavalletto e pennelli; il primo si chiama Emiddio (ma per chiunque è Ercole) Scorza, di mestiere fa il cineoperatore precario per conto del Comune, ma a Cosenza lo conoscono in tanti per il suo talento di fotografo che gli ha permesso di fissare nei suoi scatti gli angoli e i volti più suggestivi del capoluogo; il secondo di nome fa Antonio Sciacca ed è un pittore catanese. Dalla scorsa settimana – e fino al 23 novembre – nel museo dei Bretti e degli Enotri sono in mostra, infatti, 37 oli su tela dipinti da Sciacca, quadri che ritraggono la città del Crati e del Busento in tutta la sua bellezza. E ventiquattro di queste tele sono copie pedisseque di scatti di Scorza: non elaborazioni, come quelle di alcune opere di Dalì, Michelangelo o Leonardo in cui il maestro Sciacca ha aggiunto degli I-Phone e che valgono migliaia di euro, ma proprio copie, identiche alle foto originali. Due differenze, in realtà, ci sono: le immagini in un caso sono su pellicola e nell’altro su tela e su queste ultime, realizzate dopo le prime, c’è la firma di Sciacca mentre sulle altre quella di Scorza. Il Comune ha commissionato le tele all’artista siciliano per promuovere la città, come se quelle riproduzioni di Cosenza, finché fossero state opera di un fotografo locale e non di un rinomato pittore, non avessero lo stesso potere descrittivo pur essendo uguali tra loro”.

Insomma il maestro Sciacca invece di girare per i vicoli della città, ha preferito copiare pari pari le immagini fotografiche di Ercole Scorza, il quale si è rivolto al giudice ottenendo il sequestro delle opere. Attualmente la “causa” è in corso presso il tribunale di Catania.

Una brutta parentesi per il maestro Sciacca. Ritornando alla sua Arte Oggettiva una cosa in questa caso la possiamo dire con certezza: questa opera è oggettivamente una cagata pazzesca.