Anna Laura Orrico continua a mostrarsi come la vestale dell’ortodossia grillina: intransigente contro i privilegi, paladina dei diritti, voce indignata contro la corruzione e il clientelismo. A ogni piè sospinto, non perde occasione per bacchettare gli altri partiti, denunciando pubblicamente tutto ciò che odora di mala politica. Ma quando si tratta di guardare in casa propria, improvvisamente tace. Non una parola, non un commento, non un cenno di dissociazione, ad esempio, sulla catastrofe sociale che porta la firma di Veronica Buffone, assessore al Welfare del Comune di Cosenza, espressione diretta proprio del Movimento Cinquestelle.
Eppure c’è poco da ignorare. Da quando ha messo piede a Palazzo dei Bruzi, la Buffone è diventata il simbolo di tutto ciò che il Movimento diceva di voler combattere, omologandosi in tutto e per tutto al sistema malandrinesco che caratterizza l’amministrazione Franz Caruso: immobilismo, opacità, servilismo, e soprattutto disinteresse totale verso i cittadini più fragili. Mentre la Orrico parla di “giustizia sociale” e “lotta alle disuguaglianze”, la Buffone, nei fatti, ha trasformato l’assessorato ai Servizi Sociali in un deserto amministrativo dove regnano l’abbandono, l’arroganza e l’illegalità tollerata. Non che prima fosse diverso. Ma da lei, che fa parte del Movimento, ci si aspettava una “ristrutturazione” dell’assessorato, o quantomeno una maggiore attenzione verso i reali problemi dei cosentini. E invece, oltre alle solite e pallose iniziative di rappresentanza che evocano rispetto e dignità per tutti solo per la durata del convegno, da parte sua nessun intervento nei quartieri, nessuna presenza tra disoccupati, sfrattati, senzatetto. Nessun piano di rilancio.
Per Veronica Buffone, assessore alle Politiche Sociali, la città reale, quella che soffre, semplicemente non esiste, o meglio: la vede ma fa finta di non vederla. Così come fa finta di non vedere tutti i traffichini che girano nel suo ufficio, la cui presenza, che non può certo negare, è stata ampiamente documentata in diverse denunce, come ben sa la Buffone, sentita sul tema dalla polizia giudiziaria. Personaggi che amministrano il patrimonio pubblico come fosse loro, e decidono chi deve avere una casa e chi no. E tutto sotto gli occhi dell’assessore Buffone, che non ha mai fatto niente per fermare questa oltraggiosa, per i cosentini, deriva.
La sua unica azione concreta, ad oggi, è una delibera firmata il 26 settembre 2022, che autorizzava lo sgombero di undici famiglie in emergenza abitativa, per fare spazio agli interessi speculativi dell’ingegnere Pianini, un nome ben noto a chi mastica il cemento intrallazzato di Cosenza. Famiglie sbattute per strada senza alternativa, mentre il Comune continuava a pagare affitti gonfiati per vivere in tuguri pieni di muffa e scarafaggi. Palazzi dichiarati inagibili dai vigili del fuoco e lasciati marcire per anni, pur di garantire l’assegno mensile al fornitore “di fiducia”. Delibere dal valore di oltre 400.000 euro all’anno, di cui la Buffone disse, ascoltata dalla polizia giudiziaria, di non saperne niente. Il suo assessorato ha sborsato per anni questa mostruosa cifra con la quale si sarebbe potuto risolvere il problema dell’emergenza abitativa in maniera definitiva, ma lei non ne sapeva niente. Non sa, o fa finta di non sapere, quello che succede nel suo assessorato. E già questo basterebbe per allontanarla da un incarico così delicato. Ma a nessuno sembra interessare ciò che la Buffone fa nel suo assessorato, tranne a Nicola Adamo, che oggi l’accusa di essere un’incapace e responsabile di una gestione delle politiche sociali del tutto inesistente. Per il resto, può restare comoda sulla sua poltrona.
E tutto questo sotto gli occhi di Anna Laura Orrico, che però pare cieca, muta e sorda. Preferisce indignarsi a distanza, senza sporcarsi le mani con la realtà scomoda che riguarda la propria area politica. Veronica Buffone, intanto, resta incollata alla poltrona, pur sapendo di essere diventata una figurina, una bandierina utile solo a garantire la finta alleanza Cinquestelle–Pd voluta da Nicola Adamo, e che — come detto — oggi la scarica. Un teatrino in cui i diritti sociali sono carta straccia, e i cittadini in difficoltà diventano fastidiosi ostacoli agli affari dei soliti noti. Che fine ha fatto la “diversità grillina”? Quella che diceva “uno vale uno”, che prometteva trasparenza, giustizia, attenzione agli ultimi? La Buffone è una Di Maio in miniatura: mimetica, accomodante, pronta a voltare la faccia dall’altra parte pur di mantenere il ruolo, o meglio il titolo. E la Orrico, nel suo silenzio complice, non fa altro che legittimare questo scempio. Il vero problema dei 5 Stelle non è chi li attacca da fuori. È chi, da dentro, tradisce ogni giorno le loro promesse. E chi, come Anna Laura Orrico, continua a vendere purezza mentre protegge il marcio. Il tempo della doppia morale è finito. A predicare sono bravi in tanti. È il razzolare che li fotte.