Cosenza. Le proposte della Sinistra Cgil sul Convitto Nazionale “Telesio”

LE PROPOSTE DELLA SINISTRA CGIL SUL CONVITTO NAZIONALE

L’attenzione ed il dibattito creatisi in questi giorni sulle vicende del Convitto Nazionale “B. Telesio” costituiscono una grande opportunità. Una volta scongiurata, grazie all’impegno ed alle denunce prodotte come Sinistra CGIL, la pessima ipotesi della cosiddetta annessione al Liceo Classico, resta aperta la prospettiva che nel nostro territorio si vuole delineare per il Convitto. Prerogativa che naturalmente non è né può essere dell’attuale dirigente che ne detiene esclusivamente la reggenza.

Ci pare evidente che proprio ora ci siano le condizioni per discutere del ruolo e della funzione di questa importantissima e storica Istituzione scolastica, che nel passato ha avuto la capacità di essere riferimento per ogni segmento della società. Solo negli ultimi anni della sua autonomia, per la crisi manifesta di considerazione e di risorse, il Convitto aveva faticato moltissimo e vedeva appannata la sua attività.

Gli anni dell’attuale reggenza ne hanno invece mutato totalmente la ragion d’essere, trasformandolo in una scuola elitaria, riservata, escludente. Inaccessibile ai più per le rette elevatissime, la frequentazione del Convitto è iniziata ad apparire come una sorta di status. Noi pensiamo che ciò rappresenti la negazione di ogni idea di Scuola pubblica, inclusiva, aperta a tutte e tutti, che garantisce pari opportunità per il raggiungimento degli esiti formativi.

Ed allora crediamo che vada rilanciata fortemente un’attiva dinamica di contrasto all’abbandono scolastico, alla dispersione, all’esclusione, che in passato il Convitto ha svolto brillantemente. Non certo creando una scuola-ghetto, dove si concentrino ragazze e ragazzi con i più diversi problemi, ma la scuola della mescolanza, dell’inclusione, del gomito a gomito, delle mille diversità che diventano ricchezza.

Non lavorare con questa finalità vuol dire non comprendere ciò che accade intorno a noi o restarne indifferenti complici. La crisi sociale che colpisce le classi popolari e gli oramai ex ceti medi, l’attacco ai diritti acquisiti con la riduzione della spesa pubblica in direzione di chi ha maggiori problemi e necessità, i danni arrecati dall’emergenza epidemiologica anche nelle scuole dove la DAD ha avuto effetti devastanti sui processi di apprendimento e sulle relazioni, ci impongono il dovere che si guardi verso questa direzione.

Valutiamo che sarebbe sufficiente che l’Amministrazione Comunale impegnasse 30.000 euro circa all’anno per avviare un certo intervento di contrasto ad almeno alcune problematiche relative all’inclusione scolastica, contribuendo direttamente al pagamento delle rette (che tra l’altro ci appare obbligatorio ridurre dall’esoso importo attuale) per il Convitto. Certo uno sforzo data l’attuale stato contabile dell’Ente, ma non certo eccessivo per un capoluogo di provincia e soprattutto necessario.

Ben comprendiamo come, in tempi di reazione imperante, una parte della città “in” possa storcere il naso. La “mescolanza” non piace a tutti! Ma, come cantavamo tempo fa, “del resto, mia cara, di che si stupisce, anche l’operaio vuole il figlio dottore”. E noi vogliamo proprio questo. Che tutte e tutti possano studiare ed arrivare con merito ai livelli più alti di istruzione. Come recita, anche se molti se ne vogliono dimenticare, la nostra Costituzione che rimane, nonostante tutti gli attacchi che subisce, vigente nella forma e nella sostanza.

Pino Assalone, coordinatore regionale di “Democrazia e Lavoro” – Sinistra CGIL