Legambiente: scuole col trucco
di Michele Giacomantonio
Per Legambiente le scuole cittadine sono al top in Italia, ma il Comune si indebita per renderle agibili
La narrazione fantasiosa e brillante prodotta dall’amministrazione comunale e che pervade Cosenza raccontando di una città magnifica, ogni tanto fa i conti con la realtà e si infrange contro la durezza del muro dei fatti. Accade così che attorno alla metà di ottobre Legambiente abbia premiato il Comune di Cosenza per gli sforzi condotti per rendere migliori le scuole cittadine. “La nostra città – scriveva il Comune di Cosenza – risulta al 17° posto in Italia, mentre prima si trovava in 59° posizione. Gli indicatori di Legambiente fanno riferimento ad interventi strutturali sugli edifici scolastici, alla manutenzione. Il rapporto analizza il servizio mensa e quello di scuolabus, le biblioteche”. La locale rappresentanza di Legambiente è stata interpellata da alcuni cittadini sull’indirizzo mail e sui riferimenti social dell’associazione su come venissero redatte le valutazioni e quali ne fossero i criteri, ma non ha mai voluto rispondere, mostrando anzi una certa insofferenza verso le domande. Ovviamente l’amministrazione comunale esaltò il risultato, fino a spingere il sindaco a sostenere che “Anche per quanto riguarda le scuole Cosenza è la migliore città del sud e tra le migliori d’Italia”. Giudizio che forse agli occhi dei cittadini deve essere sembrato almeno un poco esagerato, ma che serviva ad affermare come le scuole cosentine, sotto la gestione Occhiuto, fossero diventate un paradiso educativo da fare invidia agli scandinavi.

La realtà era assai differente e le maestre, i bambini e le loro famiglie lo sapevano benissimo. Altrettanto bene lo sapevano a Palazzo dei Bruzi. Infatti sempre nel mese di ottobre sul sito del Comune venivano pubblicate la delibera di Giunta (Deliberazione n°159) e la determina del Settore 7, Infrastrutture, che predisponevano urgenti lavori di manutenzione per le scuole cittadine di competenza. L’elenco citato degli edifici che necessitavano lavori includeva tutte le scuole elementari, gli Istituti comprensivi e alcune scuole medie. Praticamente la determina comunale certificava la disastrosa condizione in cui versavano le scuole, contraddicendo le meraviglie raccontate dall’indagine che premiava l’amministrazione. La lista delle cose da riparare con urgenza è desolante, infatti la determina impietosamente parla di: gradini rotti; intonaco pareti da rifare; finestre ed infissi da sostituire; sanitari rotti; perdite d’acqua; mancanza di porte; mancanza di maniglioni antipanico; porte antincendio non a norma; infiltrazione d’acqua; prese elettriche non funzionanti o non a norma; assenza rampa disabili; ascensori rotti e infine campanelle non funzionanti, che per una scuola pare piuttosto grave.

Nessun posto lusinghiero in graduatoria, nessuna città europea, la delibera del Comune dichiarava come studiare nelle scuole cittadine fosse perfino pericoloso. A fianco della consapevolezza della giunta comunale sulle spaventose condizioni in cui versavano le scuole c’è anche quella che riguarda la voragine delle casse comunali. La somma delle due incresciose situazioni è tale da indurre gli amministratori a scrivere che “dati i limiti imposti dal budget messo a disposizione dell’Amministrazione, non si è potuto progettare la risoluzione di tutte le criticità e si è quindi effettuata una cernita degli interventi più urgenti e congeniti, in modo da garantire il regolare svolgimento delle attività didattiche in condizioni di comfort ambientale e da assicurare i requisiti minimi di igiene, eliminando, o quantomeno riducendo, nel contempo, situazioni di rischio”. Dunque sostanzialmente si avverte che i lavori previsti non potranno risolvere tutti i problemi individuati, ma serviranno appena a mettere una pezza ad una situazione gravissima e data la condizione delle casse comunali “la spesa complessiva di € 150.000,00, riportata nel Quadro Economico, sarà impegnata con Mutuo da contrarre con Cassa Depositi e Prestiti”.
Poveri, sgarrupati e indebitati, ma tra i primi in Italia.