Dalla sera del 25 agosto Cosenza è una città sospesa. Da quella maledetta sera nella quale la città ha appreso sgomenta e sbigottita della tragica morte in Sila di Ilaria Mirabelli in circostanze misteriose e per niente chiare, nessuno trova pace. Chi per un motivo, chi per un altro. Si respira a piene mani paura e tensione ma tra le pieghe della città c’è anche tanta voglia di fare emergere la verità. E se il corpo di Ilaria ha parlato e sta parlando dopo l’autopsia (lesioni gravi alla clavicola anteriore e posteriore sinistra, all’ascellare sinistra e perforazione del polmone sinistro), adesso a parlare dovrà essere l’autovettura sulla quale la giovane e solare ragazza cosentina ha compiuto l’ultimo viaggio. La Volkswagen Up di proprietà di Antonio Molinari, il ricco e potente boiardo di stato legato a doppio filo a politici del calibro di Oliverio e Occhiuto, che continua a proteggere il figlio Mario, denunciato dalla famiglia di Ilaria Mirabelli con le ipotesi di reato di omicidio volontario o stradale e indagato dalla procura di Cosenza, per il momento, per omicidio stradale.
Il 20 settembre quell’auto, attualmente sotto sequestro e custodita nello storico soccorso stradale che fu del compianto Ciccio Misasi, sarà oggetto degli accertamenti tecnici irripetibili disposti dalla procura, che ha nominato come perito l’ingegnere Fausto Carelli Basile. Gli esperti del settore sostengono che in quell’auto ci possa essere almeno una parte della verità che la città di Cosenza sta cercando. A partire dalla risposta più importante, ovvero chi era al volante in quella maledetta domenica di fine agosto.
Ma mentre attendiamo che arrivi giorno 20, il tam tam frenetico della città e di quella parte sana di Cosenza che vuole arrivare alla verità, ci ha fatto arrivare una voce che non sembra proprio campata in aria, anzi. Da quando i media locali che difendono in maniera sempre più imbarazzante e tragicomica il rampollo della Cosenza bene hanno diffuso gli estremi della targa della Volkswagen Up della famiglia Molinari, sembra emergere un aspetto inquietante. Sono almeno cinque le persone che ce lo hanno fatto notare con insistenza e che ci hanno posto la fatidica domanda: “Ma nessuno sa o ha il coraggio di dire e di scrivere che l’auto dei Molinari era priva di assicurazione?“. Le persone che ci hanno fatto arrivare alla voce, ovviamente, non si sono limitate alla domanda, ma attraverso delle app di facilissima consultazione e utilizzando gli estremi della targa del veicolo, hanno scoperto che il veicolo non risulta assicurato.
Il dato che oggi diffondiamo non è ufficiale e per questo lo valutiamo con il condizionale ma molte persone che hanno a che fare con queste vicende, ci assicurano che questo dato è veritiero al 99% e comunque può essere facilmente verificato.
A Cosenza ci sono tante persone perbene e sotto certi aspetti anche coraggiose. E la domanda successiva a quella del “coraggio” è ancora più diretta: “Forse per questo Molinari dice che guidava Ilaria… perché altrimenti oltre a tutto quello che sappiamo, dovrebbe anche risarcirla…”. E il ragionamento non fa una grinza. Sotto il profilo tecnico, quando ci si trova in questa casistica, entra in campo il Fondo vittime, che obbliga la compagnia di assicurazioni a rivalersi nei confronti di chi è inadempiente e ha provocato in qualche modo l’incidente. Ma l’aspetto prevalente è sicuramente un altro. Chi viaggia senza assicurazione, oltre a correre un rischio molto grosso, ci restituisce sempre l’immagine arrogante e spregiudicata di chi si sente al di sopra della legge e non serve molta fantasia per applicare la definizione alla famiglia Molinari, che in molti casi – e non soltanto in questo – ha dimostrato di essere in grado non solo di condizionare la legge ma proprio di ribaltarla. E anche in questo caso non mancano le persone disposte a darcene prova.