L’Unione Sindacale di Base (USB) sarà presente giovedì 31 ottobre alle ore 10:00 al presidio convocato dall’Assemblea “Stutamuli tutti“ sotto la Direzione Generale dell’ASP di Cosenza per ribadire che un servizio centrale come quello della sanità non può essere amministrato con gli stessi criteri e parametri di funzionamento che stanno alla base della gestione di un’azienda. Il sistema della malasanità calabrese è sotto gli occhi di tutti e si ripercuote sia sui cittadini che sui lavoratori.
È di poche settimane fa la notizia del feto morto a Vibo Valentia per l’assenza di anestesisti, di qualche settimana prima la morte di una donna a Cetraro durante il parto. Notizie che purtroppo si ripetono ormai troppo spesso e che sono l’evidenza di un sistema al collasso e dell’incapacità politica di affrontare strutturalmente la questione. Ogni giorno dentro le corsie degli ospedali ci scontriamo con l’atavica mancanza di personale, eppure i signori che governano la sanità calabrese si permettono il lusso di licenziare i lavoratori, di non rinnovare i contratti a quelli che già vi operano e di non assumerne di nuovi. Il commissariamento che pende sulle teste dei calabresi da 10 anni non ha prodotto nessun avanzamento significativo sulla qualità del servizio né sulla gestione economica del sistema. Anzi ha determinato il suo collasso.
La Calabria è l’ultima regione in Italia per capacità di erogazione dei LEA, livelli essenziali di assistenza. Tutto ciò determina l’impossibilità di accedere alle cure e la necessità di andare a curarsi altrove. Un vero e proprio calvario economico e sociale. Nel solo 2018 sono stati oltre 70 mila i calabresi costretti ad andare a curarsi nelle altre regioni d’Italia con una spesa che si aggira intorno ai 350 milioni di euro (senza considerare i soldi che gravano sulle tasche dei pazienti e dei loro familiari per la gestione di questi viaggi della speranza). Allo stesso tempo si registra un costante processo di smantellamento dei servizi e un’operazione graduale di privatizzazione.
Interi reparti vengono chiusi, ridimensionati o artatamente lasciati all’incuria e al degrado per far passare il messaggio che il pubblico è sinonimo di spreco, di mala-gestione e che quindi è necessario privatizzare. Per poter prenotare un esame strumentale o avere una consulenza specialistica presso l’ospedale è necessario avere la raccomandazione di un “padreterno” della sanità altrimenti si rischia morire nell’attesa. È solo di qualche ora fa la notizia che a Catanzaro ad una ragazza di 15 anni con presunti noduli al seno, presso il Policlinico sia stata prenotata una consulenza nel 2021!!! Se si è disposti invece a sborsare centinaia di euro si bypassano i tempi d’attesa ricorrendo al business dell’intramoenia. Anche nei centri privati convenzionati i tempi per accedere ad una prestazione in convenzione sono lunghissimi. Diversamente invece senza impegnativa si hanno subito le porte aperte. Un sistema sempre più a misura dei ricchi e che nega l’accesso alle cure per chi non ha i soldi per curarsi o non ha santi in paradiso. È necessario un cambio di rotta. È necessario mettere al centro la persona, i suoi bisogni, garantire un sistema dignitoso ed efficiente di cura ed assistenza e dare il giusto riconoscimento ai lavoratori che vi operano all’interno.
L’USB rivendica la nazionalizzazione del Servizio Sanitario; la re-internalizzazione di tutti i servizi esternalizzati e dei lavoratori della sanità privata; l’aumento dei posti letto in relazione al numero degli abitanti; lo sblocco del turn-over, la stabilizzazione di tutti i precari e lo scorrimento delle graduatorie aperte; la promozione di una seria politica votata a garantire la salute in tutti i suoi ambiti, controllo ambientale, sicurezza nei posti di lavoro, prevenzione delle dipendenze, salute mentale, diritto all’abitare in case salubri, l’apertura di consultori in ogni quartiere.