Cosenza, chi nasconde (e insabbia) le informative di Polizia Giudiziaria alla Manzini?

A che punto sono le inchieste portate avanti dal sostituto procuratore Manzini? La Manzini, come si sa, è impegnata in due inchieste scottanti: gli appalti spezzatino e la corruzione a Palazzo dei Bruzi. Un’attività che ad essere sinceri, fino ad oggi, nonostante vada avanti da anni, non ha prodotto grandi risultati. Al di là di qualche interrogatorio e qualche mese di vacanza ai dirigenti interdetti, di più non si è fatto. Ma già il fatto che ci stia provando, non senza problemi, per la città di Cosenza risulta un elemento di novità mai visto prima. Nessuno aveva mai osato toccare gente pesante come il dirigente Pecoraro o il potente ed ammanicato Potestio. 30 anni di assoluta impunità, del resto, non si cancellano con un colpo di spugna. La procura cosentina ha sempre offerto garanzie ed impunità all’intera classe politica locale, ai colletti bianchi e a tutti gli imprenditori collusi: prima Serafini, dopo Granieri, ed ora Spagnuolo.

Lo abbiamo detto un miliardo di volte: Cosenza risulta, come le informative del ministero degli Interni da sempre dicono, una delle città italiane con il più alto tasso di corruzione nell’amministrazione pubblica, ma nessun procuratore, né pm, ha mai promosso una sola inchiesta su questo odioso reato che impedisce al nostro territorio di svilupparsi. Ecco perché le inchieste portate avanti dall’aggiunto Manzini, seppur tra una pettinata di bambole e l’altra, diventano un “episodio” di assoluta novità. Questo resta un dato incontrovertibile.

Alla luce di questo una  domanda nasce spontanea: le inchieste portate avanti dalla Manzini sono genuine oppure no? O meglio: tutto il lavoro fin qui svolto dalla Manzini è solo una sorta di specchietto per le allodole, necessario per placare l’opinione pubblica consapevole del livello di corruzione presente in città e delle coperture offerte dalla procura ai loro intrallazzi – un modo per far credere alla gente che la procura lavora, senza però produrre danni rilevanti agli amici degli amici – oppure c’è qualcuno che impedisce alla Manzini di fare fino in fondo il proprio lavoro?

Bene, oggi siamo in grado di dirvi che la Manzini da quando è arrivata a Cosenza ha trovato non poche difficoltà nel portare avanti le inchieste che riguardano i reati legati alla pubblica amministrazione. Sappiamo per certo, da fonti interne alla polizia giudiziaria che lavorano fianco fianco con i pm, che qualche pezzotto della procura e dell’ufficio Gip, hanno contrastato più di una volta la Manzini, impedendo di fatto a diversi ed onesti poliziotti della giudiziaria di “depositare” le loro dettagliate informative sull’attività di molti politici e non solo, dove sono accertate azioni penalmente perseguibili, necessarie all’aggiunto Manzini per completare il quadro accusatorio delle sue inchieste. Ad alcuni di questi onesti poliziotti è stato “consigliato” di lasciar perdere le indagini. Informative che sono finite, come tante altre, nel dimenticatoio della procura. Ma qualcuno non ci sta, e si è premurato, come è successo altre volte, di “farci leggere” queste informative. E’ chiaro che non possiamo entrare nei dettagli, altrimenti i corrotti della procura capirebbero subito di chi si tratta, con conseguenze disastrose per chi ci ha “informato”, ma alcune cose “di contorno” possiamo dirle per far capire a chi deve capire che le cose le sappiamo. Senza scoprire le fonti.

Abbiamo appreso leggendo queste informative, dei “vizi” di alcuni personaggi politici e non, e come “passano” la giornata, quando non sono impegnati in intrallazzi. Nelle informative gli investigatori descrivono le abitudini di un candidato, a queste elezioni, del centrodestra, dedito al gioco “d’azzardo” , spesso “accompagnato” da un consigliere comunale, nei vari casinò e bische sparsi per l’Italia con la scusa delle “missioni”.  Da qui dicono gli investigatori, la loro “perenne” necessità di reperire denaro. Non possiamo andare oltre. Ma non si ferma qui il “contorno”: si parla anche di un giudice che per coprire la tossicodipendenza di un proprio congiunto si sarebbe adoperato a “cancellare” il nome del pusher da una importante operazione antidroga avvenuta a Cosenza. E ancora: gli investigatori hanno monitorato e attenzionato diversi politici di Palazzo dei Bruzi, e diversi dirigenti comunali, segnalando alla procura diverse attività illecite svolte da alcuni di loro. Ma su tutte, la cosa che più ci ha colpito è quella che gli stessi onesti investigatori, non hanno avuto remore nel denunciare alcuni loro colleghi invischiati in episodi di corruzione in tribunale. Con tanto di nomi e cognomi di pm, poliziotti, giudici e del solito avvocatone.

Per meglio far comprendere alla procura che davvero abbiamo letto queste carte, cito un particolare che ci dicono “citabile”, perché nell’ambiente giudiziario è conosciuto da tutti e non è riconducibile a nessuno in particolare: conosciamo anche la storia “dell’edicola canterina”.

Non possiamo andare oltre perché per noi tutelare le fonti è la priorità delle priorità. Quello che abbiamo raccontato serve per far capire a chi di dovere che la situazione in procura è grave, al punto che onesti operatori di polizia giudiziaria sono stati costretti a rivolgersi a noi per rendere pubblica la faccenda, sottolineando che sono mesi che queste informative sono state “depositate”, come sa bene Spagnuolo, confermando che qualcuno impedisce alla Manzini di allegare agli atti delle sue inchieste. Chi è questo qualcuno?

Certo è che la Manzini dovrebbe trovare il coraggio di denunciare questa grave situazione, ma evidentemente ha paura, perché muoversi contro i suoi colleghi non è facile. Ci auguriamo che possa trovare il coraggio di procedere, sapendo che se ciò avvenisse avrebbe dalla sua l’intera città che non vede l’ora di trovare qualcuno disposto a fare un po’ di pulizia. E se serve un “aiutino” , non si faccia scrupoli la Manzini, a chiedercelo, noi siamo dalla parte di chi lotta per la Giustizia, la legalità e soprattutto la Libertà.