Il caso della neonata rapita e ritrovata a Cosenza continua inevitabilmente a tenere banco nella Città dei Bruzi dove viene commentato ancora di più all’indomani della decisione della Gip del Tribunale di Cosenza Claudia Pingitore di scarcerare Acqua Moses.
Gli accertamenti stanno riguardando anche la struttura sanitaria dove è avvenuto il rapimento. Troppo facile, hanno sostenuto gli investigatori, entrare, ma soprattutto uscire con una neonata in braccio. Il papà della bimba rapita ha riferito: “Sembra che la donna ci provasse già da giorni, perché già da venerdì hanno detto che era entrata in clinica. Dalle telecamere si vedeva, hanno detto che stava qui fuori. Da questa clinica – ha aggiunto – purtroppo entra e esce chiunque. Non c’è nessuno che controlla, non c’è nessuno né all’entrata né all’uscita”. Le indagini vengono svolte anche in questo senso: chi doveva sorvegliare le entrate e le uscite soprattutto, queste ultime, con neonati al seguito?
Rosa Vespa nel suo interrogatorio ha detto di aver raccontato per nove mesi di essere incinta e che da una bugia ne derivavano tante altre da cui non riusciva più a uscire. Ci sono stati dei momenti – ha detto la donna – in cui ha provato a dire la verità ai suoi familiari e a suo marito, ma non ci è mai riuscita. Ha mentito fino a comprare tutti gli oggetti per la nascita di un bimbo e ha detto al marito che il 21 gennaio il piccolo Ansel finalmente sarebbe potuto essere portato a casa. Ha ribadito che non ha mai voluto fare del male alla piccola Sofia, di aver fatto tutto da sola e che il marito era all’oscuro di tutto. Su quanto accaduto in clinica dice di ricordare poco. Fonte: SkuTg24 (https://tg24.sky.it/cronaca/2025/01/25/neonata-rapita-cosenza-punti-chiarire?card=9)