Cosenza. “No all’autonomia differenziata”, mobilitazione per la manifestazione

Sono circa 60 le amministrazioni comunali, decine e decine le associazioni, nonché i partiti, i giornalisti e i personaggi pubblici che hanno aderito alla manifestazione indetta per oggi sabato 10 giugno da Cgil Cosenza, Cgil Pollino-Sibaritide-Tirreno e Coordinamento Democrazia Costituzionale contro l’autonomia differenziata. Si tratta di una delle prima mobilitazioni sul tema nel Mezzogiorno.

“Abbiamo raccolto – ha dichiarato Massimiliano Ianni, segretario generale provinciale della Cgil – un mondo eterogeneo, anime diverse ma unite per dire no all’autonomia differenziata. Se il ddl Calderoli diventasse legge si tratterebbe di un vero e proprio suicidio sociale che metterebbe in discussione la Repubblica stessa. L’allarme è alto, tanto che questa manifestazione nata da Cosenza ha ormai carattere regionale, possiamo dire che il dieci giugno sfilerà in corteo la Calabria”.

Il corteo partirà alle 9 e 30 da piazza Loreto per arrivare a via Tocci, sede della Confindustria di Cosenza, dove si darà spazio agli interventi. Il percorso prevede il passaggio attraverso via Caloprese, piazza Fera e via Alimena. 

L’appello della manifestazione

Sabato 10 giugno, a Cosenza, saremo in piazza contro le misure normative del Governo Meloni sull’autonomia regionale differenziata che, se realizzate, avranno ricadute drammatiche e certamente peggiorative delle diseguaglianze sociali e territoriali in essere, specialmente sui territori meridionali già da tempo colpiti da fenomeni di impoverimento, degrado e spopolamento.

A Cosenza e in Calabria, con la manifestazione intendiamo dare ulteriore forza e sostegno all’impegno profuso in questi mesi da tanti soggetti sociali, culturali, associativi, politici e istituzionali, per contrastare i disegni secessionisti, in difesa della Costituzione.

Gli obiettivi della manifestazione sono anzitutto il ritiro del “ddl. Calderoli” (A.S. 615) e il sostegno alla approvazione della Legge d’Iniziativa Popolare – Villone – che interviene sul vero cuore del problema dell’Italia: la frammentazione eccessiva delle competenze normative e amministrative, la debolezza degli interventi perequativi, l’assenza di livelli uniformi di godimento dei diritti di cittadinanza, le fragilità del SSN e l’organizzazione della Sanità Pubblica scomposta da oltre 20 anni di eccessiva regionalizzazione e in Calabria di commissariamento.

E’ nostra intenzione opporci fermamente alla “secessione dei ricchi” (voluta solo da alcune delle forze politiche della maggioranza parlamentare), puntando in primo luogo a difendere

L’unità nazionale, la centralità parlamentare, l’eguaglianza sociale e territoriale, in una Europa sociale e solidale.

Abbiamo ben chiare e distinte le priorità sociali ed economiche del Paese e del Mezzogiorno, che sono in particolare:

1) un rinnovato ruolo dello Stato, la revisione del “regionalismo” e il rafforzamento istituzionale della rete dei Comuni e delle amministrazioni Locali;

2) il rafforzamento e la perequazione della spesa sociale in sanità, nell’istruzione, nei servizi sociali, nelle infrastrutture e per l’ambiente;

3) la difesa e il rafforzamento dell’istruzione e della Scuola Pubblica, fondamento della cittadinanza attiva;

4) il rafforzamento e la difesa della Salute (“diritto alle cure” e “diritto alla prevenzione”) come diritto individuale e come interesse collettivo, un adeguato finanziamento del SSN come presidio per condizioni di vita eque e dignitose su tutto il territorio nazionale;

5) il potenziamento, la manutenzione e la gestione delle reti infrastrutturali per le comunicazioni (fisiche e digitali) e per la difesa idrogeologica, la cura e la rigenerazione degli ambiti e dei territori degradati;

6) politiche ad hoc per l’occupazione, per i servizi pubblici, per combattere lo spopolamento e l’abbandono delle Aree Interne e favorire la “restanza” delle comunità rurali.

Per queste ragioni facciamo appello alla sensibilità di tutte le cittadine e di tutti i cittadini, alle lavoratrici e ai lavoratori, le studentesse e gli studenti, le pensionate e i pensionati, le giovani e i giovani disoccupate e disoccupati per la massima partecipazione.