Cosenza, Occhiuto si libera delle zavorre: dopo Sgarbi tocca a Padre Fedele

Caro Padre Fedele, dopo Sgarbi, ora tocca a te. La tua nomina ad assessore, parliamoci chiaro, non ha prodotto niente. Eri convinto con questa nomina di attirare l’attenzione della chiesa sul tuo caso. Ma così non è stato.

Speravi che mettendoti al servizio di Occhiuto le cose per te sarebbero cambiate. Magari pensavi ad una intercessione di Occhiuto con il Vescovo o con qualche alto prelato romano suo amico di intrallazzi. Ma ad Occhiuto della tua sospensione a divinis non gliene frega niente. Tu eri solo funzionale ai fatti suoi in quel momento, e per questo ti ha chiamato col solo scopo di strumentalizzarti, ed ora che non gli servi più ti scarica come un sacchetto di spazzatura. Strumentalizzazione alla quale ti sei prestato senza pensare alla conseguenza di questo tuo insano gesto.

Hai preferito abbandonare chi ti ha voluto veramente bene e per te si è speso, come tu fai con i poveri: sinceramente e con amore. Pensavi che Occhiuto avrebbe sposato la tua causa fino in fondo e si sarebbe battuto per te fino alla fine, così come hanno fatto tanti tuoi sinceri amici e per questo, ancora oggi, alcuni ne pagano le conseguenze, ma come puoi vedere anche tu, così non è.

Hai fatto la tua scelta ed ora che si è rivelata sbagliata mi chiedo che ne sarà di te.

Mi chiedo se nella tua infinità umiltà sei disposto a chiedere scusa a chi, in sincerità, e solo per il tuo bene, ti aveva avvisato di questo inevitabile e triste epilogo.

Caro Padre Fedele, sposando la causa di Occhiuto una bella figura non ce l’hai fatta. Ti sei messo dalla parte della cupola. Di chi affama la gente e vive lucrando sul denaro pubblico. Questo non puoi far finta di non saperlo. Perché hai sempre vissuto sui marciapiedi di questa città. E sai che la povertà contro la quale ti sei sempre battuto con nobiltà e grande generosità, dall’alto della tua vera e profonda spiritualità, non è una condizione che arriva da sola come il raffreddore. Ma è frutto dell’avidità degli uomini di potere con i quali hai deciso di sederti a “tavola”.

Lo so che  hai agito spinto dalla tua buona fede, e dal tuo bisogno spirituale di ritornare ad essere un sacerdote. Lo so che le tue intenzioni sono buone: la tua generosità di animo e di spirito la conoscono tutti. E tutto quello che hai subito è stata una delle più grandi ingiustizie che la storia di questa città ricorderà. Una mostruosità senza precedenti. Una cattiveria nei tuoi confronti che non trova nessuna giustificazione. E nonostante ciò, i tuoi fratelli di convento hanno deciso che tu devi restare fuori. Una vergogna per la chiesa tutta, e specialmente per la chiesa di questa città. Non meritavi e non meriti quello che ti stanno facendo. Ma non poteva e non può essere uno come Occhiuto a dipanare questa tua ingarbugliata matassa. Che altro non ha fatto, secondo me, che metterti ancora di più in cattiva luce agli occhi di chi ha sempre creduto in te.

Oggi per tua fortuna si scioglie questo insano legame. E potrai riprendere il tuo cammino tra gli ultimi che non hai mai abbandonato, e con loro costruire la tua “Chiesa”, perché se è vero che esiste DIO, lui guarda e sa da che parte sta il giusto. E non punirà mai chi come te ha dato  la propria esistenza agli ultimi. E in tutto questo non c’entra nè Occhiuto, nè il Vescovo, nè il Papa, ma solo la tua coscienza. E’ solo una questione tra te e DIO.

GdD