Cosenza, Occhiuto si tradisce: 150 milioni in 7 anni agli amici degli amici

L’appeal dell’intervista di Occhiuto, condotta da Massimo Clausi e Attilio Sabato, sta tutto nelle visualizzazione ottenute su Youtube: 4. Due di queste le ho fatte io.

Più che un’intervista, quello di Occhiuto, è stato un comizio. Il duo Sabato/Clausi non riesce ad andare oltre l’ovvio, lo scontato, e al già concordato. Nessun mordente, non un minimo di punzecchiatura, nessuna domanda imbarazzante. Nu murtuariu. Due palle che non ti dico. Le domande (se così si può dire) di Clausi e Sabato sono state un continuo assist al sindaco che non ha perso certo l’occasione di pavoneggiarsi e di lodare il proprio operato. Ed è proprio tra le pieghe di questa adulazione che Occhiuto si lascia andare, sulla scia della lusinga, ad una spontaneità non controllata. E nel delirio dell’autoelogio, mentre azzarda un paragone tra la sua incisiva azione amministrava e l’inettitudine del PD a governare la Calabria, Occhiuto sciorina le cifre del suo operato da sindaco, e confessa: 300 milioni di euro spesi per Cosenza durante gli ultimi sette anni.

Ora, la domanda da fare dopo una esternazione di questo tipo, sarebbe stata questa (a rigor di logica): ci dice, sindaco, come sono stati spesi?

Perché a fare i conti della massaia, nella cifra sciorinata da Occhiuto, più di qualcosa non torna. Occhiuto non si è reso conto che così dicendo, preso com’era a pavoneggiarsi, di fatto, confessa di aver utilizzato molto denaro pubblico per fini che esulano dalle necessità pubbliche.

Ed è presto detto.

300 milioni di euro diviso per 7 anni fa: 42 e rotti milioni di euro all’anno. Si presume che nella spesa enunciata da Occhiuto non siano contemplati gli stipendi dei dipendenti pubblici, ma solo le opere e i servizi prodotti dalla sua amministrazione.

Dunque ogni anno Occhiuto ha speso 42 milioni di euro per Cosenza. Vediamo come. Ovviamente per sommi capi e con cifre arrotondate per eccesso. Giusto per farci una idea.

Opere: piazza Fera/Bilotti 20 milioni di euro; ponte Calatrava 20 milioni; lavori sulla rete idrica 15 milioni di euro; rifacimento della piazze secondarie 6 milioni di euro (sto esagerando apposta); planetario 10 milioni di euro. Queste le grandi opere.

Opere collaterali, tipo pulizia fiume, ristrutturazione edifici scolastici, asilo nido, manutenzione edifici pubblici, 5 milioni di euro (magari!).

Manutenzione straordinaria della città, 1 milione di euro all’anno che X 7, fa 7 milioni di euro.

Non sappiamo se nella cifra dei 300 milioni di euro il sindaco abbia conteggiato anche la manutenzione ordinaria della città (tombini, marciapiedi, pulizia), e non sappiamo neanche se nella cifra rientrano gli affidamenti alle cooperative sociali. Ma noi vogliamo conteggiare anche questo: 6 milioni di euro all’anno per le cooperative sociali, e 4 milioni all’anno per la manutenzione ordinaria. Per un totale di 10 milioni all’anno che per 7 anni fa 70 milioni di euro.

Queste le grandi voci di spesa del Comune per un totale di 150 milioni di euro spesi negli ultimi 7 anni. Oltre alle spese “ordinarie” che ci sono sempre, e che sono vincolate al bilancio. E’ chiaro che sono i conti della massaia, ma rendono l’idea delle chiacchiere che racconta Occhiuto, e della sua involontaria confessione.

La prima domanda per Occhiuto è questa: gli altri 150 milioni di euro come sono stati spesi?

Anche a volerci mettere tutto dentro il conteggio, servizi sociali, trasporti, cultura, eventi, il totale dei 300 milioni resta sempre lontano.

Occhiuto ammette involontariamente quello che noi sosteniamo da tempo: la maggior parte del denaro è stato speso in somme urgenze e cottimi fiduciari, con una media di oltre 10 milioni all’anno, e per opere e servizi che nessuno può né vedere e né provarne l’avvenuta esecuzione. Lavori affidati agli amici degli amici.

Se così non è Occhiuto può smentirci subito pubblicando la lista precisa di come sono stati spesi questi 300 milioni di euro per Cosenza. Ma vedrete che non lo farà mai, perché non può ammettere quello che noi abbiamo scritto, e né può raccontare palle perché le “opere”, se realmente realizzate, sono visibili a tutti. E come al solito, anche di fronte a questo, ci sarà sempre qualcuno disposto a ‘mmuccari.