PINO SCRIVE ALLA CITTÀ
Avevate capito Pinuzzu Gentile? Vero?
No. invece mi chiamo Pinus Pinea, soprannominato Pino Domestico, sono nato a Cosenza, quando costruirono la sopraelevata. La sopraelevata di via Padre Giglio è un posto indecoroso nel centro del popoloso quartiere, in passato chiamato Torre Alta, oggi definito tutto Panijancu.
Nell’ultima campagna elettorale, il candidato a sindaco Franz Caruso, proprio a qualche decina di metri dalla mia posizione e quando io portavo già i segni dell’incuria, dichiarò di voler abbattere la sopraelevata. La definì un ecomostro, senza tener conto della sua reale funzione. Così, tanto per fare un’Occhiutata qualunque, oppure come arma di distrazione, lasciando credere che solo l’abbattimento della sopraelevata avrebbe cancellato anche il degrado, l’incuria e la sporcizia sottostante.
Al ballottaggio, votato da poco più di un quarto degli aventi diritto (14.413 su 57.158, al primo turno sono stati ancora di meno), è stato eletto proprio Franz Caruso. Sindaco votato dalla minoranza dei cittadini. Eletto e dubbiamente insediato, così come andò con l’indimenticabile, per analogo immobilismo, Salvatore Perugini. Analogamente avvocati. Analogamente teste di legno. Insomma una continuazione. Come la seconda stagione di una serie tv sfigata, ma confezionata dallo stesso regista che ne manovra i personaggi.
Ne ho visto di sindaci! I sindaci passeranno ma la città resterà qui, stanca ed inginocchiata a leccarsi le ferite causate dal passaggio di costoro.
Come detto all’inizio, sono un ultra-cinquantenne Pino Domestico, vivo con altri esemplari della mia famiglia, dai tempi della sua creazione, nel Parco Corrado Alvaro (conosciuto come Villetta di Via dei Mille o Villetta dei cani). Sia ben chiaro, nel Parco vive anche la famiglia Abete, Quercia, Platano, Acacia. Addirittura, un tempo, qui viveva anche la famiglia Salice.
Molti componenti di queste famiglie, purtroppo, sono morti giovani, vittime dell’incuria proprio dei sindaci che passano e che dovrebbero tutelare il territorio.
Nonostante le nostre aspettative di vita siano parecchio longeve, per quelli che vivono nelle città, pare invece che arriverebbero a dimezzarsi. Nella città di Cosenza poi, escludendo rarissimi casi, un albero, ormai, deve considerarsi miracolato se riesce a vivacchiare per una sessantina d’anni.
Come potete vedere dalla foto in alto, sono affaticato, nonostante potrei vivere almeno altri 200 anni. Invece, quella appena passata, probabilmente sarà la mia ultima estate, perché temo di non riuscire a farcela quest’inverno. Sarebbe bastato poco per consentirmi di vivere ancora, ma è andata così, non bisogna piangersi addosso.
Mi sarebbe piaciuto continuare a condividere la mia ombra con voi. Avrei continuato ad assorbirmi tutti gli inquinanti che producete e a rilasciare ossigeno, per tutti. Noi non facciamo distinzione.
Vi scrivo queste poche righe, non tanto per salvare il sottoscritto, non è così, forse non riuscirei a farcela comunque. Vi scrivo per aiutare i miei parenti alberi che vivono (e lasciano vivere) in questo Parco. Se potete anche in tutta la nostra città. Vigilate affinchè vengano fatti degli interventi che possano consentirci di completare il nostro ciclo di vita (anche se ridotto), sarebbe utile per tutti.
Perfavore aiutate questi miei parenti!
Dalle foto potete vedere che ogni tanto perdiamo dei pezzi. Eppure basterebbe solo potarci, al resto penseremmo noi. Invece, quando qualcuno ha provato a lanciare l’allarme sulle nostre condizioni, gli amministratori, anziché curarci, hanno pensato bene di mandarci al rogo in qualche centrale a biomasse.
Del resto è comprensibile. Come farebbe De Cicco a farsi un selfie insieme ad un albero di circa 20 metri? Sarebbe chiara ed evidente a tutti la sua reale statura.
Probabilmente agli amministratori interessiamo poco, reca meno pensieri farci arrivare allo stremo per poi finire bruciati in un camino. Certo, anche questo fa parte del nostro ruolo. Quando finisce il nostro ciclo di vita, siamo ottimi anche per il riscaldamento ma è impensabile condannarci in giovanissima età, questo dovrebbe essere considerato un omicidio.
Comunque è stato bello. É stato bello veder crescere i ragazzini mentre giocavano al pallone in questo Parco. Oggi, quando li rivedo, sono persone adulte, portano i loro figli a giocare qui, altri vengono con i loro cani, e altri anche solo per fare una passeggiata in santa pace.
Quando arrivano hanno tutti la stessa reazione. Restano di stucco nel vederci acciaccati e abbandonati. Mugugnano. Il Parco, pare trasformato in una RSA per alberi, dicono. Sanno di non poter fare altro che votare per diversi amministratori. Non sono più dei ragazzini. Vedo i loro occhi. Si inumidiscono quando mi guardano piegato e moribondo. In fondo, anno più o anno meno, abbiamo la stessa età, ma io sto morendo adesso.
dal Parco Corrado Alvaro con amore
Pino Domestico