C’è una zona di Cosenza, quella cosiddetta della Riforma, che è il feudo di un fedelissimo del senatore Tonino Gentile.
Da oltre un ventennio, con la complicità dell’ordine Cappuccino e di parte della curia cosentina, l’intero complesso dei Cappuccini di Cosenza, lo gestisce Pasqualino Perri.
Il complesso dei Cappuccini, oltre al Convento, comprende l’Oasi Francescana – oggi Casa San Francesco -, due case famiglia a Piazza Riforma, ed alcuni appartamenti (forse di proprietà del Perri) per immigrati o famiglie bisognose.
Tutto questo consiste nel gestire direttamente oltre 40 lavoratori, che con l’indotto arrivano a centinaia di persone, e che in consenso elettorale si tramutano in centinaia e centinaia di voti.
Lavoratori che non solo vengono pagati per poche ore rispetto a quelle effettuate, ma sono costretti ad offrire “spontaneamente” delle ore come volontariato, e sono alle dirette dipendenze del Pasqualino, che approfitta del loro stato di bisogno.
Non contento, il Perri fa in modo che ci sia un monopolio dei funerali al “Crocifisso” a favore di una nota ditta di onoranze funebri.
Lo stesso discorso riguarda la pulizia dell’Oasi Francescana e di altre strutture, affidate ad una cooperativa e/o società dei titolari della ditta di onoranze funebri. Purtroppo, dal controllo effettuato in date 15-16 giugno dalle Autorità, è emerso un cattivo stato di pulizia degli ambienti trovando animaletti, insetti, sotto e nei materassi degli ospiti dell’Oasi Francescana, indice di sporcizia datata. Spero vivamente che non venga nascosta.
Grazie alla complicità di Don Gabrieli, attuale parroco di Mendicino, sempre onnipresente nelle stanze della Curia cosentina, la diocesi di Cosenza, da decenni, ha dato il monopolio ad una sola tipografia a stampare i suoi giornali, tipografia i cui titolari sono il papà e lo zio di Pasqualino Perri.
Un altro evento necessita di un’indagine approfondita per capire quali sono state le cause che hanno indotto il Padre Cappuccino inviato da Roma a Cosenza, per valutare e preparare la chiusura del Convento del Crocifisso, che dalla mattina alla sera, è “scappato” da Cosenza, confidando a pochi “scappo perché Cosenza è ingovernabile”.
L’immaginazione mi fa pensare che ci sia stato qualche intervento politico, ad esempio quello di un senatore, che facendo pressioni su qualche cardinale, ha fatto sì che il Padre inviato da Roma, facesse immediatamente dietrofront.
Miracolosamente, dopo poco tempo, il Vescovo emerito Nunnari, dichiarò Santuario la Chiesa del Crocifisso, in modo da scongiurare future volontà per la chiusura.
Da quasi 10 anni, il Crocifisso non è più parrocchia diocesana, questa scelta, con molta probabilità, è stata dettata dall’esigenza di non essere controllati dalla Curia diocesana.
II paradosso è che nonostante non sia più parrocchia, per gli eventi, quali matrimoni, funerali ed altro, il Perri fa man bassa presso i suoi “parrocchiani” per celebrare le funzioni religiose al Crocifisso, basta chiedere ai parroci della diocesi il comportamento dei Cappuccini.
E’ paradossale, come la sorella di Pasqualino, nel restaurare la propria casa, a ridosso del Convento, ha fatto sì che bastasse l’apertura di una porta/cancello per entrare nel Convento, senza che l’Ordine dei Cappuccini dicesse qualcosa, maggiormente, che da pochi mesi, il loro Padre Provinciale, Padre Loria ha scelto Cosenza come sua sede provinciale.
E’ chiaro a tutti che i frati Cappuccini di Cosenza e provincia sono alla conoscenza di tutti i traffici di Pasqualino Perri, ma non fanno nulla per opporsi, perché fa loro comodo avere questa macchina da soldi che lavora per loro, anche se il Perri lucra molto sulle somme che rastrella, e, a volte a pensar male non si sbaglia, il “furto” dell’Oasi Francescana (oggi Casa San Francesco) a Padre Fedele, sembra essere stato programmato per tutto questo.
Da voci indiscrete, pare che il Perri stia organizzando una cooperativa o società, sempre a stretta gestione familiare, che in un prossimo futuro, si accaparrerà la gestione in toto delle strutture dei Cappuccini di Cosenza, e, approfittando delle difficoltà (di salute ed economiche) di Padre Fedele, anche della casa Il Paradiso dei poveri, realizzata sopra Portapiana.
Lettera firmata