Cosenza, ponte di Calatrava: un gigantesco corpo estraneo alla città (di Pasquale Rossi)

di Pasquale Rossi

Proviamo a ricapitolare le vicende, ormai anche tragiche, del PONTE DEI VAVUSI.
Vorrei destituire di ogni fondamento, come prima cosa, la leggenda dei soldi europei che si perdono, come se fossero spiccioli in una tasca bucata. Facendo finta di non sapere che, alla fine, si sono saccheggiati i fondi ex Gescal delle case popolari.

In primo luogo fu Mancini che volle investire in una tipica “vavusata” cosentina chiedendo al famoso architetto Calatrava di disegnare un ponte che lasciasse una traccia di sé nei decenni successivi. Bisogna dire che allora, come oggi, non era obbligatorio spendere i fondi europei per opere sommamente inutili come questa. Giacomo Mancini avrebbe potuto, invece, decidere di investire nel centro storico progettando e chiedendo alla UE gli stessi 50 milioni di euro per comprare e restaurare, per esempio, un intero quartiere della città storica. Sì, 50 milioni di euro, perché se andate a riguardare le cifre pubblicate all’epoca sono proprio queste: 14 milioni per il ponte e 36 milioni per le opere di urbanizzazione nei quartieri interessati dall’infrastruttura.

La stessa cosa avrebbe potuto fare Occhiuto -dando per perduti gli oltre 2 milioni di euro già spesi (di cui 1,5 per la parcella di Calatrava)- e decidere, senza alcuna difficoltà tecnico-progettuale, di progettare altre opere da farsi finanziare per mezzo dei fondi europei POR e/o PON dei “settenni” successivi. Ma il sindaco Occhiuto, ça va sans dire, preferisce radere al suolo il centro storico mentre erige, per 13,5 milioni di euro (gli pare, come ha balbettato, imbarazzato, in una intervista) il PONTE DEI VAVUSI per giunta con i soldi delle case popolari (sic !).

L’immaginifico rendering, frutto esclusivo dei potenti computer del sindaco, messo a confronto con il vero corso del Crati con la sua normale portata invernale, è davvero imbarazzante. A chi sembra che sia possibile che il Crati e le sue sponde possano essere trasformati nella Senna, nel Danubio o nel Reno con le loro sponde attrezzate come fantasticano i grafici del computer di Occhiuto?

Quello che sappiamo per certo è che solo il ponte è costato più di 20 milioni di euro, come ha dichiarato il sindaco in una intervista, contro i 14 previsti dal progetto Mancini grazie proprio… alle case popolari. Secondo voi quanto verrà a costare tutto l’ambaradan fantasticato da Occhiuto se il progetto Mancini prevedeva, per le opere di urbanizzazione, una spesa di 36 milioni? Le fantasmagoriche ed immaginate (non c’è alcun progetto di massima e men che meno uno esecutivo) opere di Occhiuto verranno a costare quanto? 40, 50 milioni? Quindi 20 milioni più 50 milioni fa un totale di 70 milioni di spesa per un’opera totalmente inutile che collega il nulla con il nulla.

Tanto più che, nel raggio di poche decine di metri, vi sono ben altri due ponti che collegano la sponda est con quella ovest. Se proprio avessero voluto renderlo utile, avrebbero dovuto costruirlo più a nord collegandolo, magari, alla strada 107 Silana-Crotonese.
Insieme alla palese inutilità bisogna aggiungere il danno paesaggistico creato da un’opera troppo grande, addirittura gigantesca per un ambito paesaggistico in fondo ristretto, con un fiume largo tre metri in estate e dieci in un normale inverno.

Un’opera totalmente fuori scala che ha leso, seriamente, le caratteristiche primigenie dei nostri luoghi: una antenna alta 104 metri pesante 800 tonnellate, una sede stradale larga 22 metri e lunga 120 metri. Un gigantesco corpo estraneo che, visto da nord, quasi fa scomparire il nostro centro storico incastonato sul Pancrazio. Un ponte che peraltro, dal punto di vista del disegno architettonico, altro non è che la copia della copia della copia dell’unico ponte che Calatrava disegna, subendo moltissime critiche dagli addetti ai lavori, da decenni ovunque: a Siviglia, a Valencia, ad Atene, a Gerusalemme etc. etc.

Mi viene da pensare: ma il gigantesco e fuori scala PONTE DEI VAVUSI ha ottenuto, come per DLgs 42 del 2004, l’autorizzazione paesaggistica da parte della Soprintendenza? E se l’ ha ottenuta, sulla base di quali valutazioni la Soprintendenza ha ritenuto che non violasse gli articoli 131, 134, 136, 146 e 148 DLgs 42/2004 e s.m.i.?
In ogni caso, a chi sembra opportuno spendere, per tutto questo discutibilissimo ed irreversibile stravolgimento, 70 milioni di euro?

Questi 70 milioni di euro avrebbero potuto e potrebbero esser spesi diversamente? Credo di sì. Per esempio avrebbero potuto essere investiti nel centro storico che, invece, il sindaco architetto vorrebbe radere al suolo come, in parte, ha, del resto, già fatto. Occhiuto poteva lasciar perdere questa opera sommamente inutile, già tramontata all’epoca di Mancini, e decidere di investire nel centro storico progettando e chiedendo alla UE gli stessi 70 milioni di euro per comprare e restaurare, per esempio, un intero quartiere della città storica, per mezzo dei fondi europei POR e/o PON degli ultimi “settenni”.
Fra qualche anno, invece, il centro storico sarà crollato e/o raso al suolo e le decine di milioni di euro spesi per il PONTE DEI VAVUSI saranno stramaledetti dai nostri figli e dai nostri nipoti ai quali, invece di lasciare un città storica restaurata e capace di trasmettere valori etici ed estetici per secoli, lasceremo questa copia della copia di un ponte disegnato da un architetto di cui fra una generazione si sarà persa la memoria ed anche i ponti, credo, saranno crollati.

Si aggiunga poi la dolorosissima vicenda dell’operaio specializzato Raffaele Tenuta morto per essere caduto nel corso della costruzione del ponte, mentre lavorava in nero, come dicono i suoi familiari. Una ennesima, terribile morte bianca di un lavoratore che assume, in questo caso, anche il sapore di una beffa se si pensa che mentre quest’uomo agonizzava nella terapia intensiva dell’Ospedale, a Cosenza il sindaco organizzava e portava a termine il gran festeggiamento per l’erezione dell’antenna più alta d’Europa.

Nonostante io sia un fiero oppositore non credo che il sindaco sapesse e, ciononostante, abbia voluto, insensibilmente, festeggiare lo stesso, ma sono convinto, invece, che ora dovrebbe far costituire il Comune come parte civile contro la ditta appaltatrice che i familiari di Tenuta ritengono responsabile e assumere, d’ora in poi, un atteggiamento meno trionfalistico e di minore arroganza nei confronti degli oppositori e dei critici delle sue “grandi opere”.

In quanto alla politica del fare e delle “grandi opere”, invece, ne ho piene le tasche, perché questo sindaco ha realizzato solo sconcezze: l’orrenda colata di cemento di Piazza Fera, il devastante restauro del Castello e la sua trasformazione in lounge bar, le sempiterne luminarie, il tamarrofiume boulevard, i ridicoli, costosissimi e totalmente improduttivi bocs-art e vorrebbe realizzarne delle altre ancora: l’ovovia (sic!), il Museo del nulla-Alarico, il viale parco trasformato, solo nei suoi renderings, in una sorta di oasi immaginata dal sultano del Brunei.
Questa visione “estetistica della città” ha stravolto Cosenza e, temo, anche i cosentini.