Cosenza, porto delle nebbie: l’audace acquisto (di casa all’asta) della magistrata onoraria

Buongiorno a tutti. La recente operazione “Colletti Bianchi” della procura di Castrovillari ha acceso i riflettori sulla vergogna delle aste giudiziarie immobiliari pilotate e truccate grazie all’intervento di soggetti vicini allo stato, in questo caso deviato. Il fenomeno è diffuso largamente e ce ne siamo occupati recentemente anche per le ricadute cosentine, dove in prima linea c’è una “fedelissima” del Gattopardo di Cosenza. Oggi ci rinfreschiamo la memoria, sperando che l’insabbiamento in atto a Salerno venga fermato… 

Nel “sistema porto delle nebbie” al Tribunale di Cosenza non ci sono soltanto il procuratore Gattopardo e i suoi 11 (!!!) sostituti (12 aggiungendo la Manzini e le sue bambole), pagati profumatamente dallo stato per insabbiare inchieste e non disturbare i manovratori insieme a tutta quella pletora di bene individuati giudici-killer che eseguono disciplinatamente gli ordini di questo pezzo indisturbato dello stato deviato che delinque ininterrottamente ormai dalla notte dei tempi.

L’ultima “moda” del porto delle nebbie è rappresentata dai cosiddetti giudici onorari non togati che svolgono funzioni di pubblico ministero. Come se 11 (!!!) sostituti procuratori (12 aggiungendo la Manzini e le sue bambole) non fossero sufficienti a insabbiare tutto l’insabbiabile e a perseguire qualche povero cristo non protetto dalle lobby di potere.

Dr. Antonio Bruno TRIDICO (Sost. Proc. della Repubblica)
Dr.ssa Donatella DONATO (Sost. Proc. della Repubblica)
Dr. Giuseppe CAVA (Sost. Proc. della Repubblica)
Dr. Francesco G.ppe COZZOLINO (Sost. Proc. della Repubblica)
Dr. Giuseppe VISCONTI (Sost. Proc. della Repubblica)
Dr. Domenico FRASCINO (Sost. Proc. della Repubblica)
Dr.ssa Emanuela GRECO (Sost. Proc. della Repubblica)

Dr.ssa Margherita SACCA’  (Sost. Proc. della Repubblica)

Dr.ssa Maria Luigia D’ANDREA (Sost. Proc. della Repubblica)

Dr.ssa Bianca Maria BATTINI (Sost. Proc. della Repubblica)

Dr.ssa Mariangela FARRO (Sost. Proc. della Repubblica)

Questi giudici onorari altro non sono che serve e servi dell’orripilante Gattopardo, “premiati” quando il magistrato più corrotto d’Italia li investe di qualche causa d’attacco contro qualcuno che rompe troppo le scatole e ordina loro di scendere in aula per recitare la farsa del ruolo della pubblica accusa.

Tra questi giudici onorari, a furia di servire il “padrone”, la numero uno è diventata Patrizia De Marco, per gli amici Patti, ormai vicinissima alla cinquantina e utilizzata per “lavori sporchi” tipo Iacchite’ o qualche ladro di polli. Esemplare perfetto del vecchio e mai tramontato motto fascista “forte con i deboli e debole con i forti”.
Decisamente impreparata al punto tale da far sorridere spesso e volentieri gli avvocati che la sentono gracchiare (ma se volete anche gracidare o persino starnazzare) nelle aule principali, la signora De Marco, col passare degli anni, invece di crescere professionalmente è cresciuta – adeguandosi in pieno all’andazzo – nel mettere a segno trastule e traggiri.

La signora Patrizia De Marco, tanto per fare un esempio, è salita alla ribalta delle cronache per l’audace acquisto di una casa finita all’asta. Sì, avete capito bene, sembra il titolo di un film di Lina Wertmuller: il magistrato onorario che si occupa spesso e volentieri delle cause di Occhiuto contro Iacchite’ e che opera nello stesso circondario nel quale si svolgono le aste, si è messa in mezzo ad una vicenda per la quale evidentemente ha ricevuto qualche ordine superiore.

Tutto comincia nel 2012, quando il Banco di Napoli pignora una casa per il mancato pagamento di un mutuo e il Tribunale di Cosenza dispone la procedura di vendita senza incanto dell’immobile, un appartamento nel centro della città del valore di circa 600 mila euro. L’asta va deserta per tre volte e, infine, l’immobile viene aggiudicato all’unica offerta presentata, col ribasso del 30%, per un valore di 178 mila euro. Una cifra che definire “modica” non rende neanche l’idea.
Al momento del rilascio dell’immobile, però, arriva la scoperta di chi fosse l’aggiudicataria: beh si trattava proprio della signora Patrizia De Marco, Patti per gli amici, giudice onorario non togato che svolge funzioni di pm presso il porto delle nebbie.Patriziuccia bell’e mammà ha una faccia abbastanza nota per chi frequenta le aule del palazzaccio e così il legale del soggetto al quale era stata pignorata la casa, la riconosce quando si presenta insieme ai carabinieri in quella casa per espletare la procedura veloce per l’immissione nel possesso del bene, senza attendere la notifica del decreto di ingiunzione. Lui credeva fosse presente in funzione di pubblico ministero e non certo di aggiudicataria dell’immobile, poi quando finalmente si accorge che invece era stata lei a partecipare all’asta, la sorpresa lascia il passo all’indignazione con la presentazione di un esposto al Consiglio Superiore della Magistratura contro la magistrata onoraria e anche una denuncia-querela al Procuratore della Repubblica.

Sul piano disciplinare, infatti, il Decreto Legislativo 109/ 2006 sulla ‘Disciplina degli illeciti disciplinari dei magistrati”, dispone che togati e onorari non possono svolgere «attività incompatibili con la funzione giudiziaria» «o di attività tali da recare pregiudizio all’assolvimento dei doveri di cui all’articolo 1 (imparzialità, correttezza, diligenza, laboriosità, riserbo e equilibrio e rispetta la dignità della persona nell’esercizio delle funzioni)». Inoltre, secondo giurisprudenza delle Sezioni Unite di Cassazione, i magistrati sono soggetti alla regola di correttezza per la quale devono astenersi dal «prendere interesse personale in procedimenti pendenti davanti ad organi giudiziari, anche diversi, se compresi nella giurisdizione davanti alla quale il processo è pendente» .

Nella stessa direzione va anche l’indirizzo del Csm, che in due delibere del 2017 ha ritenuto che «l’acquisto di un immobile all’asta è un’attività non preclusa in termini assoluti al magistrato onorario, tuttavia egli se ne deve astenere ogni qual volta vi sia una possibile interferenza diretta o indiretta con le funzioni svolte, ciò in particolare quando le procedure di aggiudicazione si svolgano presso gli uffici giudiziari siti nello stesso circondario dove il medesimo, suoi congiunti o persone a lui strettamente legate svolgono le loro funzioni giudiziarie».

Ed è qui che casca l’asino, in questo caso l’asina… Secondo quanto scritto nell’esposto al Csm, infatti, ad avvalorare il conflitto di interessi della magistrata ci sarebbe il suo rapporto di coniugio con un «iscritto negli elenchi dei delegati alle vendite». Il soggetto in questione si chiama Stefano Mungo, di professione avvocato, collega di studio dell’avvocato Antonio Testa, la cui principale attività è il recupero credito per conto della Banca Sviluppo (Banche Cooperative), che di solito usa pignorare immobili agli usurati dalle banche ed in effetti è proprio il marito della signora De Marco. Ma guarda un po’ il caso…

Attualmente l’esposto è al vaglio del Consiglio Superiore della Magistratura e, in seguito alla denuncia, la pm onoraria è stata iscritta al registro delle notizie di reato della Procura di Salerno (competente in caso di procedimenti contro i magistrati cosentini). Le ipotesi di reato a suo carico potrebbero essere quelle di turbativa d’asta e abuso di potere.
«Possibile che il magistrato dell’esecuzione non abbia riconosciuto la collega al momento dell’asta? In gennaio, inoltre, ho fatto un’istanza al Procuratore della Repubblica di Cosenza per conoscere se si fossero presi provvedimenti nei confronti della magistrata onoraria, ma non ho ricevuto risposte», ha dichiarato il legale del soggetto. Il solito muro di gomma che si eleva quando si tocca qualche nervo scoperto. E visto quanto succede, la De Marco è stata addirittura “promossa” a seguire cause particolari dal suo capo Gattopardo, tipo per esempio quelle di Occhiuto contro Iacchite’.

Ora, per dovere di cronaca è giusto riferire che il soggetto pignorato risponde al nome di Domenico Mimmo Barile, noto faccendiere che non ha bisogno di presentazioni e che si porta sul groppone responsabilità molto gravi di sperpero di denaro pubblico. Ma anche se si fosse trattato di Belzebù in persona, l’atteggiamento della magistrata onoraria non potrebbe definirsi corretto.

L’ordine di acquistare potrebbe essere arrivato dall’alto, certo, ma anche se non lo fosse ricadremmo comunque nella sfera del celeberrimo Discorso sulla servitù volontaria (Discours de la servitude volontaire o Contr’un), l’opera più nota di Etienne de La Boètie. Qualunque tiranno detiene il potere fintanto che i suoi sudditi glielo concedono. La libertà originaria concessa all’uomo per natura sarebbe stata abbandonata dalla società, che una volta corrotta dall’abitudine, avrebbe poi preferito la servitù del cortigiano alla condizione dell’uomo libero, che rifiuta di essere sottomesso e di obbedire.

Arriveranno le solite archiviazioni e i soliti non so, ne siamo consapevoli, ma era giusto chiamare con nome e cognome i fatti che avvengono nel porto delle nebbie, così come la magistrata onoraria Patrizia De Marco in Mungo ha chiesto senza vergognarsi un (altro!) decreto di sequestro preventivo per Iacchite’, il sequestro degli uffici e (e ti paria!) dei computer per le solite questioni relative ad Occhiuto. La misura è colma. Ora ci difendiamo, fino alla fine. E finalmente il “braccio destro” del Gattopardo dovrà astenersi da ogni causa contro di noi, la pacchia è finita, con decenza parlando.