Cosenza, porto delle nebbie: Sammarco, la sua (ex) praticante e le sue ridicole cause di “potere”

Franco Sammarco (Masson)

Le coincidenze e i corsi e i ricorsi storici sono strani, molto strani e ci riportano comunque sempre allo stesso punto. Ci riferiamo al celeberrimo porto delle nebbie ovvero al Tribunale di Cosenza. Era il 7 febbraio 2017 (quindi quasi esattamente un anno fa) quando al primo piano del palazzaccio stava per andare in scena una delle tante farse alle quali assistiamo fin dalla notte dei tempi. Ma quella volta, se possibile, si superò anche il limite della decenza.

Come sapete, sono imputato in decine di processi per diffamazione e uno dei miei avversari più irriducibili è l’avvocato Franco Sammarco (Masson). In questa sede non mi interessa analizzare le motivazioni del contrasto con il soggetto. Tutti sappiamo che a Cosenza non è stata ancora scoperchiata la cupola politico-massonico-mafiosa che ammorba la città da decenni e chi ci segue sa perché anche la lobby degli avvocati è presente in questo patto scellerato.

L’aspetto che intendevo denunciare pubblicamente proprio un anno fa era la modalità con la quale il Tribunale di Cosenza, in combutta con l’avvocato Sammarco, intendeva procedere nell’accertamento della verità. Scrivevo proprio ieri – così come un anno fa – delle “avventure” del giudice Manuela Gallo, beccata con le mani nella marmellata per i contatti con l’avvocato del clan Mancuso, sottoposta a procedimento disciplinare, graziata e mandata a Cosenza http://www.iacchite.com/cosenza-manuela-gallo-il-giudice-che-piaceva-al-clan-mancuso/.

Ma non sono neanche questi i motivi della mia indignazione, tanto sono ormai note a tutti le degenerazioni dello stato deviato nella nostra realtà.
Manuela Gallo

L’aspetto tragicomico di tutta questa vicenda è che il giudice di questa controversia legale tra me e l’avvocato Sammarco doveva essere un giudice (Manuela Gallo appunto), che si è affacciata alla ribalta giudiziaria della città svolgendo attività di praticante nello studio legale di… Sammarco.

“… La dott.ssa Manuela Gallo nata a Cosenza il 29-7-1976 è stata iscritta nel Registro dei Praticanti Avvocati di questo Ordine il 10-11-2001 con abilitazione al patrocinio davanti i Tribunali del Distretto il 3-4-2003.

La stessa risulta aver fatto pratica legale presso lo Studio dell’avvocato Ernesto d’Ippolito dal 10-11-2001 al 1-3-2003 e presso lo studio dell’avvocato Francesco Sammarco dal 2-3-2003. Con delibera del 3-11-2005 è stata cancellata a domanda”.

Il giudice Gallo, dunque, per quasi tre anni, ha svolto pratica legale con l’avvocato Franco Sammarco e non serve essere avvocati o esperti della materia per sapere che chiunque espleta la pratica da un avvocato e poi diventa magistrato ha sempre una sorta di gratitudine nei confronti del maestro o del principe che dir si voglia.

Ora, mi rendo conto che un giudice, specie con le solite carenze d’organico, si possa anche trovare a dirimere controversie che vedono protagonisti indiretti i suoi ex datori di lavoro che difendono i loro clienti. Ma, vivaddio, non mi sembrava davvero possibile che l’ex praticante diventata magistrato potesse giudicare un processo nel quale il suo ex datore di lavoro è coinvolto in prima persona, in questo caso da accusatore.

Come facciamo poi a negare la circostanza che ci troviamo nella Repubblica delle Banane?

Per farvela breve, il 7 febbraio dello scorso anno, il giudice Manuela Gallo fu costretta ad astenersi da quella causa nella quale avrebbe dovuto giudicare il suo Pigmalione e la circostanza ovviamente irritò e non poco il “principe del foro” con tutti i suoi grembiulini e i suoi scagnozzi che alleva a pane e compasso nel suo studio legale. Del resto, tutto il porto delle nebbie aveva letto quell’articolo nel quale lanciavo un appello all’avvocato Sammarco di questo tenore.

Avvocato, farsi giudicare in un processo da una sua ex praticante significa fare un po’ come la Juventus, che viene favorita continuamente dal potere arbitrale, vuoi per malafede e vuoi per sudditanza psicologica. Ma se il calcio è pur sempre un gioco, qui si tratta della credibilità delle istituzioni e dello stato, che lei dovrebbe difendere. Se l’immagina l’avvocato Previti che si fa giudicare da una sua ex praticante nel frattempo diventata magistrato per una causa di diffamazione?

La signora Gallo, tuttavia, ad un anno di distanza, si è ampiamente “vendicata” e così l’altro ieri è riuscita nell’impresa di affibbiarmi sei mesi di reclusione (!!!) per aver “diffamato” il poliziotto Dodaro che aveva costruito un castello di menzogne contro Padre Fedele, tra l’altro assolto con formula piena dalla Cassazione. Una causa facilissima, nella quale un giudice serio avrebbe mandato a cagare questo indegno servitore dello stato. Ma siamo a Cosenza e quindi è possibile, anzi quasi scontato che un poliziotto chiacchierato come il genero di Ennio Morrone venga favorito sfacciatamente.

Oggi il giudice Gallo, la signora che ha avuto contatti con il clan Mancuso ed è stata mandata a svernare a Cosenza, farà parte della squadra dei Gip ed eseguirà tutti gli ordini che le darà un altro dei suoi impresentabili Pigmalioni ovvero il gattopardo per eccellenza, il procuratore Spagnuolo (porcaria, diciamo a Cusenza). Ma, nel frattempo, vanno avanti le ridicole cause di Sammarco nei miei confronti (ne avrà fatto una decina, pensate come siamo combinati in questa città…).

Proprio stamattina (ore 11 per chi è interessato) il “principe del foro” e i suoi scadenti scagnozzi sono pronti a dare battaglia per un articolo nel quale – addirittura – non è neanche citato il nome del loro pessimo “padroncino”. Io, dal canto mio, lotterò con tutte le mie forze per dimostrare che questa gentaglia è quello che è e spero nella buonafede di un giudice, la dottoressa Granata, che è entrata da poco in questo caravanserraglio e che già in una circostanza ha fatto incazzare il massone “principe del foro” e i suoi penosi galoppini. Vi farò sapere come andrà a finire. Nel frattempo, incrociamo le dita!

Gabriele Carchidi