Cosenza, processo Confidi. Tutti assolti: smascherati Granieri (il buffone) e i suoi scagnozzi

Granieri

Nei giorni scorsi il Tribunale di Cosenza, meglio noto come porto delle nebbie, ha scritto la parola fine su una delle operazioni tragicomiche portate a termine dall’ex procuratore Dario Granieri e dai suoi inqualificabili scagnozzi. Si tratta della strombazzatissima operazione “Confidi d’oro” che aveva portato all’arresto di Giuseppe Carotenuto, Giovanni Falanga e Gianfranco Vecchione. Tutti e tre gli imputati, dopo essere stati arrestati ed esposti alla gogna mediatica da quel buffone di Dario Granieri coadiuvato dai “segugi” inquirenti Domenico Airoma, Paola Izzo e Salvatore Di Maio e dal gip Livio Cristofano (che evidentemente hanno eseguito i suoi ordini), sono stati assolti con formula piena.

Alla luce dell’ennesimo abbaglio di questa procura che non serve a nulla se non a tutelare gli amici degli amici e a perseguire qualche povero cristo, ci siano consentite alcune semplici considerazioni.

I tre professionisti sono stati arrestati senza alcuna prova. Nel corso della sua requisitoria persino il pm Tridico – che ben conosciamo, famoso per la sua vicinanza ai poteri forti e per lo squallore delle sue indagini – ha ammesso che le misure cautelari non dovevano essere disposte e che le indagini della procura sono state condotte in maniera parziale e senza che siano state in grado di individuare e accertare il responsabile dei reati, né le finalità per cui sarebbero stati posti in essere
Le indagini condotte da un altro gran buffone, che noi conosciamo benissimo quale il  maresciallo dei carabinieri Antonio Fiore dell’Ufficio di P.G. della procura di Cosenza, servitore dei potenti e dei corrotti, hanno delineato un quadro accusatorio fondato sul nulla, un teorema di accuse infondate la cui valenza penale, nel corso del dibattimento processuale, si è dissolta come neve al sole
I testi dell’accusa che sono stati interrogati in dibattimento hanno chiaramente fatto capire ai giudici che il comportamento nei loro confronti degli imputati è stato sempre professionale, di assoluta correttezza e di grande umanità
Le commissioni pagate dalle imprese sui finanziamenti antiusura sono state tutte versate a favore dei Confidi e mai sono andate nella disponibilità degli imputati.

L’azione della procura ha causato l’annientamento del Confidi Opus Homini e del Confidi Finlabor che in 15 anni di gestione del Fondo di prevenzione del fenomeno dell’usura erano arrivati ad essere i due Confidi più finanziati in Italia dal Ministero dell’Economia e delle Finanze riuscendo a salvare dalla chiusura e dal fallimento oltre 300 micro e piccole imprese della Provincia di Cosenza che hanno beneficiato di oltre 60 milioni di euro in finanziamenti finalizzati alla estinzione di debiti verso banche e fornitori

Oltre ad aver arrestato e rinchiuso in carcere il Vecchione ed il Carotenuto, e mandato il Falanga ai domiciliari, la procura di Cosenza ha distrutto la vita a tre persone per bene, a tre innocenti ed ha stroncato l’attività dei due Confidi Opus Homini e Finlabor, i due organismi associativi di garanzia che hanno combattuto e vinto la battaglia contro l’usura evitando il ricorso ai criminali usurai per centinaia di piccole imprese della Provincia di Cosenza ad elevato rischio finanziario, a rischio usura che non avevano alcuna possibilità di accedere al credito bancario se non attraverso la garanzia del Fondo antiusura

La procura di Cosenza ha devastato la vita di tre innocenti e quella delle loro famiglie. Adesso chi pagherà per tutto questo? Adesso chi pagherà per aver causato danni indicibili a tre persone che hanno sempre operato nell’assoluto rispetto della legge, tre professionisti stimati e apprezzati da tutti per la loro opera di grande rilevanza sociale, tre persone la cui moralità è sempre stata ineccepibile ed esemplare?