Cosenza ricorda Piero Romeo a 12 anni dalla sua scomparsa

Esattamente dodici anni fa, il 22 febbraio 2011, moriva Piero Romeo, padre del movimento ultras a Cosenza. Difficile tracciare una biografia di qualsiasi persona il cui mito finisca per travalicare il confine della storia, quella personale con la minuscola e quella che diventa maiuscola quando il proprio vissuto va a intersecarsi e ad incidere su quello del resto della comunità.

La sua scomparsa lasciò ovviamente un solco profondo a Cosenza: rimanendo in ambito stadio tutti, anche oltre il mero contesto cittadino, hanno sentito almeno una volta riecheggiare il suo nome attraverso gli striscioni e i cori degli ultras rossoblù. Un ricordo che diviene spesso testimonianza, che si fa esempio per le generazioni successive. Chi ha avuto modo di conoscere un po’ più da vicino la tifoseria cosentina, inevitabilmente avrà sentito i discorsi scivolare verso l’epoca in cui Piero calcava ancora quei gradoni. Una leadership la sua, una presenza imponente non in termini di ego, come spesso capita in tante Curve, ma di carisma, di umanità e moralità. Nonostante in tanti gli riconoscessero il ruolo di guida, di “capo”, emblematico il suo modo di schernirsi: “Le pecore hanno i capi e le mandrie un cane che le sorveglia. Noi siamo ultras e capi non ne vogliamo”. Illuminante come considerazione, in un mondo come quello ultras che predica antagonismo, ribellione, avversione alle gerarchie della società omologata a cui si oppone salvo paradossalmente poi replicarne le aberrazioni individualistiche. Un ossimoro in uno dei movimenti collettivistici per antonomasia.

Questa era la cifra stilistica di Piero Romeo, determinata dal suo spessore umano: il suo attivismo, oltre che in Curva, si estendeva anche fuori dalle mura dallo stadio, dove si adoperò per creare la “Mensa dei poveri” fino a portare, influenzato dall’amicizia con “il monaco” (come è chiamato a Cosenza Padre Fedele Bisceglia), il suo impegno in Repubblica Centrafricana, in una delle missioni francescane.
Dopo la sua scomparsa, il modo più naturale per perpetuarne il ricordo, al di là degli ovvi e immancabili tributi allo stadio, fu dando continuità al suo impegno a favore degli ultimi. Fu così che nacque in suo nome l’associazione “La Terra di Piero” (http://www.laterradipiero.it/) che, alla stessa maniera, con lo stesso sempre presente  apporto degli ultras, ha realizzato diverse iniziative benefiche non solo in Africa ma anche a Cosenza, la più nota “il parco di Piero”, un parco giochi inclusivo in cui possono divertirsi insieme e liberamente tutti i bambini, normodotati o disabili che siano.
Dieci anni sono passati un soffio, ma il tempo insomma non ha scalfito la presenza e il valore di un grande ultras. Che prima di essere un grande ultras era un uomo di grandi valori e grande impegno. Fonte: Anni Ottanta Cosenza