Cosenza, rimpasto: l’idea di De Cicco taglia fuori Spataro. Scambio di ruoli tra Caputo e Spadafora

Non voglio certo paragonare Mattarella a Occhiuto, ma anche Occhiuto, come Mattarella, è chiamato in tempi brevi a sciogliere una riserva: nominare il nuovo assessore all’Urbanistica del Comune di Cosenza, dopo la caduta, causa legge Severino, del famoso urbanista Gatto Spataro, condannato in secondo grado nel famigerato processo “Tesi”. Certo, nominare un assessore non ha lo stesso “valore” che nominare un ministro, ma con le dovute “proporzioni”, e a guardar bene, un’assonanza di vedute e di sentimenti, tra i due c’è. E non è la responsabilità politica e sociale di una così delicata decisione, sempre con le dovute proporzioni, il motivo delle affinità tra Occhiuto e Mattarella.

La similarità tra i due risiede nel fatto che entrambi si credono due capi di stato. Mattarella pensa di essere il presidente della Germania, e Occhiuto pensa aver fondato, da 7 anni a questa parte, autonominandosi presidente, il “Libero stato, nella libera Terra di Cosenza”. Ed entrambi, più che difendere gli interessi nazionali dei loro stati, chi per un motivo, chi per un altro, finiscono sempre col mettersi al servizio dei potentati politici/finanziari che generalmente del bene del popolo non gliene frega niente. Ed è questo che li accomuna: gli amici degli amici vengono prima di ogni altra cosa, anche prima del Popolo, di Dio e della famiglia, se serve.

Occhiuto, come Mattarella, per quanto possa essere autonomo in questo genere di scelte, non potrà non tenere conto della situazione politica odierna. Così come sarà costretto a misurare e a confrontarsi con la capacità di pressioni che giornalmente iniziano a giungergli dai nuovi equini che, capito il momento politico favorevole, scalciano come non mai. Occhiuto sa bene che nominare la Catizone potrebbe creargli non pochi problemi all’interno della sua maggioranza, dove gli equini, come già detto, scalpitano. Quello di Evelina è un nome che non va bene a chi gli ha portato materialmente i voti e che è già stato fregato una volta: Francesco Spadafora, il più votato dei consiglieri occhiutiani. Che potrebbe recuperare altre forze da portare al suo fianco in questa battaglia per la poltrona. Non è quella di assessore che interessa al mite Spadafora, che ha sempre aspirato a diventare presidente del consiglio, comunale ovviamente. Una poltrona che ha dovuto cedere a Pierluigi Caputo, uomo tra i più fedeli di Occhiuto. E per la cronaca, l’uomo della cena con Potestio e il pm Cozzolino una settimana prima del blitz della Manzini al Comune.

Quel provincialotto di Spadafora da quando è stato eletto ha dovuto inghiottire diversi bocconi amari, al punto che dopo la nomina di De Cicco e Spataro ad assessori, insieme al suo fido amico e già assessore Davide Bruno, abbandonarono Forza Italia, passando al gruppo misto, ma sempre in seno alla maggioranza. L’abbandono del partito voleva essere, secondo quel germoglio di Spadafora, un segnale di avvertimento ad Occhiuto che, ovviamente, non se lìè filato proprio. Come a dire: Spadafora gli ha fatto un baffo che se n’è andato da Forza Italia.

Si narra che per far inghiottire l’ennesima polpetta avvelenata a quel credulone di Spadafora, rimasto fuori da tutto, nonostante i magnifici sei, Occhiuto, per far passare la nomina di Caputo, gli abbia proposto un patto: la famosa staffetta. Metà consialiatura, da presidente l’assemblea cittadina, ciascuno. Come quando si va a cavaddru du ciucciu su per la montagna, un po’ ciascuno, come recita il famoso proverbio. Un po’ Caputo e un po’ quell’ingenuotto di Spadafora.

Ora, è vero che mancano ancora più di sei mesi allo scadere della prima metà della consiliatura, e quindi non si potrebbe chiedere l’esigibilità del contratto, ma è pur vero che la caduta di Gatto Spataro ha di fatto aperto le trattative, dalle quali questa volta il timido Spadafora non vuole restare fuori.

Già, perché le voci si rincorrono e l’autonomia nelle scelte che contano di Occhiuto fa paura, e c’è chi dice che Gatto Spataro abbia chiesto, come risarcimento per questo triste inconveniente di cui è rimasto vittima inconsapevole, la nomina della sorella al suo posto: la professoressa Giovanna. E questo ha allarmato tutti, compreso l’introverso Spadafora, che di sicuro avrà pensato: vuoi vedere che anche questa volta mi fannu u pedi i gaddru?

Quel fenicottero rosa di Spadafora sa che Occhiuto non è certo famoso per uno che mantiene la parola, e sa che il patto potrebbe anche non essere rispettato, visto anche il continuo evolversi della situazione politica locale legata ai vecchi partiti, perciò quello che si è aperto, con la caduta di Gatto Spataro, potrebbe essere l’ultimo spiraglio per lui, o l’ultimo treno se preferite. Non può lasciarsi sfuggire questa occasione. Ma come farà l’esile Spadafora ad affrontare il graffiante Gatto Spataro che di arrendersi non ne vuole sapere? E poi Mario vorrà mai ascoltare quello che ha da dirgli prima di prendere una qualsiasi decisione?

E proprio quando quel gracile di Spadafora pensava di essere rimasto solo ad affrontare una titanica battaglia, la sorte gli sorride: a porsi in suo aiuto arriva un amico di mille battaglie, Francesco De Cicco. Che in questa splendida occasione intravede la possibilità di liberarsi politicamente del suo più acerrimo e segretissimo rivale: Gatto Spataro (il segreto di Pulcinella). E si pone, tra gli sfidanti, da mediatore. De Cicco tira fuori un’idea che potrebbe essere la soluzione del problema ed inizia il pressing su Occhiuto affinché l’accolga.

L’idea (checchè se ne dica) di De Cicco è semplice e lineare e prevede la totale esclusione di Gatto Spataro. L’ingegnere fidato di Occhiuto, Pierluigi Caputo dovrebbe dimettersi da presidente del consiglio comunale per essere nominato assessore all’Urbanistica, materia tra l’altro a lui congeniale, e a presiedere il consiglio comunale, al suo posto, subentrerebbe quell’inibito di Spadafora. Una soluzione che sta bene a tutti tranne che a Gatto Spataro. Che è quello che vuole De Cicco, che in queste ore, con l’ausilio dei suoi ragazzi, sta conducendo un forte pressing su Occhiuto. Che a questo punto potrebbe congelare la nomina in attesa di nuovi scenari politici – visto l’evolversi repentino degli accadimenti politici nella vecchia partitocrazia che potrebbero cambiare, in positivo o in negativo, dipende dai punti di vista, la situazione – per poter decidere più comodamente e a seconda della convenienza del momento. Che come è facilmente intuibile potrebbe non essere più quella di oggi.

GdD