Cosenza saccheggiata, Occhiuto ha (almeno) triplicato il “buco” di Mancini

MITCH

Le notizie già arrivate a marzo 2019 dai report de Il Sole 24 Ore e quelle relative all’avvio delle operazioni di pre-dissesto finanziario da parte della Corte dei Conti, che poi ha ufficialmente dichiarato il dissesto, non lasciavano spazio ad equivoci. Il Comune di Cosenza era già allora tra le 10 città italiane a maggiore rischio default. E quanto aveva rivelato l’importante media economico-finanziario era in perfetta linea con le voci che ormai da mesi si rincorrevano in città e che convergevano tutte in una direzione: da quando c’è alla guida del Comune di Cosenza Mario Occhiuto, la situazione finanziaria non solo si è aggravata ma è giunta ad un punto di non ritorno. Anche perché, finito il secondo mandato tra pochi mesi, Occhiuto se ne andrà e chi si è visto si è visto.

Nonostante la Corte dei Conti avesse dichiarato il dissesto finanziario, Occhiuto ha prodotto ricorso alle Sezioni Riunite e questo ha prolungato di qualche mese l’iter che poi ha portato all’arrivo dei commissari per il bilancio, che in pratica stanno impedendo al cazzaro di continuare a fare danni con i soldi dei cosentini. Il responso ha confermato il dissesto di Cosenza ed era questo uno dei motivi che stavano spingendo il cazzaro a farsi nominare “subito” candidato unico del centrodestra alla Regione. Ma l’operazione è clamorosamente fallita per il no della Lega e poi è definitivamente naufragata perché – a Roma – è stato anche rinviato a giudizio per associazione a delinquere transnazionale e riciclaggio di denaro sporco. Per non parlare dell’altra udienza preliminare nella quale è stato deciso il processo per la sua bancarotta fraudolenta da 28 milioni. Quanto basta per convincere qualsiasi “alleato” a buttare a mare un simile “candidato”. Capito qual era – allora – il motivo di tutta quella fretta? I cosentini ovviamente lo avevano capito. Ma ora è tempo di approfondire le fasi che hanno portato al disastroso dissesto.

Se dovessimo parafrasare un bilancio di un’azienda privata, si potrebbe tranquillamente affermare che quello del Comune di Cosenza è perfettamente simile a quello di una società fallita, con uno squilibrio imbarazzante tra entrate e uscite. Una situazione comune a quella di molte altre città, beninteso. Ma che occorre analizzare a fondo per capire chi ne ha le responsabilità e chi furbescamente si sta arricchendo nonostante il disastro accertato. Ovvero un “buco” impressionante che supera i 300 milioni di euro. Un dissesto finanziario o, se preferite, una bancarotta fraudolenta grande quanto una casa ma “giustificata” (a Cosenza più che altrove) dall’arroganza del potere politico.

Il default è stato palese a tutti nel 2010 perché il Comune di Cosenza, ormai da un decennio, approvava bilanci fasulli fondati su crediti mai riscossi. Parliamo di qualcosa come 100 milioni di euro che le amministrazioni dal 2000 al 2010 hanno inserito in bilancio ma in maniera fittizia. In questi dieci anni gli equilibri si sono rivelati inesistenti e le entrate in bilancio erano solo numeri virtuali.

Di chi è la colpa? Ci sono espropri, servizi e sentenze esecutive mai pagate che si trascinano addirittura dagli anni Settanta ma è evidente che il grosso dei debiti è stato realizzato dalle amministrazioni guidate da Giacomo Mancini. Che sarà anche stato un sindaco illuminato ma ha lasciato solchi profondi nel bilancio della città. Un vero e proprio dissesto finanziario, che né Eva Catizone né Salvatore Perugini hanno mai denunciato, pensando soltanto a come giustificarlo con i crediti non riscossi e arrivando ai 100 milioni di “buco” che l’amministrazione guidata da Mario Occhiuto ha trovato nei conti comunali.

Arrivati a quel punto, non era più possibile rifare il bilancio fasullo delle giunte precedenti e così Occhiuto e i suoi collaboratori finanziari hanno impostato un piano di riequilibrio finanziario a dir poco fantasioso, chiedendo alla Cassa Depositi e Prestiti un mutuo di 160 milioni di euro pagabile in 10 anni. Un piano che, grazie a qualche “amico” dentro la Corte dei Conti, è stato approvato e ha consentito all’attuale sindaco di Cosenza di ottenere, seduta stante, tutta la massa dei soldi richiesti tra la primavera e l’estate dell 2014. A sentire l’ormai ex vicesindaco Luciano Vigna, 50 di quei 160 milioni sarebbero stati spesi produttivamente per pagare tante imprese che accreditavano a diverso titolo i loro soldi. Ma Vigna non ha mai informato il consiglio comunale delle modalità con le quali avrebbe ripianato quei debiti. E la Corte dei Conti ha dato il suo placet, assecondando così una manovra folle e senza senso.

Quello che è certo, invece, è che la giunta Occhiuto ha continuato a produrre debiti fuori bilancio al ritmo di 3-4 milioni all’anno dal 2011 al 2019 per lavori di somma urgenza e cottimi fiduciari, “ingrassando” e non poco un sistema di imprese amiche, malavitose e conniventi alle sue pratiche.

Tradotto in soldoni (mai come in questo caso il termine calza a pennello), il sindaco Occhiuto ha gestito il bilancio del Comune a suo piacimento con una differenza fondamentale rispetto a chi l’ha preceduto e cioè mettendosi in tasca qualcosa come i 160 milioni della Cassa Depositi e Prestiti da gestire secondo le “illuminazioni” (a lui tanto care, del resto) della sua testa.

Sarà certamente anche per questo che ha continuato a guidare il Comune. Ma è giusto che i cosentini sappiano i metodi di “finanza creativa” portati avanti senza vergogna da questo singolare architetto prestato alla politica alla continua ricerca di soldi… per pagare i suoi debiti con i denari che versano i contribuenti cosentini. Con l’approvazione degli equilibri di bilancio, poi, si è fatto “regalare” ancora altri 30-40 milioni di euro perché quei fannulloni e buoni a nulla del Pd non solo sono stati determinanti nel farlo eleggere, sia nel 2011 sia nel 2016, ma rubano “allegramente” insieme a lui: del resto, basta guardare come fanno “opposizione”…

Ma il tempo, come si sa, è galantuomo e l’allarme lanciato da Il Sole 24 Ore lasciava già intuire che dopo avere intascato quei 160 milioni, Occhiuto invece di risanare le casse del Comune ha continuato ad allargare il “buco” e ormai tutti sanno che la situazione è arrivata a livelli impensabili. Semplificando: se Mancini aveva creato la voragine di 100 milioni, Occhiuto l’ha certamente triplicata se è vero – com’è vero – che siamo arrivati ad oltre 300 milioni di debiti, qualcuno adesso dice anche 400 e se aspettiamo qualche settimana non è escluso che arriviamo a 500!

Il nervosismo, tuttavia, si taglia a fette tra le file dei pretoriani di Occhiuto e, per tornare a Vigna, che è colui che più degli altri è al corrente del “disastro”, il suo disimpegno la dice lunga su quello che sta accadendo. Sì, Vigna, dopo essere stato costretto a dimettersi dalla carica di assessore, poi ha lasciato anche quella di componente dello staff del sindaco, proprio per evitare di continuare ad essere complice di queste operazioni scellerate e sventurate per la città svelate da Il Sole 24 Ore. Ora, però, tutti i cosentini si sono svegliati e finalmente hanno visto il vero volto di Occhiuto: quello di un truffatore incallito, paramafioso e senza scrupoli.