Cosenza, sanità venduta. La doppia morale della Bernaudo, i prestanome di “Robertino” e la Finanza (che avanza)

Ho letto con molta attenzione l’articolo da voi pubblicato sulle mirabilie di Giuliana Bernaudo al vertice della spedalità privata dell’Asp di Cosenza. La stanza da dove tutto comincia e dove tutto può finire (http://www.iacchite.blog/cosenza-cliniche-col-fiato-sul-collo-il-patto-bernaudo-paolini-e-lansia-del-gattopardo/).

Sono un vostro lettore assiduo ma sono anche di più: sono uno che conosce molto bene come si muovono certe cose nell’Asp e come si muove Giuliana Bernaudo perché anche io vivo e mi nutro di Asp. Avete scritto bene, la responsabile della spedalità privata dell’Asp di Cosenza si gira dall’altra parte quando si deve girare e invece va a mettersi di traverso in altre situazioni e cioè quando lo decide lei.

Cioè ispeziona e approfondisce rapporti con alcune strutture private mentre poi fa letteralmente finta di non vedere in altre situazioni ancora. E avete scritto bene anche per quanto riguarda l’avvocatone Enzo Paolini, che spesso e volentieri la guida e le consiglia, appunto, quando approfondire e quando invece girarsi dall’altra parte. Ma il suo, quello di Paolini, non è un consiglio disinteressato. È al contrario un consiglio che somiglia a un ordine e c’è un “perché” in tutto questo, un segreto più o meno nascosto.

Giuliana Bernaudo non ha i titoli per stare al comando dell’ufficio che occupa ora, lo sanno tutti: è uno dei tanti Segreti di Pulcinella di questa città. È una biologa e non potrebbe assolutamente dirigere il vertice della spedalità privata, l’ufficio più importante che c’è dentro l’Asp di Cosenza. È una vecchia storia, questa, che chi la deve conoscere la conosce molto bene. Una storia che è costata cara a Raffaele Mauro, altra figura non certo cristallina che però su Giuliana Bernaudo aveva ragione, aveva ingaggiato la battaglia giusta.

Lui sa bene, Mauro, quanto gli è costato mettersi di traverso proprio per non far andare la Bernaudo al comando della spedalità privata. Un caro prezzo ha pagato ma almeno su questo “faccia di plastica”, come lo chiamate voi e avete ragione perché di plastica ce l’ha la faccia, aveva ragione. Bernaudo non ha i titoli e occupa abusivamente quella poltrona. Anche Enzo Paolini sa molto bene che è così e anzi, proprio su questo, costruisce il suo rapporto con lei.

Più o meno ci siamo capiti: io non sollevo nelle sedi giuste che tu non hai i titoli e tu ti giri dall’altra parte rispetto alle cliniche che ti indico io. Una di queste, avete scritto bene pure qui, è la Santa Lucia la cui proprietà è molto vicina proprio a Enzo Paolini, sono amici di vecchia data. Bernaudo non blocca quella clinica pur sapendo che non ha i requisiti, fa solo finta di non pagarli ma di fatto li fa guadagnare lo stesso perché poi operano privatamente. E questo su richiesta proprio di Enzo Paolini, molto forte dentro via Guido Dorso che è una cosa diversa rispetto a Via Alimena, chi vive di Asp sa di cosa si parla.

Io non guardo di qua e tu non guardi di là, questo il patto tra Bernaudo e Paolini che la tiene in scacco. Ma non c’è solo Enzo Paolini e non c’è solo la clinica Santa Lucia dentro questo patto scellerato tra l’avvocatone e Giuliana Bernaudo. Ci sono altre “Santa Lucia” perché ognuno ha il suo gruppo protetto da segnalare. Basta conoscere il segreto della Bernaudo, che non ha i titoli per stare dove sta, e il patto si può fare.

Ma c’è un fatto nuovo che è accaduto da poco e che voglio segnalare all’attenzione del vostro giornale. Nei giorni scorsi un mio collega, proprio su queste cose, è stato sentito dalla Finanza. Ovviamente anche lui, come me del resto, deve restare nell’anonimato per ragioni di assoluta sicurezza personale. Per quanto ne so io i finanzieri gli hanno fatto diverse domande sul rapporto tra la sanità privata convenzionata e l’ufficio guidato dalla Bernaudo. Dei rapporti tra quest’ultima e Totolino Mascaro ma anche con  Michele e Eugenio Di Tommaso, ovvero i prestanome del “boss” Carmine Potestio e di “Robertino” Occhiuto in quel grande affare che è l’ANMI, l’associazione mutilati e invalidi civili che diventa gallina dalle uova d’oro. E della quale avete scritto molto, chiarendo come gli Occhiuto siano entrati alla grande nel “giro” della sanità che porta denari a volontà. 

Ma non solo, Gli hanno chiesto anche del perché, secondo il mio collega ovviamente, la Bernaudo si sarebbe così accanita recentemente contro la clinica “Cascini”, una di quelle cliniche per cui non si gira mai dall’altra parte a differenza di quanto invece avviene con altre strutture. Di tutto e di più hanno chiesto al mio collega, anche dei rapporti tra Bernaudo e praticamente tutti i proprietari delle strutture, soprattutto quelle che erogano specialistica. Qualcosa, insomma, bolle in pentola. Del resto accadono le cose più sporche e squallide dentro l’Asp di Cosenza e non solo a Via Alimena. Vi seguo sempre e sono convinto che solo voi potete farle venire fuori.

Lettera firmata