Nella stanza dei bottoni e dentro l’Asp di Cosenza a via Alimena, quella stanza che da che mondo è mondo ospita le migliori ruberie e cioè quella della spedalità privata (leggi cliniche e Rsa dei boss), è in atto un colpo di mano, una specie di rapina senza passamontagna. Del resto, siamo nella stanza dei massoni deviati, dei corrotti e dei corruttori. C’è da aspettarsi di tutto.
Levata a calci nel sedere da quella stanza, Giuliana Bernaudo, ormai per tutti semplicemente la pupa dei boss della sanità privata, biologa e senza titoli neanche per fare la centralinista (ché se sapesse parlare in italiano sarebbe già un trionfo!), sta provando “disperatamente” a cambiare tutto per non cambiare niente. Già, proprio niente, ovviamente confidando nello “straniero” La Regina, che tanto è già corrotto di suo provenendo dalla “scuola” di Renzi e Pittella e poi non ce la fa a conoscere ancora tutte le ruberie che accadono lì dentro.
A guidare ora la gallina dalle uova d’oro e cioè l’ufficio della spedalità privata, il centro nevralgico del potere che distribuisce i quattrini ai boss delle cliniche private, c’è Francesco Passarelli, una figura dirigenziale nell’Asp sulla quale in pochi – compresi noi – hanno trovato negli archivi qualcosa da ridire. Magari messo alla prova del nove, con la pila contante della corruzione sul tavolo messa dai boss, finirà per intascarsela pure lui… Chissà, manca la controprova e fin qui va detto che Passarelli ha addirittura contrastato Raffaele Mauro, il leggendario Faccia di Plastica, nei suoi tre anni di ponte di comando. Ed è proprio questo il problema, per la cupola massonica e criminale che deve occupare per forza quella stanza, con o senza la pupa Giuliana.
Infatti si sta facendo di tutto per boicottare in qualche modo Passarelli, una specie di ostruzionismo a più livelli. E le operazioni le sta guidando una delle figure più inquietanti e inquinanti di tutta l’Asp di Cosenza, il dirigente medico Giorgio Meo. Fino a ieri braccio destro e sinistro di Giuliana Bernaudo, è in pratica il numero due (si fa per dire) della spedalità privata ma a detta di tutti è il vero “capo” e cioè colui che deve gestire la corruzione in entrata e messa sul tavolo dai massomafiosi delle cliniche private.
Meo in buona sostanza guidava già, di fatto, l’ufficio più importante che c’è dentro l’Asp, quello più pieno di euro e di corruzione. Adesso sta provando ad impossessarsene direttamente, di fatto e perché no, anche di diritto provando a sabotare Passarelli mettendosi di traverso nell’ufficio oppure istruendo pratiche che tanto solo lui può istruire, ovviamente ispirato dalla clientela e dalla corruzione.
Diciamo che Giulianona Bernaudo era (ed è) la “pupa” nella stanza, telecomandata non gratuitamente dai boss delle cliniche e dai massoni in camicia bianca che devono dividersi le valigie di contanti. Ma Giorgio Meo è il “regista” nell’ufficio, spesso il notabile, più volte il contabile. Il vero referente della massoneria deviata che deve fare affari con i lestofanti della sanità privata. In tutto questo Francesco Passarelli rischia di fare la fine dell’anatra zoppa o del passero solitario. Occorrerebbe aiutarlo ma si sa come vanno le cose nell’Asp più corrotta d’Italia… E ci auguriamo che questo bel “ritratto” di un soggetto come Meo, che vede come il fumo negli occhi l’informazione libera, contribuisca a sputtanarlo e a fargli provare un po’ di sana vergogna dentro quei corridoi dove anche i muri hanno gli occhi. Poi potrà correre dai suoi “fratelli” del porto delle nebbie, ma non saranno certo loro a impedirci di scrivere la verità. Perché loro possono continuare a delinquere ma anche noi possiamo continuare a denunciarli per come meritano. Senza soluzione di continuità.