“Cosenza, sono stata truffata da Andrea Mazzei ma nessuno mi aiuta: i Servizi sociali hanno paura della mafia?”

Vi prego di prendere in considerazione la mia email.

Da quasi 4 anni io e mio figlio minorenne viviamo in un istituto a causa di una truffa sulla compravendita di casa mia su via Adige, 9. Sono stata truffata da Emilia Grimoli, dipendente INPS e dal marito Andrea Mazzei, che abbiamo denunciato per truffa, minacce di morte e furto. Mazzei è attualmente in carcere per mafia, essendo stato coinvolto nell’inchiesta “Reset” della Dda di Catanzaro.
Ho scritto al sindaco Franz Caruso, il quale prontamente si è attivato, contattando subito i Servizi sociali. Ho spiegato che non posso attendere il bando. Abbiamo avuto un’ assistente sociale, Luigia Nigro, che ci ha rovinati. Non ci ha mai aiutato. Pessima, cattiva.
Stanno ignorando anche la richiesta del sindaco. Il quale si è mostrato umano e disponibile.
Vi prego di considerare quanto vi scrivo e, se potete, di darci voce e supporto.
Devo pensare che i Servizi sociali abbiano paura della “mafia”?

Le spiego cosa è accaduto.

Nel 2019 decido di vendere la mia casa di proprietà su via Adige 9 ( Corso Mazzini). Stavo lavorando all’ epoca dei fatti da Mediaworld come promoter. La decisione era: prendere una casa più piccola per me e per mio figlio. Ero proprietaria per metà, l’ altra parte era di mia madre.
Due amici di famiglia, un’altra dipendente Mediaworld e il marito, ci hanno presentato Andrea Mazzei.
Istintivamente, al primo incontro con il Mazzei, il quale si è presentato con un tale Pietro Francesco Samuele, ho avuto una sensazione negativa. Ero appena rincasata, ed ho trovato mia madre e il Samuele nel salone, mentre Mazzei parlava al cellulare in camera da letto. L’ ho vissuta come un’ invadenza ed una maleducazione, le dico sinceramente.
Questa sensazione negativa è scomparsa quando lui ha spiegato di essere parente di alcuni miei cugini da parte dei miei nonni paterni: i Fucilla.
Il Mazzei ci ha spiegato che era sua intenzione comprare casa per la moglie Emilia Grimoli.
Hanno chiesto un mutuo ai Monti dei Paschi di Siena.
Uscito da casa nostra, l’ ho sentito litigare al cellulare: “A casa a vu tu. A mia i sta casa i mer** un minni frica nente!”
Sono rimasta perplessa.
Durante l’ atto preliminare ha dato un anticipo di 10.000€.
Mi ha promesso di trovarmi un nuovo lavoro (attualmente lavoro, ovviamente per merito mio ed ho seguito un corso per diventare stilista e perfezionare le mie attitudini. Pur avendo studiato giurisprudenza, ma non ho conseguito la laurea), di aiutarmi a trovare lui casa. In quanto, lui, stava acquistando degli appartamenti in un residence a Rende.
Promesse mai mantenute.
Gli ho dato fiducia, peccando sicuramente di ingenuità, proprio per il buon nome dei miei parenti: i Fucilla.
Tutto ciò nel luglio 2019.
Ad ottobre del medesimo anno abbiamo perfezionato l’ atto di compravendita a Castrolibero, nella suddetta banca Monte dei Paschi di Siena.
Mazzei mi disse che finché non avessi trovato casa avrei potuto restare nel mio appartamento. Ma lì in banca non aveva i soldi per pagare casa.
Mi arrabbiai e mi rifiutai inizialmente di firmare. Con fare anche maleducato, pretese le chiavi da mia madre , la quale spaventata gliele consegnò. Io, molto più risoluta, gli spiegai che avendo datomi disponibilità finché non avessi trovato casa, gliele avrei consegnate solo appena trovata casa.
Pagò casa meno della cifra pattuita a voce.
Un calvario.
Un’ agenzia immobiliare addirittura mi offese dandomi dell’ indigente. Spiegò che senza lavoro non avrei potuto né fittare casa, né acquistarne una. Vi era necessità di garanzie.
Un incubo, perché ho iniziato a ricevere chiamate minatorie, offensive.
E Pietro Francesco Samuele ci seguiva ad ogni passo.
Lo stesso Fausto Vallone, imbianchino, cambiò la versione del Mazzei brava persona, definendolo  successivamente delinquente.
Chiamò mia madre, minacciando che ci avrebbe accoltellati se non avessimo sgomberato casa.
Un pomeriggio, mio figlio era in casa a fare la doccia, e mentre stavo andando al Mc Donald’s a piazza Bilotti (mio figlio avrebbe dovuto raggiungermi lì), qualcuno lo chiuse a chiave. Un’ intimidazione di Mazzei.A febbraio 2020 siamo finiti in un istituto.
Mazzei è entrato in casa e ha rubato i miei mobili. Ho le prove di tutto.
Le telefonate minatorie sono durate fino a questa estate.
Ho scoperto poi strane situazioni.
Mazzei era stato interdetto legalmente e non poteva compiere alcun atto giuridico o comunque farlo in presenza di un tutore legale.
Nessun tutore.
Ho scoperto che un mese prima che io lo conoscessi, era stato a Lisbona e a Mykonos, dove ha incontrato delle persone (ho tutti gli elementi probatori) da me conosciute, e mai gli avrei venduto casa mia, ne fossi stata prima al corrente.
La Nigro, non ha mosso un dito per me e per mio figlio. Per la Nigro, Mazzei era un brav’ uomo che aveva acquistato casa.
Non ha creduto alle minacce. Ma adesso che è stato arrestato, nessuno mi ha chiesto scusa per non avermi creduta.
Eppure ci sono i tabulati delle chiamate. Le denunce a Mazzei e Grimoli. E parliamo di un folle che inneggia ad Hitler.
Ho spiegato ai servizi sociali che aspettare un bando per una casa popolare, con un prolasso alla valvola mitralica, e i tempi lunghi di attesa, mio figlio che si sente umiliato di vivere in un istituto, per me dopo 4 anni è troppo dura.
Ecco perché ringrazierò sempre il Sindaco Caruso per aver subito chiesto ai servizi sociali di aiutarci.
Ma loro mi rispondono che non ci sono case libere. Ma io ne vedo in verità molte, chiuse e vuote… 
Barbara De Grazia