In merito alla vicenda giudiziaria che vede coinvolti i tre attivisti cosentini, mi preme rilevare che la questione è stata discussa in più occasioni tra noi consiglieri ed inoltre, su mia sollecitazione, nell’ultima convocazione della Commissione Consiliare che presiedo.
Ribadendo, dunque, quanto già dichiarato nell’immediatezza dei fatti dal sindaco Franz Caruso e cioè rimarcando la imprescindibile necessità di tutelare la libertà di manifestazione di pensiero, nonché la libertà di esprimere il proprio dissenso in modo pacifico, soprattutto quando lo scopo è quello di richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni su questioni e problematiche che riguardano zone degradate e persone vulnerabili quale Presidente della Commissione Istruzione e Legalità ritengo utile soffermarmi sulle proposte per l’applicazione della Misura di Prevenzione della Sorveglianza Speciale di pubblica sicurezza, avanzata nei confronti dei tre dalla Questura di Cosenza.
Quanto accaduto ci consente di portare all’attenzione di chi sente parlare per la prima volta di queste misure – ed in modo spesso confuso e poco corretto – come esse, previste originariamente nel codice antimafia ed introdotte per scopi nobilissimi, stiano subendo, però, nel tempo, una vistosa ed inarrestabile eterogenesi dei fini, tanto da poter essere applicate anche a chi si trova sottoposto a procedimenti penali per reati di violenza domestica, sicurezza o cyber bullismo. L’adozione di esse può, infatti, essere collegata, non al verificarsi di fatti singolarmente determinati, ma a seguito di una serie di comportamenti indice di pericolosità sociale, come procedimenti in corso e segnalazioni.
Chiara Penna, consigliere comunale di maggioranza