Cosenza, sorveglianza agli attivisti: il complice silenzio di Franz e del Consiglio

Se ci fosse stato davvero un socialista alla guida della città, la prima cosa che avrebbe fatto, dopo aver sentito della richiesta da parte del questore di applicare la “sorveglianza speciale” a due compagni che da sempre lottano, a viso aperto e pacificamente, contro la corruzione e i poteri massomafiosi che opprimono la città, sarebbe stata quella di chiedere un incontro con la dottoressa Petrocca per meglio comprendere le ragioni di questo infame provvedimento.

Additare di pericolosità sociale due giovani studenti universitari che il sindaco Franz conosce bene, è l’esempio lampante di come continua a funzionare la Giustizia in questa città: chi ruba allo stato e corrompe pubblici funzionari va tutelato, chi denuncia tutto questo va perseguito. Questo è un dato confortato dai fatti, e non certo una ipotesi o peggio un piagnisteo vittimistico, a Cosenza gli unici blitz “politici” messi in atto dalla questura su mandato della procura sono quelli contro i cosiddetti “antagonisti”, mai un arresto, un blitz contro la politica corrotta e i politicanti collusi di questa città che non mancano di certo, e tutti sanno chi sono. Smentire questo è impossibile. Per la digos e il questore, manovrati dalla falsa e corrotta politica, Cosenza è pericolosa quanto la Milano del ‘77 all’inizio degli anni di piombo. E, di fronte a tutto questo squallore, Franz ha scelto il silenzio.

Franz, e ve lo diciamo dal primo momento, non è un compagno, non è un socialista, e non sta dalla parte della Giustizia (quella con la G maiuscola), lui si ammanta di questo, ma la sua vera natura è altra: di giorno veste i panni del sindaco emancipato e la sera, lontano da occhi indiscreti, indossa il cappuccio. Sta tutta qui la ragione del suo silenzio, i fratelli gli hanno ordinato di tenersi alla larga da tutto questo, perché è proprio dai “fratelli” che ancora una volta arriva l’attacco al dissenso.

Franz non è Giacomo Mancini che di fronte ad una situazione di questo tipo, avrebbe difeso a spada tratta i suoi concittadini, come ha sempre fatto. Non avrebbe mai permesso un abuso di questo tipo contro due giovani cosentini rei solo di far politica attiva. Sarebbe sceso in campo senza se e senza ma. E avrebbe preteso Giustizia: costi quel che costi. Ma Franz non è un vero socialista come lo era Giacomo Mancini. Franz deve adeguarsi e dar conto ai suoi fratelli, che vengono prima della Libertà di questi ragazzi che il sindaco Giacomo Mancini avrebbe, invece, difeso e elogiato.

Franz, come Marcello Manna, si nasconde dietro la retorica politica, giusto per darsi un “tono” da compagno, concedendo cittadinanze onorarie a vittime dell’ingiustizia sparse nel mondo, come Patrick Zaki che, almeno tre quarti del consiglio comunale di Cosenza, prima del conferimento della cittadinanza onoraria, non conosceva. Salvo poi restare zitto quando un caso come quello di Patrick Zaki si presenta nella sua città. Basterebbe leggere (cosa che sicuramente Franz, da avvocato qual è, ha fatto) le due paginette che contengono le “motivazione” della richiesta di sorveglianza speciale per capire che siamo di fronte ad un evidente caso dove lo scopo non è tutelare la comunità da soggetti pericolosi, ma bensì mettere a tacere voci scomode. E tuttavia Franz continua a nascondersi come un coniglio impaurito durante una battuta di caccia, e a far finta che niente è successo. E se la vita di questi giovani ragazzi è rovinata, cazzi loro, così la prossima volta prima di aprire bocca ci penseranno 100 volte. È questa l’idea di socialismo di Franz e di tutti quelli che fanno parte della sua giunta.

Che dire poi dei consiglieri comunali, che hanno preferito voltare la faccia dall’altra parte piuttosto che fare torto agli amici degli amici. Del resto cosa aspettarsi da consiglieri come Spataro, garantista solo con se stesso e i suoi amici e compari, oppure come Giuseppe d’Ippolito, pronto a sfoggiare tutto il suo repertorio sul Diritto solo se il problema riguarda Occhiuto, senza parlare poi del consigliere questurino Francesco Spadafora che in 10 anni di saccheggi non si è mai accorto di nulla.

Ma l’apice dello squallore si tocca con il silenzio dei consiglieri di maggioranza. A cominciare dalle new entry, quali Francesco Graziadio, Chiara Penna e Massimiliano D’Antonio. Da loro ci aspettavamo quantomeno, vista la loro storia umana, professionale e politica, una personale presa di posizione su quanto accaduto ai due cittadini cosentini. Ma evidentemente è stato imposto anche a loro il silenzio. Che nei consiglieri del Pd è scontato: loro parlano solo quando sotto attacco da parte della magistratura c’è Nicola Adamo e Madame Fifì. Per loro le uniche vittime della malagiustizia sono loro. Tutti gli altri, compresi Simona e Jessica, sono delinquenti, e bene fa la questura a “sorvegliarli”. Una linea che piace anche ai vari Roberto Sacco, che più degli altri sa cosa significa finire nelle grinfie della giustizia, e invece tace, e a Bianca Rende, la salottiera della Giustizia borghese.

Una menzione speciale merita il presidente del consiglio comunale Giuseppe Mazzuca che ha avuto il coraggio di convocare un consiglio comunale per Patrick Zaki, ma non ha avuto le palle di convocare un altro consiglio comunale sul grave atto intimidatorio subito dai due giovani studenti che, a differenza di Patrick, il neo presidente del consiglio comunale, conosce bene. E questo, resta per noi, inspiegabile.