Cosenza, sorveglianza speciale agli attivisti. “Ora la questora Petrocca deve rispondere alle mie domande”

di Jessica Cosenza

In tre pagine scarse la questura di Cosenza ha decretato con tono solenne e tombale, sperticandosi in giudizi di merito che non sono di loro competenza, che Jessica, si io proprio io, è una persona incline a commettere reati fin da giovanissima, è una persona poco matura e che non ha mai dimostrato una reale volontà di riscatto sociale.
Tre pagine in cui il mio impegno nel sociale si riduce a una mera ribellione delinquenziale senza né arte né parte.
Io non sono quelle tre maledettissime pagine, questa storia è la MIA e non permetterò di raccontarla a loro.

Ho 25 anni e checché se ne dica, non c’è giorno da quando sono nata che io non abbia dovuto lottare per sopravvivere e per far sopravvivere quelli/e che mi circondano, è questa mi sembra già una grande prova di riscatto e maturità.
Sono figlia di gente che si spacca la schiena 10 ore al giorno dopo aver rincorso un sogno di emigrazione tristemente fallito, sono una che a 18 anni ha deciso di restare anche se andare altrove forse sarebbe stato più facile, sono una studentessa fuori corso perché per me studiare senza lavorare è un lusso utopico che non posso permettermi, sono una lavoratrice precaria, un’operatrice del Centro antiviolenza, una volontaria di Cosenza solidale e di altre associazioni, un’attivista per il diritto alla salute, alla casa e per i diritti delle minoranze.

Io sono tante cose ma sicuramente non quelle scritte da loro.
Si propone per me una misura volta a contenere la mia “ascesa delinquenziale”, eppure io non ho mai sottratto un centesimo a nessuno, quanti/e di voi mi conoscono sanno bene che dietro una corazza burbera si nasconde una persona che si fa problemi persino anche a respirare troppo forte per non recare danno, figurarsi se io possa aver mai progettato chissà quale piano criminale.

Se poi delinquere per loro vuol dire consegnare spese a famiglie indigenti, accompagnare donne che hanno difficoltà ad accedere ai servizi sanitari o di welfare, fare manifestazioni, organizzare assemblee e sportelli siamo, anzi sono, veramente alla frutta!

Se io sono una delinquente, chi trucca appalti, seppellisce rifiuti tossici, depreda i bilanci comunali, chiude strutture sanitarie, non tutela chi denuncia violenze, che cos’è?
In ogni caso, comunque vada, questa richiesta rappresenta un ricatto, un segnale:
State zitti e buoni o finite come Jessica; anche se non riusciranno a farsi accogliere questa assurda richiesta stanno comuqnue provando a spaventarmi, facendo un gioco sadico con la mia serenità e la mia psiche.

Se il tribunale di sorveglianza si esprimerà a favore di questa misura, tutti i miei progetti di vita moriranno, a 25 anni sarò condannata senza possibilità di replica, sarò per sempre una reietta… Un lavoro, una casa, una famiglia diventeranno per me cose troppo lontane e irraggiungibili.
Allora adesso pretendo che la questora Petrocca risponda alle mie domande e si passi una mano sulla coscienza, davvero in Calabria il problema di legalità è rappresentato da Jessica Cosenza?
Ha senso stroncare la vita di una ragazza per mettere a tacere la vergogna di non aver svolto abbastanza bene il proprio lavoro?

Pretendo delle risposte, non posso rassegnarmi nel vedere tutto ciò che ho raggiunto nella vita, sudando e piangendo, sgretolarsi per un capriccio, per una rappresaglia.
Io sono figlia di ogni madre e di ogni padre, sono figlia di questa terra di cui mi sono presa cura, che ho amato e non merito di essere costretta a scappare, di essere rinchiusa nel recinto di quelli che non possono parlare.
VOGLIO RISPOSTE E SE NON ME LE DARETE, SONO DISPOSTA A VENIRE A PRENDERMELE!
ANCHE QUESTA VOLTA NON STARÒ ZITTA!