La notizia della morte di Adolfo Garritano, il papà di Luca, è arrivata come una mazzata, improvvisa, nella tarda mattinata di oggi. Tutta la città di Cosenza piange la sua prematura scomparsa e ognuno di noi, addetti ai lavori, inevitabilmente torna con la mente a quando Adolfo ci raccontava come il suo Luca era approdato ancora giovanissimo alla ribalta del calcio nazionale. E lo facciamo anche noi oggi, nel giorno del ricordo, stringendoci in un grande abbraccio a Luca e alla sua famiglia.
Luca Garritano nasce a Cosenza l’11/02/1994 e fin da piccolissimo comincia ad emozionarsi correndo dietro una palla, e ancor di più dopo averla spinta dentro la rete.
La sua famiglia abita ancora nel cuore delle palazzine di via degli Stadi. Papà Adolfo è il fratello di Salvatore Garritano, attaccante Campione d’Italia col Torino di Radice nel 1976, e insieme a mamma Anna Maria e al fratello Mattia appena possono vanno a vedere le sue imprese. Nessuno l’ha mai invogliato a correre dietro ad un pallone.
Adolfo ha anche giocato, all’ala destra, con la Popiliana di Vincenzo Perri e poi aveva seguito il fratello Salvatore nel settore giovanile della Ternana ma poi non aveva continuato a cullare il grande sogno, che invece ha realizzato suo figlio Luca.
Lui, cosentino di nascita e figlio del San Vito-Marulla: “Sono cresciuto in una casa praticamente attaccata allo stadio, i miei genitori vivono ancora lì e anche io fino a qualche settimana fa. Da bambino – raccontava proprio Luca Garritano qualche anno fa ai microfoni di GianlucaDiMarzio.com – passavo i miei giorni giocando per strada proprio fuori dalla stadio, poi quando scendeva in campo il Cosenza andavo a vedere le partite in curva. L’ho fatto fino ai 14 anni, prima di andare all’Inter”.
E anche noi all’epoca ci eravamo fatti raccontare questa bella storia, ovvero gli anni precedenti al suo volo verso Milano, da Luca stesso e soprattutto da papà Adolfo.
“Neanche io ho mai insistito perché si mettesse a giocare a pallone – afferma sorridendo Adolfo Garritano -. E’ tutto merito suo. Aveva solo sette anni quando ha iniziato a giocare con i Pulcini della Real Cosenza, ma si vedeva subito che aveva qualcosa in più rispetto agli altri ragazzi…”.
Quando si nomina la Real Cosenza a Luca Garritano brillano subito gli occhi. “Il presidente Vincenzo Perri e i suoi bravissimi allenatori – ricorda – sono stati eccezionali con me. Fulvio Salerno, Luigi Malvasi, Bebbè De Maddis, Umberto Salerno, Teobaldo Aloe, Franco Esposito e Antonio De Donato mi hanno sempre dedicato grande attenzione e hanno fatto di tutto per farmi capire che prima dovevo pensare a divertirmi e poi a diventare un campione”. Il fatto è che era impossibile non notare le sue grandi qualità, il suo talento innato e spontaneo.
“Quando giocava con gli Esordienti – aggiunge il padre – segnava gol a valanga, andava via in progressione che era una meraviglia… A un certo punto mister De Donato, quando Luca aveva si e no 12 anni, lo fece giocare con gli Allievi… Per non parlare di tutte le squadre che lo volevano a tutti i costi per giocare tornei giovanili importanti in tutta Italia. Io chiaramente l’ho sempre seguito, ma gli ho sempre detto che la cosa più importante era e resta studiare, perché nella vita non si sa mai”.
Sì, certo, ma intanto Luca Garritano continuava a bruciare le tappe. “Alla Real Cosenza piovevano le richieste per Luca – continua papà Adolfo -. Pierantonio Tortelli, che è stato un forte calciatore del Cosenza, ha allenato fino alla stagione scorsa la Berretti rossoblù ed ha allenato a lungo i giovani prima a Reggio Calabria e poi a Napoli, lo voleva a tutti i costi. Ma lo volevano anche la Juventus e la Fiorentina e poi è arrivata l’Inter…”.
Enzo Tridico, uno dei migliori talent scout di Moratti, rimane incantato dalle doti di Luca e, al contrario dei suoi colleghi, che si limitavano alle opzioni e dicevano che era il caso di aspettare ancora un po’, se lo porta subito a Ferrara, per fargli disputare un torneo importante, il “Frutteti”.
“Sì – ricorda Luca -. E’ stato nell’estate del 2007, avevo 13 anni. L’Inter non vinceva quel torneo da 18 anni… Ho segnato il gol del 2-0 nella finalissima contro il Padova e ho giocato tutte le partite con la maglia numero 10. Un sogno… Beppe Baresi mi ha visto e mi ha detto che sarei tornato l’anno successivo per rimanere a Milano. E pensare che io sono sempre stato milanista. Il mio idolo è un signore che si chiama Kakà: come lui non c’è nessuno!”. Da quell’anno la vita di Luca Garritano è cambiata. Un altro anno col Real Cosenza e a settembre del 2008 il grande salto nella Milano nerazzurra….
Il resto à la storia della carriera professionistica, tutta tra Serie A e Serie B, di Luca Garritano. Una storia che oggi è avvolta dalla tristezza per l’addio a papà Adolfo. Un abbraccio ancora alla famiglia Garritano.