Cosenza. Succurro regina (anche) del porto delle nebbie: la polizia scopre i reati e Cozzolino insabbia

Sull’esistenza di un “fascicolo”, o procedimento penale, a carico della neo presidentessa della Provincia di Cosenza Rosaria Succurro e compari, aperto dalla procura di Cosenza da qual piemme di un Cozzolino, in merito all’individuazione di reati che vanno dalla truffa all’abuso di ufficio, non ci sono dubbi. E lo possiamo dire con tranquillità essendo noi stati ascoltati come persone informate sui fatti, insieme a diversi altri “testimoni”.

Fatti relativi agli intrallazzi posti in essere al Comune di San Giovanni in Fiore, dalla Succurro, dal marito, e dal suo “segretario particolare”. Indagini iniziate nel gennaio del 2021, e portate “a buon fine” dalla polizia giudiziaria da un bel po’ di tempo (da almeno 8 mesi). Dunque, l’inchiesta, per quel che riguarda la polizia giudiziaria, è chiusa. E lo è anche per i famosi termini previsti dalla legge che stabiliscono il tempo massimo di durata di una indagine: per regola generale le indagini non possono protrarsi oltre sei mesi o un anno (qualora si tratti di reati gravi) dal giorno in cui il nome dell’indagato è stato iscritto nel registro delle notizie di reato. E a gennaio del 2022 i “termini” sono scaduti, ovvero è passato un anno dall’iscrizione nel registro degli indagati della Succurro. Ammesso che le indagini si siano protratte per un anno, perché la tipologia dei reati “investigati” non rientrano nei “reati gravi” passibili di proroga. Per una inchiesta su una truffa bastano pochi mesi. Ma ammettiamo che a qual figo di un Cozzolino sia servito un anno per meglio indagare, a allora la domanda è questa (vista la scadenza dei termini): che fine ha fatto il fascicolo aperto sulla Succurro?

Per legge ogni “fascicolo” aperto dalla procura, deve essere chiuso (nei termini sopra indicati), in un modo o nell’altro: o si archivia, per infondatezza della “notizia di reato”, oppure si procede con la richiesta di una qualche “misura” al Gip.

Ora, possiamo dire con certezza che il fascicolo aperto contro la Succurro è finito insabbiato. E questo perché quel piacione di un Cozzolino non ha potuto chiedere l’archiviazione dato che i riscontri dell’avvenuta truffa sono stati “certificati” nell’indagine condotte dalla polizia giudiziaria: archiviare avrebbe potuto destare più di qualche sospetto negli investigatori della questura che sanno bene di aver verificato e riscontrato i reati commessi dal trio di San Giovanni. E allora quel damerino di un Cozzolino ha pensato bene di mettere in atto quello che più gli riesce bene: la “melina giudiziaria”. Infatti – a dimostrazione della volontà di quel cascamorto di un Cozzolino di insabbiare il tutto e di aver aperto il fascicolo solo ed esclusivamente  per tenere sotto controllo scomodi testimoni  e notizie di reato che sarebbero, magari, potute finire in mano a qualche pm onesto –  da qualche mese a questa parte, ha iniziato a chiedere (impossibili) proroghe investigative con richieste assurde ai detective della giudiziaria. Il tutto finalizzato a tirarla per le lunghe in attesa di poter cancellare ogni riferimento di questa inchiesta dal registro “ufficiale” della procura, e seppellirla così nel dimenticatoio (sempre ammesso che sia stata “iscritta” ufficialmente nei registri della procura). Tanto nessuno mai controllerà, e nessuno saprà mai che è stato aperto un “fascicolo”. Tutti tranne i poliziotti che hanno condotto l’indagine, ed è a loro che ci appelliamo: non permettete che ancora una volta la verità venga seppellita sotto la sabbia della corruzione.