Il pentito di ‘ndrangheta Ernesto Foggetti, 34 anni, rischia sempre di più la revoca del programma di protezione. Foggetti è stato rinviato a giudizio da tempo dal Tribunale di Cosenza per i reati di tentata violenza privata e minacce contro Miriam Bartolomeo. Il sostituto procuratore della Repubblica Marialuigia D’Andrea aveva già firmato nei mesi scorsi una citazione diretta a giudizio per Ernesto Foggetti e il processo davanti al giudice monocratico era iniziato la scorsa estate. Ricevuta la notifica dell’avviso di garanzia per la denuncia di Miriam Bartolomeo, la strategia di Foggetti e del suo avvocato Maria Garrini era stata quella di presentare una controdenuncia alla Bartolomeo, dal momento che il suo assistito Ernesto Foggetti rischia concretamente la revoca del programma di protezione. Ma ieri il Tribunale di Cosenza – giudice Letizia Benigno – ha rigettato per l’ennesima volta il ricorso contro l’archiviazione già richiesta per due volte dalla procura. Contestualmente, partirà la richiesta di risarcimento danni da parte di Miriam Bartoloneo.
Si trattava, del resto, di una denuncia senza fondamento, nella quale il collaboratore di giustizia mente sapendo di mentire. Come fa l’avvocato di Ernesto Foggetti a dichiarare di non sapere nulla dei procedimenti in corso se la madre e la sorella hanno proprio lei come legale difensore?
Ma ci sono anche altre evidenze grottesche come le 20 pagine di messaggi tra lui – attraverso un profilo FB falso – e Miriam Bartolomeo, addirittura le videochiamate e messaggi scritti ed evidenti nei quali parlava sempre della mamma e della sorella.
La controdenuncia di Ernesto Foggetti è stata archiviata in prima battuta e anche dopo l’opposizione inscenata dall’avvocato Garrini, conclusa con una tragicomica reiterazione dell’archiviazione. Che oggi è stata definitivamente disposta dal giudice Letizia Benigno, una volta constatato che l’avvocato Garrini non s’è neanche presentata in Tribunale, così come Foggetti, assente per la videoconferenza che pure era stata disposta. Insomma, la pantomima inscenata dai due è miseramente naufragata.
La vicenda che ha portato a questo procedimento è molto lunga e travagliata e coinvolge direttamente tutta la famiglia di Ernesto Foggetti.
Miriam Bartolomeo, 40 anni, è stata convivente di Vincenzo Foggetti, padre di Ernesto, collaboratore di giustizia ormai da diversi anni dopo essere stato affiliato al clan di ‘ndrangheta Bruni “Bella Bella”. La madre si chiama Catiuscia D’Apolito e non deve certo avere visto mai di buon occhio la Bartolomeo. Così come suo figlio Ernesto.
Le due donne, in particolare, si sono già affrontate in passato tanto da costringere Miriam a sporgere denuncia contro la madre di Ernesto e la sorella e proprio per indurla a ritirare la denuncia, a maggio del 2020, Miriam Bartolomeo ha ricevuto diverse chiamate sulla sua utenza da un numero che sapeva essere nella disponibilità di Edyta Kopaczinska, moglie di Michele Bruni, collaboratrice di giustizia e comunque legata sia a Ernesto Foggetti che alla madre, che chiama affettuosamente zia Catia, essendo la sorella della madre dell’ormai defunto marito.
Miriam Bartolomeo ha registrato una delle telefonate. Edyta Kopaczinska voleva parlare con Vincenzo Foggetti, ma le è stato risposto di riferire direttamente a lei. Secondo Edyta, Ernesto Foggetti la avrebbe contattata su FB con un profilo falso e le avrebbe scritto di intervenire con il padre affinché la Bartolomeo lasciasse stare la mamma, Catiuscia D’Apolito appunto (che come abbiamo visto è anche la zia acquisita di Edyta). Ma Edyta non ha affatto “eseguito” l’ordine e a seguito di quel contatto anche lei le rivela di avere denunciato Ernesto Foggetti ai carabinieri.
Ed è a quel punto che Edyta vuota il sacco e racconta a Miriam Bartolomeo quello che stava per accadere prima che diventasse collaboratrice di giustizia.
Una sera, Catiuscia D’Apolito aveva convinto Edyta ad andare sotto casa di Miriam Bartolomeo a Rende in viale dei Giardini “armata” di una bombola di gas per farla saltare in aria mentre qualche mese prima la stessa D’Apolito era entrata in casa sua per ammazzarla – unitamente a un soggetto del quartiere di via degli Stadi – e le avevano devastato l’abitazione nonostante fosse presente un figlio in tenera età. Tutto questo accadeva ancora prima che Michele Bruni morisse e proprio per timore di una reazione diretta del boss, Miriam Bartolomeo aveva deciso di non denunciare i fatti. Tuttavia, nel corso della telefonata registrata, Edyta ripercorre tutto il lungo calvario delle minacce nei confronti di Miriam e rivela anche che la vicenda relativa all’intimidazione con la bombola di gas era finita in una intercettazione ambientale della Dda di Catanzaro.
Poi, nel mese di febbraio del 2020, la figlia di Catiuscia D’Apolito nonché sorella di Ernesto Foggetti, Maria Grazia, chiamava il papà Vincenzo alla presenza di Miriam mettendo in comunicazione – in videoconferenza – anche il fratello Ernesto, il quale non solo offendeva il padre ma lo minacciava dicendogli che Miriam “era una morta e sepolta che cammina” perché voleva a tutti i costi che ritirasse la denuncia contro la madre e la sorella.
Circa tre mesi dopo, arrivavano le telefonate di Edyta e a breve distanza l’una dall’altra, le denunce contro Ernesto Foggetti da parte della Bartolomeo e della stessa vedova di Michele Bruni. Miriam era stata chiamata dai carabinieri di Rende per chiarire la dinamica dei fatti e a Vincenzo Foggetti veniva revocata la misura degli arresti domiciliari. Successivamente a questi eventi, Miriam Bartolomeo interrompeva la relazione con Vincenzo Foggetti.
A tutt’oggi sono in corso due processi per queste vicende. Il primo è quello scaturito dalla denuncia di Miriam Bartolomeo contro Catiuscia D’Apolito e Maria Grazia Foggetti. Il secondo è quello contro Ernesto Foggetti per tentata violenza privata e minacce.