Cosenza, Tomao: un prefetto che non parla mai

Ma lei, prefetto Gianfranco Tomao (senza signor, eccellenza, santità, e cazzate simili, roba da Medioevo), può dirci che ruolo svolge nella nostra comunità oltre a quello di portare in giro, all’inaugurazione di orripilanti statue, il suo parrucchino?

Possibile che le uniche cosa che riesce a fare sono quelle di presenziare, sempre con il suo toupè, a questo o quel convegno? Possibile che non riesce a dire una parola a favore della Legge e dello stato, che lei dovrebbe rappresentare, nonostante i tanti abusi che giornalmente si consumano nella gestione della pubblica amministrazione?

Non è che per caso anche lei come il suo predecessore Cannizzaro è ammatassato con la cupola politica/massonica/mafiosa che da anni domina incontrastata la città? Altrimenti come spiegare il suo silenzio? Lei non parla, non sente, e non vede. Come fanno gli omertosi e i mafiosi, se il suo silenzio è complice.

Pare essere l’uomo giusto al posto giusto, messo lì dalla cupola per coprire le loro malefatte. Perchè se non fosse così lei avrebbe di certo detto qualcosa sugli strani appalti assegnati dall’amministrazione Occhiuto a ditte in odor di mafia ed inquisite dalla procura di Cosenza. Come l’assegnazione di oggi delle luminarie alla MedLabor.

Così come avrebbe detto qualcosa sulla mancata pubblicazione degli allegati alle determine dirigenziali esposte sull’albo pretorio. Allegati che la Legge dice debbano essere pubblicati. Ma siccome Occhiuto sa che pubblicare gli allegati – dove c’è scritto quanti soldi si spendono, dove si eseguono i lavori, se la ditta è in regola ecc. –   significa dare informazioni a chi lo osserva come noi, in barba alla Legge e al suo toupè, ha dato ordine ai suoi sodali di non pubblicarli. Tanto nessuno gli dice niente. Fino ad oggi neanche lei.

prefetto E poi si sa che a Cosenza si applica la legge (in questo caso con la elle minuscola) del più forte, cioè quella dei corrotti e dei mafiosi, che non è quella dello stato.

Non capisco come possa restare silente rispetto alla violazione costante delle regole e della Legge in questa città. Ci ho provato a dire queste cose anche al presidente del Tribunale di Cosenza, ma anche lei è troppo impegnata a rigettare le istanze di gratuito patrocinio ai ladri di polli che devono finire in galera per fare statistica.

E non ha tempo da perdere in questioni che riguardano la legalità e la trasparenza. Dunque, non ci resta che lei, che poi, scusi, sarebbe anche suo dovere dire qualcosa visto che la paghiamo e siamo pure costretti a chiamarla Eccellenza.

In fondo, per rispondere a queste semplici domande non ci vuole una laurea. Come è semplice dire se è normale o no affidare cottimi fiduciari e somme urgenze a ditte attenzionate dalla DDA. Magari tra un cambio di parrucco e l’altro. Sa, giusto per capire se da domani ci dobbiamo attrezzare anche noi, magari accriccandoci con la cupola, per campare.

GdD