Cosenza, una città decadente popolata da barbari bianchi

Cosenza è una città decadente. Questo, all’oggi, è purtroppo un fatto: Cosenza ha da tempo perso “il positivismo della ragione”, per far spazio all’irrazionale, e limitato, uso dell’intelletto. Cosenza: “un impero alla fine della decadenza”, popolata da “Barbari bianchi”, capaci di trasformare la luce che illuminava l’Atene della Calabria in un “grigio diluvio democratico”.

Una cappa di ipocrisia e falsità avvolge oramai tutta la città (tipica delle città decadenti, vedi Venezia capace di mescolare sprazzi di eleganza e bellezza, a lunghi periodi di degenerazione e crisi) soffocando ogni forma di creatività e inventiva, per favorire una sempre più galoppante e dilagante mediocrità. Che ha generato una inettitudine collettiva, incapace di agire socialmente e politicamente per “modificare” la realtà che ci circonda, per timore e impotenza.

Di questo bisogna prenderne atto: i cosentini hanno scelto (per convenienza, per apatia, perché costretti, ma anche no, per paura, per menefreghismo) di indossare la maschera della passività, pur di restare “estranei ad ogni forma di cambiamento”. Accettando come unica ancora di salvezza (dal decadentismo sociale e culturale) il caldo nido familiare, dove “l’ingenuità e la spontaneità” sono ammesse come strumento idoneo per decodificare la realtà in “maniera autentica”. Un modo per trovare un momento di luce nel buio collettivo della ragione. Nella corrotta e decadente città ognuno è in cerca di un rifugio sicuro, e alternativo alla retorica sociale, dove sentirsi se stessi, giusto per non morire di inedia culturale, un po’ come faceva il fanciullino pascoliano. Il mondo che cambia crea (quasi sempre) un senso di timore e insicurezza, lasciare le sicurezze del presente, per le “insicure certezze” anche di un promettente futuro, non è facile, ed ognuno affronta le proprie paure come meglio crede. E ai cosentini la città piace così com’è. Cambiare non serve. Cosenza va bene sotto tutti i punti di vista: culturale, politico e sociale.

Ma Cosenza non è abitata solo da barbari bianchi regrediti a fanciulli, in città esiste anche una minoranza che spera di “estraniarsi” dalle responsabilità politiche, sociali, e culturali che questa cupa fase che stiamo vivendo si porta dietro, innalzando il più possibile la propria figura a quella di Dio. I superuomini. Quelli che si atteggiano ad esseri superiori, sempre pronti a dare sfoggio di sé, senza però mai raggiungere “la mitologia dell’io”.  Uomini decadenti incapaci, per superbia, di riconoscere la propria inettitudine e sempre alla ricerca di qualche “Donna Fatale” a cui dare la colpa della propria inutilità.

Riportare la luce su tutta la città, non sarà facile. Ma un sistema ci sarebbe. E Cosenza pare ci abbia già pensato, imitando i poeti francesi (decadenti), convinti come erano che l’unica via d’uscita “dall’inutile” fosse quella di inibire la mente facendo uso di droghe e alcool. E visti i fiumi di droga (in riferimento a cocaina, eroina, pasticche, e schifezze varie) e alcool che scorrono liberamente a Cosenza, siamo già sulla buona strada.