di Antonella Policastrese
A due giorni dall’inizio dei lavori per la costruzione del grande palco per lo show nazionale di Capodanno a Crotone, lo scenario comincia a delinearsi sempre più. Il modello di costruzione dell’area trae esperienza dall’edizione 2022 de “L’anno che verrà” svoltasi a Perugia: il palco in piazza IV Novembre e la platea lungo corso Vannucci. Nella città pitagorica il palco occupa per tre quarti piazza Pitagora, sino a metà della defunta rotonda, l’altra metà, portata a livello della strada, sarà occupata dalla tribuna vip mentre il pubblico dovrebbe trovare posto tra quello che avanzerà, pochissimo, della piazza e l’inizio di via Poggioreale, una strada in leggera discesa che conduce verso il lungomare. Già che detta strada sia in discesa la dice lunga sulla dislocazione infelice dello spazio per il pubblico, normalmente il palco o lo schermo dovrebbero essere a valle del pendio e non in cima, altrimenti ognuno avrà il cranio di chi gli sta davanti da guardare.
Ma ciò trova una ragione nel fatto che lo show della Rai è concepito come evento televisivo per raccogliere pubblicità e fare palinsesto più che come spettacolo di intrattenimento dal vivo per un pubblico vasto. Un po’ come i gran premi di Formula Uno dove le telecamere non indugiano sulla folla che assiste, che comunque genera risibile fatturato, bensì sui tabelloni pubblicitari dislocati lungo il circuito percorso dai bolidi e sui box affollati di tecnici con le loro tute sponsorizzate. Chi c’è, c’è sugli spalti, chi non c’è si accenda la tv. Questa è la logica. Ovviamente vedute aeree, cartoline digitali e ritratti elettronici del luogo che ospita un gran premio fanno parte del pacchetto pubblicitario concordato, esattamente come avviene quando la Rai trasmette programmi come “L’anno che verrà” e un tempo come il “Cantagiro” o “Un disco per l’estate” e prima ancora, ma siamo già nella preistoria, con “Campanile sera”.
Però quest’anno c’è di nuovo che tutte le città italiane vogliono festeggiare la notte di San Silvestro a suon di musica, canti e balli e c’è il rischio che a guardare il Capodanno RAI in televisione sia solo il pubblico delle Rsa (residenze sanitarie per anziani), dei reparti ospedalieri a lunga degenza, degli ospizi, delle carceri e via elencando. Forse non verranno, come si spera a Crotone, spettatori dalla Groenlandia o dall’Australia e nemmeno da altre province della Calabria che, a torto oppure a ragione, nel bene e nel male, hanno allestito la festa per fatti proprio e per un pubblico dal vivo. A parte Giorgia che sarà a Cosenza, a Corigliano-Rossano ci sarà Max Pezzali, a Catanzaro Bresh ed a Cassano all’Ionio si esibiranno i Boomdabash, tanto per fare alcuni esempi.
La farà da padrona, sul fronte del Capodanno 2023, la Sardegna con questi nomi: Marco Mengoni a Cagliari; Noemi a Nuoro; Zucchero e Salmo a Olbia; Nek e Renga a Sassari; Mahmood a Castelsardo e, per finire, Ligabue ad Alghero. E dunque la Sardegna non ci sarà davanti alla tv la notte di Capodanno, ma si riverserà nelle piazze.
Non è messa male neppure la Campania; tra Napoli e Avellino si divideranno le piazze The Kolors; Arisa; Biagio Izzo; Peppe Iodice; Francesco Cicchella, tutti a Piazza Plebiscito; Antonello Venditti sarà ad Avellino. I Pooh a Salerno. E poi ancora altre città e altri cantanti: Biagio Antonacci a Rimini; Francesca Michielin, Lazza e Blanco, Achille Lauro a Roma. Andando ancora su per l’ Italia che canta e che balla la notte di Capodanno e che quindi non rimane davanti alla tv, Alex Britti a Sanremo; Enrico Ruggeri a Savona; Antonella Ruggiero a Pinerolo; Elio e Le Storie Tese a Trento, mentre Elodie è annunciata a Palermo.
Quali dunque gli ospiti di Amadeus il 31 dicembre in diretta da piazza Pitagora in Crotone ? Il mistero si infittisce sempre di più, la gamma di scelta si restringe e le prospettive auditel divengono incerte. Certo, alla Rai rimangono pur sempre i suoi cavalli di battaglia da invitare, alcuni dei quali ancora in voga dai tempi di “Canzonissima”, altri e altre che si esibivano da Corrado e Pippo Baudo o che ballavano con Don Lurio.
Lo show del 31 dicembre dovrebbe dunque servire a dare visibilità e lustro a una città come Crotone, cui non resta altro che puntare sul turismo per conoscere una forma di sviluppo economico e produttivo, esattamente come consigliò Sergio Cofferati quando a settembre del 1993, da segretario della CGIL, venne a constatare di persona la triste fine della capitale industriale della Calabria, all’indomani della “notte dei fuochi” all’Enichem.
L’argomento però evidentemente non convinse i crotonesi; per fare del turismo a livello industriale ci vogliono le strutture ricettive, un sistema di trasporti integrato e invece la zona di espansione territoriale sulla costa, destinata all’edilizia alberghiera fu disseminata di costruzioni di lusso a uso abitativo. Crotone dunque si “fottè” anche la costa che si estende sino a Capocolonna. Tirarono le cuoia alberghi (il Costa Tiziana; l’Hotel Capitol” e ‘Hotel Bologna”) cadde in bassa fortuna il complesso residenziale “Casa Rossa”; chiuse l’aeroporto. Quando si dice lasciarsi il futuro alle spalle.
Eppure su una Crotone a vocazione turistica ci avevano investito l’Itavia, il gruppo dei “Fratelli Branca”. All’epoca dei fatti Amadeus non aveva ancora fatto la Prima Comunione e il Capodanno Rai non era stato inventato. Anzi, per dirla tutta, Crotone non era neanche capoluogo di provincia in quegli anni.
Storcevano e ancora storcono il naso i crotonesi all’idea che si possa campare di turismo, laddove un semplice piatto di pasta e cozze è un lontano sogno perduto e il futuro gastronomico confida e si affida alla n’duja, oppure ai cartoni di pesce congelato provenienti dai paesi costieri africani. Persino la sardella è defunta per mano della UE. E quindi, come si dice in dialetto altoatesino, “a Crotone avimo perso gli occhi e andiamo cercanno i pinnulari”. A breve vi racconteremo dove mai Crotone abbia preso i soldi per pagare le spese di logistica alla Rai e per fare della città una rediviva New-Orleans, o paese dei balocchi, che dir si voglia, anticipiamo solamente che non è da saggi fare “tutto il maiale a frittole”.