“Crotone. Consigli comunali lampo e confronto assente”

In questi giorni, nel rispetto della festività del Santo Natale, ho volutamente scelto il silenzio per non turbare un tempo dedicato alla riflessione religiosa e familiare. Oggi, però, ritengo di non poter più tacere di fronte alla gravità di alcune prassi amministrative che si stanno consolidando nel Comune di Crotone. È ormai sotto gli occhi di tutti che il Consiglio comunale viene sistematicamente aggiornato alla seconda convocazione. Una dinamica che non appare più come un evento occasionale o accidentale, bensì come una strategia consolidata. È infatti noto che, ai sensi della normativa vigente, in seconda convocazione è sufficiente un numero legale ridotto per assumere decisioni che incidono profondamente sulla vita della città. Questo svuota di significato il principio di rappresentanza democratica e riduce il Consiglio comunale a una mera formalità procedurale.
 A Crotone sembra essersi ormai affermata una prassi distorta, che rischia di diventare una vera e propria abitudine amministrativa: governare con il minimo indispensabile, eludendo il confronto politico e il pieno coinvolgimento dell’assemblea elettiva. È un pessimo esempio per i futuri amministratori e un segnale preoccupante per la qualità della nostra democrazia locale.
Che modello istituzionale stiamo offrendo a questa città?
Ancora più inquietante è quanto accaduto, il 23 dicembre: alle ore 17:57 viene convocata la conferenza dei capigruppo, organo che per legge e per statuto ha il compito di concorrere alla definizione dell’ordine del giorno e della data del Consiglio comunale.
Eppure, appena cinque minuti dopo, alle ore 18:02, arriva già la convocazione del Consiglio comunale per la stessa data sulla quale la conferenza avrebbe dovuto esprimersi. Un fatto che pone seri interrogativi sotto il profilo della legittimità procedurale, oltre che del rispetto delle prerogative dei consiglieri comunali. Se le decisioni sono già assunte prima ancora che gli organi preposti vengano consultati, allora la conferenza dei capigruppo viene svuotata di ogni funzione, trasformandosi in un atto meramente simbolico.
In questo modo si calpestano non solo le regole democratiche, ma anche i principi di trasparenza, partecipazione e correttezza amministrativa sanciti dal Testo Unico degli Enti Locali. I consiglieri comunali, eletti dai cittadini, vengono di fatto privati della possibilità di incidere sulle scelte fondamentali: non contano sull’ordine del giorno, non contano sui tempi, non contano nemmeno sulle modalità di convocazione dell’organo che rappresentano. Se tutto questo è ritenuto “legittimo”, allora il problema non è solo politico, ma istituzionale. E di fronte a una simile deriva, tacere non sarebbe prudenza, ma complicità.
Iginio Pingitore – Capogruppo Stanchi dei soliti