Crotone. Il Castello e la Città: misteri, banchetti e propaganda di un gigante addormentato

IL CASTELLO E LA CITTÀ: MISTERI, BANCHETTI E PROPAGANDA DI UN GIGANTE ADDORMENTATO

Fonte: U’Ruccularu

C’è una fortezza…
Una fortezza affacciata sul mare Ionio.
È antica, imponente, fatta di pietra, mura spesse, bastioni che raccontano secoli di guerre, imperi, rivolte.
È la Fortezza di Carlo V, a Crotone.
Ma oggi, quella fortezza non racconta più le gesta degli spagnoli o le cannonate dei turchi.
Oggi racconta altro: racconta di burocrazia, di scorie radioattive, di progetti mai finiti e di spettacoli in costume. Racconta di chi si veste da marchese per sentirsi re.

XII ANNI DI ELASTICO BUROCRATICO
Tutto comincia nel MMXII anno domini:
sindaco Peppino Vallone firma un protocollo con la Soprintendenza e la Direzione regionale della cultura.
Obiettivo? Valorizzare il castello. Una gestione condivisa, una co-gestione.
Dodici anni dopo, quel protocollo è ancora lì: prorogato, rinegoziato, allungato come una gomma da masticare stantia.
Il risultato?
Un castello diviso a metà: metà Comune, metà Stato. sotto il controllo della sovrintendenza.
Ma in realtà tutto sospeso.
Scorie, cemento e milioni che se ne vanno
Nel cuore del castello, sotto la cortina Sud e sulla piazza d’Armi, ci sono scorie industriali.
Sì, proprio così. Fosforo, forno, rifiuti tossici.
Non è una leggenda urbana.
Sono i resti di una ricostruzione degli anni Sessanta fatta dal Genio Civile.
Cemento armato e residui di fabbrica, impastati nelle fondamenta.
Il castello, pensate, è stato ricostruito con gli scarti dell’industria.
E ora?
Serve una bonifica. Costosa. Complessa. Urgente!
Tanto urgente che il Comune ha dovuto restituire un milione di euro – soldi destinati al progetto Antica Kroton – per pagare la pulizia.
Soldi persi. Opportunità saltata.
E il tempo, intanto, scorre.

RESTAURI ETERNI, UN GIGANTE CHE NON SI SVEGLIA
C’è movimento. Lavori in corso. Cartelli, ponteggi.
Bastione San Giacomo, bastione Santa Caterina. Fondi europei, bandi, sigle: PON, FESR.
Ma i lavori non finiscono mai. Anzi non iniziano proprio.
Si aprono cantieri, si chiudono relazioni. Si progettano ascensori ma servono solo a deturpare le mura che la sovrintendenza non riesce a tutelare. E così le carceri di Santa Caterina diventano per la sovrintendente Argenti “un buco nel muro” come si evince dalle carte.
Si rifinanziano progetti, si aggiornano protocolli. Tutto si muove, ma il castello resta fermo.
Come un gigante addormentato. Intorno a se soltanto qualche leccata di asfalto targata Antica Kroton.

UNA FORTEZZA SPACCATA, UNA STORIA SPEZZATA
La torre Comandante, la piazza d’Armi, la caserma a Nord: alla Soprintendenza.
La torre Aiutante, il bastione Santa Caterina, l’anfiteatro: al Comune.
Una parte qui, una parte là.
Come raccontare una storia se ogni capitolo è scritto da una penna diversa?
Come costruire un percorso se ogni corridoio porta a un ente differente?
E Il museo civico e la caserma sottocampana? Chiuse e abbandonanate all’incuria e al tempo che passa.

UN SIMBOLO SENZA VOCE
Eppure, il Castello di Carlo V potrebbe essere un faro. Un polo culturale.
Un’attrazione turistica per l’intera Calabria.
Lo dice la legge, lo dicono le delibere, lo dicono anche i fondi stanziati.
Ma la realtà è diversa. Il castello non ha ancora un piano strategico.
Non ha una visione. Non ha una voce.
Rimane un contenitore vuoto.
Un museo vuoto che non racconta.
Una scenografia senza spettacolo.
Eppure oggi anche la fortezza soffre di propagandite…

IL MARCHESE, I COSTUMI E LA PROPAGANDA
Il “Banchetto del Marchese Ruffo” non è solo una rievocazione storica, è la nuova corte personale di Andrea Correggia.
Ex volto del Movimento 5 Stelle a Crotone, ieri nemico in campagna elettorale, oggi reincarnato in attore protagonista delle kermesse di Enzo Voce.
Travestimenti da marchese, barone o cavaliere, a seconda del giorno.
Non uno storico, non un attore, non un regista: ma sempre al centro, sempre protagonista, sempre in prima fila per il flash dei fotografi.
La città guarda e si chiede: ma quanto costa tutta questa messinscena?
Costumi, scenografie, pubblicità, palchi.
E i rendiconti? Nessuno li ha mai visti.
Quante sono davvero le entrate del castello? Quanti i biglietti, quante le spese? Mistero.
Trasparenza zero.
Ma intanto la propaganda funziona: la narrazione è quella di un castello “rinato”, di visite “a gonfie vele”, di eventi “di successo”.
Anche se di culturale non ha nulla se non una pioggia di soldi sperperati per spettacolini e kermesse del cartellone visit Crotone, basta vedere le delibere di giunta estive e di natale.
Dal castello partono Mercatini sul lungomare a giugno, chioschetti di artigianato a Dicembre sul corso. Sempre a multitracce, ovviamente!
Peccato che poi nella fortezza ci sia poco o nulla: servizi igienici assenti, orari ridotti, musei inesistenti, torri chiuse. Ma vuoi mettere la foto in costume sui social?

MULTITRACCE: CULTURA O BRACCIO POLITICO?
L’associazione Multitracce, con Correggia presidente, è formalmente un’associazione di promozione sociale e culturale.
Ma di fatto appare sempre più come il braccio operativo della propaganda dell’amministrazione Voce agli ordini del co-sindaco Cretella.
Non è l’unica ovviamente, ma è l’esempio principe(o marchese) della cultura che ruota intorno alla politica e se ne fa portavoce.
Altro che valorizzazione culturale: qui la valorizzazione è di chi gestisce, non del bene gestito.
Un castello che dovrebbe essere spazio di tutti diventa palcoscenico per pochi.
Non ci sono rendiconti chiari sulle entrate. Non ci sono dati pubblici sui visitatori reali. Non c’è un piano culturale pluriennale. Ma c’è sempre il rituale della passerella, con tanto di bandiere e cortei medievali dai costi esorbitanti che non lasciano nulla sul territorio.

CONTINUITÀ DI UN FALLIMENTO
Correggia nel 2020 si era autocandidato sindaco col Movimento 5 Stelle, cavalcando la rabbia e la voglia di cambiamento esautorando il già assessore Ilario sorgiovanni e la profetica Cassandra Elisabetta Barbuto.
Il risultato lo conosciamo: il Movimento 5 Stelle crotonese si è disintegrato dall’interno, divorato da incoerenze e clientelismi.
Oggi lui non c’è più ma le cicatrici e i danni restano incalcolabili.
Mentre chi è stato fatto fuori da Correggia prima e da Voce poi corre(anzi corrono) a braccetto per per le elezioni regionali.
Ovviamente già perdenti ma questa è un altra storia!!!
al Carlo V il modus operandi si ripete: apparenza invece di sostanza. Costumi al posto dei progetti. Cerimoniale al posto della politica. Tanto egocentrismo e niente di chiaro e cristallino.
È la stessa tossicità che ha ucciso il M5S a Crotone: il culto dell’immagine, l’illusione che basti recitare il protagonista per governare davvero.

UN GIGANTE ANCORA MUTO
Intanto il castello resta com’è: un gigante addormentato, sospeso tra pietra e carta bollata, tra memoria e propaganda.
Con scorie radioattive sotto le fondamenta, cantieri infiniti sulle mura e passerelle medievali sopra le macerie della credibilità.
Intanto viene gestito a colpi di proroga: altri dodici mesi per scrivere un piano strategico.
Ma il rischio è lo stesso di sempre: che il castello continui a essere un contenitore vuoto usato per alimentare l’ego di pochi e la propaganda di un sindaco che ha trasformato la cultura in sagra permanente.
Il Castello di Carlo V è ancora lì, maestoso e muto.
Aspetta qualcuno che gli restituisca voce, senso, vita.
Perché a volte, anche le pietre hanno bisogno di essere ascoltate.
E queste pietre, a Crotone, gridano forte:
basta teatrini, basta banchetti, basta propaganda.