Crotone, il ritorno di Brisinda e le grandi manovre dei “complottisti”

Giuseppe Brisinda

La vicenda di Giuseppe Brisinda, primario di Chirurgia di Crotone colpito da sospensione lavorativa, si è conclusa con il suo sacrosanto ripristino in servizio (termine tecnico reintegro).
Le ragioni del provvedimento disciplinare sono state sconfessate per intero, con enorme soddisfazione di gran parte della popolazione che vedeva nel chirurgo di Roma un riscatto dalle croniche carenze della struttura ospedaliera.
Tutto finito, quindi. Parliamone allora perché noi abbiamo un prima e un dopo.

Prima del ritorno del primario al suo posto di lavoro, spinti dal clamore che la vicenda aveva suscitato nel capoluogo crotonese (e non solo), eravamo andati in perlustrazione nel Reparto di Chirurgia, e questa è la nostra storia:

Febbraio 2018 – reparto di Chirurgia.
Medici non ce ne sono, ma forse sono soltanto impegnati. Un reparto semivuoto, con pazienti ricoverati da giorni per accertamenti.
Noi abbiamo trovato una tranquillità irreale (sarà stata una giornata di calma), molti infermieri nella sala accoglienza, quasi nessuno di loro in giro per il reparto.
In reparto non parla nessuno. Pare che ci siano state minacce neanche troppo velate.
Più tardi, fuori, ci dicono che si è decuplicato il numero degli accertamenti, radiografie, TAC, gastroscopie, colonscopie, mentre i casi chirurgici sono in caduta libera. Insomma, meglio la diagnosi che la cura.

Gli interventi più praticati adesso sono in Day Hospital, e cioè chirurgia semplice, mentre i grossi casi dopo avere eseguito tutti gli accertamenti vengono dirottati alle vicine cliniche private o verso ospedali più grossi.
La senologia è chiusa.

Alcuni sono felici per il ritorno della “normalità” del reparto (negli anni precedenti all’arrivo di Brisinda venivano eseguiti circa 300 interventi ogni anno, per lo più di piccola chirurgia o di chirurgia d’urgenza, a fronte dei più di 800 del 2016 e 2017), altri scontenti perché “il Pronto Soccorso ricovera casi che dovrebbero stare in altri reparti”.
Due facce della stessa moneta: i minori impegni consentono un lavoro più leggero, ma chirurgia non ce n’è più.

Ci dicono anche che soprattutto a dicembre e gennaio c’era uno strano traffico di telefonate, cartelle cliniche e fotocopie. Ci raccontano che alcuni medici erano destinati esclusivamente al controllo degli interventi chirurgici e alla raccolta di cartelle degli anni passati che venivano fotocopiati per essere consegnati alla Procura, pare tramite figure “amiche”, che erano incaricate di trovare prove contro Brisinda.
Speriamo che si tratti solo di illazioni infondate.
Perchè mentre qualcuno fotocopiava, qualcun altro, ricoverato, moriva.
Quattro indagini aperte contro medici del Reparto nei mesi di gennaio e febbraio, che non si sono fatte strada nella stampa, ed altri decessi non pubblicizzati, hanno fatto crollare il castello di carte che attribuiva la sospensione di Brisinda a presunti (e mai provati) casi di malasanità nel corso di due anni di lavoro.
Una situazione paradossale, in cui il “rimedio” è stato peggiore del danno.

I pareri della popolazione, raccolti per le strade, sono concordi: all’ospedale neanche per un’appendicite! E infatti il numero di interventi di Day Hospital eseguiti nella Clinica Privata convenzionata di Crotone (non c’è neanche bisogno di farne il nome) sono aumentati in modo esponenziale.

Dunque, il ritorno di Brisinda pone una grossa sfida: recuperare ciò che è stato perso in brevissimo tempo. Un lavoro che potrebbe rivelarsi impossibile.

Siamo tornati a visitare il reparto a pochi giorni dal ritorno del primario.
Aprile 2018 – reparto di Chirurgia.
I soliti bene informati ora ridono: “…una epidemia…..era già successa a dicembre…ma sono sempre gli stessi…” e non dicono altro, ma chiedendo in giro pare che dal ritorno di Brisinda siano venuti meno già quattro medici, per motivi vari, “e ce ne saranno altri…” ci dicono sempre ridendo.

Pare che con la vittoria della causa, il tentativo di liberarsi dello scomodo primario sia ancora in corso. E questa volta i protagonisti alla ribalta sono i famigerati collaboratori tartassati e lesi nella loro professionalità. Probabilmente lo scopo è di rendere il Reparto ingovernabile e tentare di dimostrare la incapacità del Dirigente. Ma rimane da chiedersi se quello che ha funzionato male la prima volta, possa funzionare bene la seconda.
Ritorneremo. Non vi preoccupate…